Le bianche pietre che navigavano ad ufo
Il bianco è l’insieme di tutti i colori dello spettro elettromagnetico, mentre se mescolate sulla tavolozza i colori primari otterrete il nero.
Bianco e nero insomma sono le due facce della stessa medaglia e molto dipende dalla prospettiva da cui li si considera. Bianco è il colore della purezza, della luce, della bellezza. Ma in Cina non andate ad una festa con un abito bianco. In quel paese il bianco indica infatti il lutto, la morte ed i fantasmi.
Quando si parla di colore bianco e nero non si può non parlare dei colori delle pietre del nostro territorio. In particolare marmo e del granito bianco.
Una cosa poco nota è che la facciata originale del Duomo di Milano era realizzata con un’alternanza di filari di marmo bianco di Candoglia, in Ossola, e marmo verde ricavato dalla cava di Oira, sul lago d’Orta. Lazzaro Agostino Cotta, originario di Ameno, testimonia che questo fatto costituiva motivo di notorietà per la pietra cusiana.
Dal punto di vista cromatico, insomma, l’antica facciata del Duomo di Milano assomigliava un po’ a quella del Duomo di Monza. Tanto più che questa, agli inizi del Novecento, è stata restaurata proprio con marmo verde di Oira.
Nel 1682 si decise di modificare la facciata del Duomo di Milano, ma occorsero molti secoli per consentirne il completamento. Del resto la lunghezza dei lavori del Duomo (terminati ufficialmente solo nel 1966) è proverbiale a Milano, dove l’espressione “come la fabbrica del Duomo” indica opere che si protraggono con una lentezza esasperante.
A proposito del marmo di Candoglia, alcuni anni fa è stato trovato, sul fondo del lago maggiore un barcone, lungo circa 22 metri per 7 di larghezza, carico di pietre verosimilmente provenienti dalle cave di Candoglia e destinati alla Fabbrica del Duomo di Milano.
Il tragitto di queste pietre è noto: erano trasportate via acqua sul Lago Maggiore, il Ticino e i navigli fino alla darsena del Laghetto (oggi in via Laghetto, vicino all’Università Statale).
I materiali, tradizionalmente viaggiavano “ad ufo”. Niente a che vedere coi dischi volanti, naturalmente. Queste barche erano esentate dal pagamento dei dazi, essendo il Duomo di Milano, un’opera pubblica. Le merci erano contrassegnate dalla scritta “ad Usum Fabricae”, abbreviata “ad U. F.”. L’espressione popolare viaggiare “ad uf” (in italiano “ad ufo”) si usa tuttora per dire “gratis”.
Quello del marmo di Condoglia non fu l’unico viaggio su lunghe distanze delle pietre della nostra terra.
Il viaggio più incredibile è probabilmente quello compiuto delle colonne di granito bianco del Montorfano (ma altre se ne aggiunsero in seguito, delle cave di Baveno e Alzo di Pella) destinate alla Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma: 2220 chilometri via acqua, scendendo il Lago Maggiore, il Ticino, i Navigli fino a Milano e da qui lungo il Po sino alla foce. Poi a Venezia per essere imbarcate su due navi che, circumnavigando l’Italia e risalendo il Tevere le scaricarono a Roma.
L’Album bianco e le sette nere
Il 22 novembre 1968 fu pubblicato il nono album dei Beatles. Il titolo ufficiale era semplicemente The Beatles, ma è noto anche come White Album o Doppio Bianco per via della copertina totalmente bianca con il nome del gruppo stampato in rilievo.
Il titolo originale avrebbe dovuto essere A Doll's House, ma era stato cambiato per via di un album dal titolo molto simile pubblicato da un altro gruppo inglese, i Family.
L’album nasceva dopo un periodo di tre mesi trascorso in India in un luogo di meditazione sotto la guida di un Guru indiano leader di un movimento meditativo neo indù. Il quartetto di Liverpool tornò in patria con una trentina di canzoni che confluirono in un album doppio.
Nonostante il tempo dedicato alla meditazione le tensioni interne al gruppo sono evidenti. Più che l’opera di un gruppo il disco esprime le personalità di quattro artisti ormai sempre più lontani gli uni dagli altri.
Del resto il periodo indiano era stato denso di contraddizioni. Ringo Starr aveva lasciato il ritiro quasi subito. Paul McCartney si stufò dopo un mese. John Lennon lo abbandonò, trascinandosi dietro George Harrison, quando scoprì che il Guru, oltre a cercare di manipolare il gruppo, aveva fatto esplicite avance sessuali ad una donna della troupe che accompagnava i musicisti. Profondamente deluso John Lennon scrisse la canzone Sexy Sadie come una sorta di accusa contro il maestro in cui tanto aveva creduto.
Dall’altra parte dell’Oceano c’era tuttavia un altro personaggio, molto più inquietante, che guardava agli stessi Beatles come a dei maestri.
Charles Manson era un ragazzo dalla storia difficile che aveva passato l’adolescenza e la giovinezza tra riformatorio e carceri. Dotato di forte personalità, aveva raccolto attorno a sé una cinquantina di ragazzi sbandati che condividevano con il loro leader, oltre alle rapine e alla droga, un passato difficile.
Nel suo delirio Manson si convinse che le canzoni dei Beatles contenevano dei messaggi a lui indirizzati.
Di più, cominciò a parlare di loro come dei Quattro cavalieri dell’Apocalisse. E ideò una personale apocalisse di sangue e violenza. Il 9 agosto 1969 un commando composto da alcuni membri della Manson Family entrò nella villa del regista Roman Polansky a Los Angeles massacrando cinque persone, compresa la moglie del regista, l’attrice Sharon Tate, incinta di otto mesi. Il regista si salvò solo perché quella notte si trovava a Londra. Nei mesi seguenti la setta compì altri efferati omicidi finché Manson e i suoi non furono incastrati da un avvocato di origine italiana, Vincent Buglioli, che individuò i colpevoli anche grazie ad un errore di scrittura del titolo di una canzone dei Beatles, Healter Skelter, da cui Manson era ossessionato e che interpretava come “fine del mondo”.
Non dimentichiamo poi che un tragico destino colpì anche uno dei Beatles, John Lennon, che alcuni anni più tardi cadde sotto i colpi di pistola di un altro pazzo in cerca di gloria.
In ogni caso, al di là di questi tragici avvenimenti la canzone dal punto o di vita musicale è nota per aver anticipato elementi dei generi hard rock e heavy metal rock sviluppati solo nei decenni successivi. Anche per questo è stata oggetto di numerose interpretazioni da parte di gruppi come quelle degli Aerosmith, dei Mötley Crüe, degli Oasis e naturalmente degli U2.
Helter Skelter, The Beatles
www.illagodeimisteri.it
La foto è una cortesia di Marta Rizzato
Bianco e nero insomma sono le due facce della stessa medaglia e molto dipende dalla prospettiva da cui li si considera. Bianco è il colore della purezza, della luce, della bellezza. Ma in Cina non andate ad una festa con un abito bianco. In quel paese il bianco indica infatti il lutto, la morte ed i fantasmi.
Quando si parla di colore bianco e nero non si può non parlare dei colori delle pietre del nostro territorio. In particolare marmo e del granito bianco.
Una cosa poco nota è che la facciata originale del Duomo di Milano era realizzata con un’alternanza di filari di marmo bianco di Candoglia, in Ossola, e marmo verde ricavato dalla cava di Oira, sul lago d’Orta. Lazzaro Agostino Cotta, originario di Ameno, testimonia che questo fatto costituiva motivo di notorietà per la pietra cusiana.
Dal punto di vista cromatico, insomma, l’antica facciata del Duomo di Milano assomigliava un po’ a quella del Duomo di Monza. Tanto più che questa, agli inizi del Novecento, è stata restaurata proprio con marmo verde di Oira.
Nel 1682 si decise di modificare la facciata del Duomo di Milano, ma occorsero molti secoli per consentirne il completamento. Del resto la lunghezza dei lavori del Duomo (terminati ufficialmente solo nel 1966) è proverbiale a Milano, dove l’espressione “come la fabbrica del Duomo” indica opere che si protraggono con una lentezza esasperante.
A proposito del marmo di Candoglia, alcuni anni fa è stato trovato, sul fondo del lago maggiore un barcone, lungo circa 22 metri per 7 di larghezza, carico di pietre verosimilmente provenienti dalle cave di Candoglia e destinati alla Fabbrica del Duomo di Milano.
Il tragitto di queste pietre è noto: erano trasportate via acqua sul Lago Maggiore, il Ticino e i navigli fino alla darsena del Laghetto (oggi in via Laghetto, vicino all’Università Statale).
I materiali, tradizionalmente viaggiavano “ad ufo”. Niente a che vedere coi dischi volanti, naturalmente. Queste barche erano esentate dal pagamento dei dazi, essendo il Duomo di Milano, un’opera pubblica. Le merci erano contrassegnate dalla scritta “ad Usum Fabricae”, abbreviata “ad U. F.”. L’espressione popolare viaggiare “ad uf” (in italiano “ad ufo”) si usa tuttora per dire “gratis”.
Quello del marmo di Condoglia non fu l’unico viaggio su lunghe distanze delle pietre della nostra terra.
Il viaggio più incredibile è probabilmente quello compiuto delle colonne di granito bianco del Montorfano (ma altre se ne aggiunsero in seguito, delle cave di Baveno e Alzo di Pella) destinate alla Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma: 2220 chilometri via acqua, scendendo il Lago Maggiore, il Ticino, i Navigli fino a Milano e da qui lungo il Po sino alla foce. Poi a Venezia per essere imbarcate su due navi che, circumnavigando l’Italia e risalendo il Tevere le scaricarono a Roma.
L’Album bianco e le sette nere
Il 22 novembre 1968 fu pubblicato il nono album dei Beatles. Il titolo ufficiale era semplicemente The Beatles, ma è noto anche come White Album o Doppio Bianco per via della copertina totalmente bianca con il nome del gruppo stampato in rilievo.
Il titolo originale avrebbe dovuto essere A Doll's House, ma era stato cambiato per via di un album dal titolo molto simile pubblicato da un altro gruppo inglese, i Family.
L’album nasceva dopo un periodo di tre mesi trascorso in India in un luogo di meditazione sotto la guida di un Guru indiano leader di un movimento meditativo neo indù. Il quartetto di Liverpool tornò in patria con una trentina di canzoni che confluirono in un album doppio.
Nonostante il tempo dedicato alla meditazione le tensioni interne al gruppo sono evidenti. Più che l’opera di un gruppo il disco esprime le personalità di quattro artisti ormai sempre più lontani gli uni dagli altri.
Del resto il periodo indiano era stato denso di contraddizioni. Ringo Starr aveva lasciato il ritiro quasi subito. Paul McCartney si stufò dopo un mese. John Lennon lo abbandonò, trascinandosi dietro George Harrison, quando scoprì che il Guru, oltre a cercare di manipolare il gruppo, aveva fatto esplicite avance sessuali ad una donna della troupe che accompagnava i musicisti. Profondamente deluso John Lennon scrisse la canzone Sexy Sadie come una sorta di accusa contro il maestro in cui tanto aveva creduto.
Dall’altra parte dell’Oceano c’era tuttavia un altro personaggio, molto più inquietante, che guardava agli stessi Beatles come a dei maestri.
Charles Manson era un ragazzo dalla storia difficile che aveva passato l’adolescenza e la giovinezza tra riformatorio e carceri. Dotato di forte personalità, aveva raccolto attorno a sé una cinquantina di ragazzi sbandati che condividevano con il loro leader, oltre alle rapine e alla droga, un passato difficile.
Nel suo delirio Manson si convinse che le canzoni dei Beatles contenevano dei messaggi a lui indirizzati.
Di più, cominciò a parlare di loro come dei Quattro cavalieri dell’Apocalisse. E ideò una personale apocalisse di sangue e violenza. Il 9 agosto 1969 un commando composto da alcuni membri della Manson Family entrò nella villa del regista Roman Polansky a Los Angeles massacrando cinque persone, compresa la moglie del regista, l’attrice Sharon Tate, incinta di otto mesi. Il regista si salvò solo perché quella notte si trovava a Londra. Nei mesi seguenti la setta compì altri efferati omicidi finché Manson e i suoi non furono incastrati da un avvocato di origine italiana, Vincent Buglioli, che individuò i colpevoli anche grazie ad un errore di scrittura del titolo di una canzone dei Beatles, Healter Skelter, da cui Manson era ossessionato e che interpretava come “fine del mondo”.
Non dimentichiamo poi che un tragico destino colpì anche uno dei Beatles, John Lennon, che alcuni anni più tardi cadde sotto i colpi di pistola di un altro pazzo in cerca di gloria.
In ogni caso, al di là di questi tragici avvenimenti la canzone dal punto o di vita musicale è nota per aver anticipato elementi dei generi hard rock e heavy metal rock sviluppati solo nei decenni successivi. Anche per questo è stata oggetto di numerose interpretazioni da parte di gruppi come quelle degli Aerosmith, dei Mötley Crüe, degli Oasis e naturalmente degli U2.
Helter Skelter, The Beatles
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La foto è una cortesia di Marta Rizzato
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