Il mese di Gennaio prende il nome dal dio Giano, la divinità dei ponti e soprattutto delle porte (in latino Ianua, porta). Questo dio aveva una doppia fronte, perché dalle porte si può uscire ma anche entrare.
Naturalmente il simbolo della porta è largamente diffuso e usato in tutte le culture. Una porta chiusa o addirittura sigillata indica l’impossibilità fisica o spirituale di accedere ad un luogo.
I poeti greci e romani, e più tardi i trovatori medievali, diedero vita ad un vero genere letterario in cui il poeta si rivolgeva alla porta implorandola di aprirsi per consentirgli di raggiungere l’amata.
Sono numerose anche le Porte Sante che vengono aperte in occasioni speciali, per sottolineare simbolicamente la possibilità di accedere ad una nuova condizione spirituale.
Gli iniziati e i maghi, invece, parlano dell’esistenza di vere e proprie porte magiche che darebbero accesso a luoghi fantastici se si conoscono le formule giuste per aprirle.
Talora la scoperta avviene per caso, come accade nella fiaba ad Alì Babà che ascoltò la formula “Apriti sesamo” con cui aprì la porta di una caverna magica piena di tesori accumulati da quaranta ferocissimi briganti.
Anche nella nostra zona non mancano caverne di questo genere. Si narra che ad Angera vi sia una grotta in cui una volta ogni cento anni si aprirebbe una porta che dà accesso al mondo delle fate.
E che lì si possa scegliere tra due oggetti magici, un campanaccio dell’abbondanza e un sacchetto sempre pieno di monete d’oro, e l’amore purissimo di una bellissima donna addormentata.
Bussando alle porte del Paradiso
Nel 1964 quando uscì Per un pugno di dollari di Sergio Leone il genere western cambiò per sempre. I cowboy non erano più cavalieri senza macchia e senza paura. Avevano perso per sempre il loro Eden e si aggiravano brutti, sporchi e cattivi in un mondo senza eroi.
Il compito di dare una risposta americana agli “spaghetti western” fu assunto da Sam Peckinpah, il più cattivo ed allucinato dei registi americani dell’epoca. Nel 1969 firmò Il mucchio selvaggio una delle più violente pellicole del genere, in cui usò in abbondanza la tecnica del rallenty per sottolineare le scene più forti.
Nel 1973 Peckinpah diresse Pat Garrett & Billy the Kid. La storia è quella di due personaggi reali, diventati vere leggende del vecchio West: lo sceriffo Pat Garret deve fermare la sanguinosa fuga di un giovane fuorilegge di cui era stato amico, Billy, 21 anni e 21 omicidi.
Per la colonna sonora venne proposto al regista il cantante Bob Dylan di cui Peckinpah non aveva una buona opinione. Si narra che una sera il regista, seduto sotto la veranda della sua casa in Messico, chiese a Dylan di fargli vedere cosa sapesse fare con la chitarra. Sentendolo cantare "Bloody Sam", come era chiamato, scoppiò a piangere. Dylan fu assunto e gli fu persino assegnata una piccola parte nella pellicola.
Il set di Pat Garrett & Billy the Kid però non era per niente facile. Qualcuno lo definì un vero campo di battaglia non solo per gli strani incidenti che funestarono il set costringendo a girare più volte molte scene, ma anche per gli scontri continui tra il regista e la produzione, al punto che nelle sale uscì una pellicola rimontata dai produttori. Per questo motivo il film rimase quasi incomprensibile, finché quindici anni dopo il mistero fu chiarito con la riscoperta della versione montata da Peckinpah.
Anche Dylan ebbe i suoi problemi. Per realizzare le musiche gli fu affiancato Jerry Fielding, che aveva idee molto conservatrici su quella che avrebbe dovuto essere la vera musica di un film western e disprezzava apertamente il lavoro di Dylan. Ad un certo punto Fielding sfidò Dylan a scrivere un nuovo pezzo per la scena della morte di uno sceriffo. Quando Dylan suonò le prime note della canzone che descrive lo sceriffo bussare alle porte del cielo, Fielding vide l’emozione di quanti stavano ascoltando e capì di avere perso.
La canzone di Dylan è considerata una delle migliori 500 canzoni di tutti i tempi e ha avuto varie versioni. Nel 1987, in coincidenza con la riscoperta della pellicola originaria di Peckinpah, i Guns N’ Roses la trasformarono in un'intensa ballata rock.
Questa sera, nella Bottega del mistero, ascoltiamo Knockin' on Heaven's Door di Bob Dylan.
www.illagodeimisteri.it
Naturalmente il simbolo della porta è largamente diffuso e usato in tutte le culture. Una porta chiusa o addirittura sigillata indica l’impossibilità fisica o spirituale di accedere ad un luogo.
I poeti greci e romani, e più tardi i trovatori medievali, diedero vita ad un vero genere letterario in cui il poeta si rivolgeva alla porta implorandola di aprirsi per consentirgli di raggiungere l’amata.
Sono numerose anche le Porte Sante che vengono aperte in occasioni speciali, per sottolineare simbolicamente la possibilità di accedere ad una nuova condizione spirituale.
Gli iniziati e i maghi, invece, parlano dell’esistenza di vere e proprie porte magiche che darebbero accesso a luoghi fantastici se si conoscono le formule giuste per aprirle.
Talora la scoperta avviene per caso, come accade nella fiaba ad Alì Babà che ascoltò la formula “Apriti sesamo” con cui aprì la porta di una caverna magica piena di tesori accumulati da quaranta ferocissimi briganti.
Anche nella nostra zona non mancano caverne di questo genere. Si narra che ad Angera vi sia una grotta in cui una volta ogni cento anni si aprirebbe una porta che dà accesso al mondo delle fate.
E che lì si possa scegliere tra due oggetti magici, un campanaccio dell’abbondanza e un sacchetto sempre pieno di monete d’oro, e l’amore purissimo di una bellissima donna addormentata.
Bussando alle porte del Paradiso
Nel 1964 quando uscì Per un pugno di dollari di Sergio Leone il genere western cambiò per sempre. I cowboy non erano più cavalieri senza macchia e senza paura. Avevano perso per sempre il loro Eden e si aggiravano brutti, sporchi e cattivi in un mondo senza eroi.
Il compito di dare una risposta americana agli “spaghetti western” fu assunto da Sam Peckinpah, il più cattivo ed allucinato dei registi americani dell’epoca. Nel 1969 firmò Il mucchio selvaggio una delle più violente pellicole del genere, in cui usò in abbondanza la tecnica del rallenty per sottolineare le scene più forti.
Nel 1973 Peckinpah diresse Pat Garrett & Billy the Kid. La storia è quella di due personaggi reali, diventati vere leggende del vecchio West: lo sceriffo Pat Garret deve fermare la sanguinosa fuga di un giovane fuorilegge di cui era stato amico, Billy, 21 anni e 21 omicidi.
Per la colonna sonora venne proposto al regista il cantante Bob Dylan di cui Peckinpah non aveva una buona opinione. Si narra che una sera il regista, seduto sotto la veranda della sua casa in Messico, chiese a Dylan di fargli vedere cosa sapesse fare con la chitarra. Sentendolo cantare "Bloody Sam", come era chiamato, scoppiò a piangere. Dylan fu assunto e gli fu persino assegnata una piccola parte nella pellicola.
Il set di Pat Garrett & Billy the Kid però non era per niente facile. Qualcuno lo definì un vero campo di battaglia non solo per gli strani incidenti che funestarono il set costringendo a girare più volte molte scene, ma anche per gli scontri continui tra il regista e la produzione, al punto che nelle sale uscì una pellicola rimontata dai produttori. Per questo motivo il film rimase quasi incomprensibile, finché quindici anni dopo il mistero fu chiarito con la riscoperta della versione montata da Peckinpah.
Anche Dylan ebbe i suoi problemi. Per realizzare le musiche gli fu affiancato Jerry Fielding, che aveva idee molto conservatrici su quella che avrebbe dovuto essere la vera musica di un film western e disprezzava apertamente il lavoro di Dylan. Ad un certo punto Fielding sfidò Dylan a scrivere un nuovo pezzo per la scena della morte di uno sceriffo. Quando Dylan suonò le prime note della canzone che descrive lo sceriffo bussare alle porte del cielo, Fielding vide l’emozione di quanti stavano ascoltando e capì di avere perso.
La canzone di Dylan è considerata una delle migliori 500 canzoni di tutti i tempi e ha avuto varie versioni. Nel 1987, in coincidenza con la riscoperta della pellicola originaria di Peckinpah, i Guns N’ Roses la trasformarono in un'intensa ballata rock.
Questa sera, nella Bottega del mistero, ascoltiamo Knockin' on Heaven's Door di Bob Dylan.
www.illagodeimisteri.it
Nessun commento:
Posta un commento