domenica 22 maggio 2011

Racconto: Per questo ritardo anticipato

È una storia che tocca il cuore quella vi stiamo per raccontare. Una dolorosa storia che sfiora l’anima. Una storia che sussurra all’orecchio una grande verità: il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo.



Senza indulgenza, in linea diretta dal cellulare, mi tuona nelle tempie:
“È in fin di vita. Corri! Tua mamma è stata investita”.

Angoscia nelle gambe: non l’abbraccio da vent’anni ormai.
Inquietudine nel ricordo: non le parlo dal suo rifiuto per il mio sposo in amore.
Tormento nelle braccia: non rimando oltre perché, forse, continua a cercarmi.
Barcollo sul primo aereo con destinazione casa d’infanzia. Franata nel sedile di quel torpore incredulo, sono sulle tracce di un passato assillante. In decollo, mi rincuora il profumo di rosa che sboccia assieme ai miei primi passi. In volo, mi pizzica la passione adolescente di mela acerba che si mangia a tandem frettoloso. In atterraggio, mi scuote la fermezza materna di pianta carnivora che soffoca la mia autonomia. Al ritiro bagagli, trascino lo sgomento della valigia insozzata di anniversari scansati, di telefonate negate, di lettere strappate ancora chiuse e del funerale così prossimo da ridurre in baratro ogni minuto di certezza futura.
All’ingresso dell’ospedale, il respiro si affina in dolore. Nel corridoio, il disinfettante mi punge le narici come fa l’orgoglio quando il cuore sanguina muri d’indifferenza. Abbasso lo sguardo nauseato ed entro nella stanza umida per il rimorso di un chiarimento così tardivo.

L’improbabile mi sorprende. Dall’ombra del letto, una mano si allunga tremante per accogliermi. Fino all’ultima carezza di permanenza, gli occhi emaciati di mia madre brillano eternità d’affetto per me. Mi sciolgo nel miracolo dell’essere madre che si espande in comprensione. Nessun tempo sembra averci mai diviso. Madre e figlia al cospetto del perdono che guarisce; stretta finale d’indulgenza che sceglie d’amarci per come siamo nelle nostre diversità.
Il silenzio salato delle lacrime ci regala il trapasso celeste. La mia fede si inginocchia in questo ritardo conciliatore pieno di anticipo dove l’inaspettata morte fisica diventa vita ritrovata nell’anima. Capisco che il mio cammino è a volte difficile, ma pur sempre ricco di chiavi capaci di aprire cancelli di fulgide opportunità.
Che la Pace sia con noi.



Scritto da Sara Zancanaro

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