lunedì 28 novembre 2011

Racconto: La rossa Lou


Ci sono donne a cui basta uno sguardo o una parola (anche una parola non detta) per stringere un uomo in un vortice di speranza e desiderio; e un’altro sguardo o una parola ancora per spingerlo via, lontano, là dove l’incertezza diventa rabbia e rancore. Sono donne da cui stare alla larga. Una di queste si chiama Lou.


«Lou.»
La mia voce sfumò nell'aria.
«Lou, ti prego!»
Non colsi neppure un fremito incerto scomporre la fredda e dolce curva fra il suo collo e la sua spalla, lasciata scoperta da un sanguigno vestito di scena.
Di nuovo, l'aria rispose muta alle mie parole.
M'accorgevo d'essere vivo, di sentire ancora, solo per il lieve fruscio della cipria con cui Lou si accarezzava il viso, per le sue dita che affusolavano le sopracciglia color Tiziano e che vedevo riflesse nello specchio di cristallo.
I suoi occhi, verdi, verdissimi, erano esaltati nell'abbraccio dell'henné, trasfigurati in preziose gemme orientali; e come tali, erano distanti e affilati, cristallizzati nella femminile freddezza che crediamo di amare.
Nacque in me una rabbia per il mio orgoglio devastato dalla gelata indifferenza di quegli occhi che si rifiutavano di accettarmi.
Lentamente, compresi che infrangere lo specchio, picchiare Lou, ucciderla non avrebbe mai più mutato le sue verdi gemme in occhi umani.
Accontentandomi di odiarla, la abbandonai per sempre nel suo camerino.

(Cambio di scena)

Le luci nella sala si fecero soffuse, crollando nelle ombre il cauto mormorio dei molti spettatori.
Come ai comandi di un direttore d'orchestra, le teste si levarono e i corpi si lasciarono sprofondare nelle poltrone scarlatte.
Il brusio cessò: il rosso sipario si stava scostando.
Non resistetti, e aprii gli occhi.
Lei, la diva, diva in quanto nostra dea, dominava incontrastata il palco, il suo mondo; ne vidi il sorriso trionfale, i denti sfiorati dalle labbra cremisi ammaliarci, noi, il suo popolo di fedeli. E vidi il rossetto vermiglio divenire bacio, per noi, null'altro che spettatori distaccati e troppo lontani; e Lou mi guardò e mi mandò un altro soffio, con le labbra, tinto del suo sensuale rossetto, per me, per me solo.
Ed io non potei che scordarmi ancora una volta dell'odio per Lou, che non era mia, e mi tormentai del desiderio delle sue rosse labbra; e Lou, dannata Lou, scostò quel verde sguardo, paga del suo desiderio d'esser desiderata da tutti e di non essere mai di nessuno.


La rossa Lou di Andrea Collivignarelli

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