domenica 6 febbraio 2011

Racconto: Fuochi

Ci sono fiamme che ardono ma non scottano, che scaldano ma non bruciano. Ci sono fuochi che accompagnano le vite di persone come Anna, l’autrice della storia che vi stiamo per raccontare.


Tra fotografie ingiallite e un 8 mm che inciampa nelle arricciature del tempo, mia madre, con il dolore della vita trascorsa attaccato alle palpebre e agli angoli della bocca, racconta di me, che da piccola tenevo il mio ombrellino di plastica sempre aperto, in casa e fuori.
Con esso cercavo ricovero e riparo dallo spegnimento di ogni fiamma, reale o ideale, e incosciente ancora della differenza, m'incantavo di fronte alla stufa accesa, a uno zolfanello scoppiettante, a un falò prodigioso come dono più ambito, la notte di Natale.

L’aroma di legna bruciata era un richiamo che mi allamava l’anima attirandomi nella rete.
Il parapioggia era scudo per la mia crociata, come un templare avvertivo la sacralità della mia missione, se una fiamma ardeva e la pioggia incombeva, io sentivo di dover andare.
I fuochi d’artificio, irraggiungibili, mi intristivano, e i piromani, prestigiatori della distruzione, non mi interessavano granchè.
Ma amavo senza condizioni la forza della Creazione e della  Trasformazione, la Luce che emana, il caldo diffuso  che profonde tenerezza e sicurezza.
Li amavo al di là di ogni sguardo sotteso, al di là di ogni sospiro arretrato e di ogni braccio stretto  fino a far male da braccia materne. Da esse fuggivo, bramando al tempo stesso solamente CALORE e nient’altro che quello.

Immobilizzata da tanto pudore, non fui capace di abbandonarmi a nessun altro abbraccio se non a quello di una matita, di un foglio, e del fuoco del mio cuore, da scrivere e sottoscrivere in versi.
È così ancora oggi che quella bambina un po' strana è un miraggio di speranza perduta nelle favole di una mamma, e forse anche nelle mie.
Ma infine era questa la trama da tessere: conservare e preservare strenuamente il fuoco della poesia, arte che covavo sotto le mie giovani ceneri, in un’attesa trepidante e tremolante come fiamma, in una lunghissima serie di collezioni di parole mai all’altezza.
Quella fiamma che arde nelle mani ma che non scotta, questo amore che cerco ogni volta di evocare è ancora con me, e non ha più paura dell’acqua.
O di un volto contratto che lo possa zittire.



FUOCHI scritto da Anna Salvetti

Nessun commento: