Quella vi stiamo per raccontare è una storia come tante, uno storia di ordinaria quotidianità e di umani isterismi; una storia affacciata sul giardino di una casa come tante. Forse è proprio la vostra, e la donna che sta sbraitando è la vostra vicina.
I vetri della nostra cucina tremarono quando la signora Mina spalancò le sue persiane urlando: “Lei dove crede di andare con le sue scarpe piene di terra? Ci sporca d'erba la moquette dell'ingresso! Ha idea di quanto spendiamo per tenerla pulita perché un imbecille come lei decide di usare l'uscita sul retro e di attraversare il nostro prato!?”
Il ragazzo in giardino fece un salto dalla sorpresa e si guardò la suola delle scarpe, poi riprese colore e disse qualcosa troppo piano perché potessimo sentirlo, indicando la striscia di moquette tra il prato e l'uscita. Mina sbraitò: “Cosa gliene importa a lei se noi teniamo la moquette all'aperto! Non è vero che ci piove sopra! L'abbiamo messa per non scivolare sul marmo bagnato, era pericoloso!”
Il ragazzo si portò l'indice alla tempia e picchiettò ripetutamente.
Mina riprese: “Questo è uno stabile decoroso, non possiamo mica mettere i sanpietrini come un vicoletto di paese! Abbiamo speso dei bei soldi per comprare gli appartamenti qui e non ci faremo rovinare l'investimento togliendo il marmo. Se lo scordi!”
Il ragazzo, ormai rosso in faccia, allargò le dita formando un cerchio e indicò diversi punti del prato in fila. Sentimmo solo gridare la risposta: “No, non ci pensiamo nemmeno lontanamente a mettere delle pietre sul prato per non sporcarsi le scarpe. Non buttiamo via i soldi per farvi i sentierini!”
Il ragazzo indicò verso la finestra della signora Mina, poi verso quella della portiera del condominio da cui era appena uscito e infine allargò le braccia e si piantò i pugni sopra le anche.
Mina latrò: “Io avevo un motivo per andare dalla portinaia, dovevo consegnare una lettera, non potevo mica fare tutto il giro del condominio solo per una lettera. Lei invece non ha nessuna esigenza, proprio nessuna!”
Il ragazzo se ne andò stizzito, mentre una raffica di improperi gli rimbalzava sulle spalle.
Mio marito mi guardò allibito con la forchetta a mezz'aria: “Il verde condominiale non dovrebbe essere rilassante?” io appoggiai il bicchiere e mi pulii la bocca col tovagliolo: “Pare di no.”
Finestra sul prato condominiale di Francesca D'Amato
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