sabato 28 maggio 2011

L'alfabeto della bottega del mistero

Le misteriose vie dell’alfabeto

Un alfabeto è un insieme di simboli che, disposti in un modo determinato, servono a mettere per iscritto le parole di una lingua.
L’umanità nel corso dei millenni ha inventato molti alfabeti. Poiché i popoli che avevano inventato alcuni di questi alfabeti sono  scomparsi senza eredi, ora solo con grande fatica possono essere decifrati dagli studiosi.

Attualmente l’alfabeto più utilizzato al mondo è quello latino. È il nostro alfabeto, in sostanza, che deriva con qualche adattamento da quello utilizzato nell’impero romano. Le radici dell’alfabeto non sono da cercarsi a Roma, però.
L’invenzione del nostro alfabeto si deve ai Fenici, che vivevano nella zona dell’attuale Libano, circa 1050 anni prima di Cristo. Il nome delle lettere deriva da una parola che cominciava col suono rappresentato da tale lettera. La prima lettera corrispondeva ad “aleph”, che voleva dire "bue". La seconda era bet "casa". Sono lettere che troviamo anche nell’alfabeto ebraico, che deriva da quello fenicio.

Secondo alcuni però l’antico alfabeto ebraico, conservato nell’Arca dell’Alleanza  deriverebbe dal misterioso “alfabeto Watan”, che sarebbe stato inventato ad Atlantide.
Tutto quanto ha a che fare con Atlantide, tuttavia sprofonda nelle nebbie dell’incertezza, per cui lasciamo questa teoria al mito e torniamo ad Aleph e Bet, che in greco diventano Alfa e Beta, le prime due lettere, che danno il nome, appunto, all’AlfaBeto.

I Greci però non tennero per loro il segreto dell’alfabeto, ma lo diffusero tramite le colonie che avevano fondato in molte zone del Mediterraneo.
Gli Etruschi adattarono alla loro lingua l’alfabeto greco in uso nella colonia dell'isola di Ischia. E poiché i Romani all’epoca andavano a scuola dagli Etruschi adattarono l’alfabeto alla loro lingua, che era molto diversa da quella degli Etruschi.

Tramite gli Etruschi l’alfabeto arrivò anche in Italia settentrionale. Anzi, proprio nel Novarese è stata fatta una scoperta eccezionale.
A Castelletto Ticino, graffita su un bicchiere di ceramica collocato in una tomba, è stata trovata un’antica iscrizione del VI secolo a.C.. Gli abitanti della Lombardia, che commerciavano con gli Etruschi avevano imparato da loro l’alfabeto, modificandolo e adattandolo alla loro lingua. Quella scoperta a Castelletto Ticino, che è la più antica iscrizione il lingua celtica, ci dice che quel bicchiere appartenne ad una persona di nome Kosios.

Questi Celti che abitavano il nord Italia non si limitavano a commerciare con gli Etruschi, però. Essi esportavano e commerciavano prodotti verso le terre a nord delle Alpi. E con i commerci, pare si sia diffuso anche l’alfabeto.
Questa è la parte più misteriosa della storia dell’alfabeto. Esistono infatti molte somiglianze tra l’alfabeto nord italico e quello che adottarono le popolazioni germaniche.

Si tratta delle famose e misteriosissime rune, la cui invenzione è attribuita niente meno che al dio Odino.
Un’antica e tenebrosa leggenda racconta che Odino, il dio della sapienza, desiderando conoscere il segreto delle rune, sacrificò se stesso ad Odino. Rimase impiccato all’albero del mondo per nove giorni e nove notti, fino a quando cominciò a chiamare le rune. Ed esse, una ad una salirono dalle redici dell’albero e Odino s’impadronì del loro segreto.
 
 
La Waterloo svedese

Nel 1974 il Lussemburgo decise di rinunciare all’organizzazione del 19° Eurofestival, che aveva vinto nei due anni precedenti, a causa dei costi dell’organizzazione.
La crisi economica dell’anno precedente si faceva sentire anche in campo musicale. Il festival si svolse così a Brighton, sulla costa meridionale dell’Inghilterra.

Sul palco, tra gli altri gruppi e cantanti, si esibì un gruppo svedese composto da due uomini e due donne. Poiché i nomi delle due donne (Agnetha Fältskog e Anni-Frid Lyngstad) iniziavano per A e quelli dei due uomini per  B (Björn Ulvaeus e Benny Andersson), il gruppo scelse l’acronimo ABBA.
La canzone, intitolata “Waterloo”, parla di un amore a cui non si può resistere, che ti sconfigge e a cui non resta che arrendersi come Napoleone a Waterloo.

La canzone esplose come una bomba sullo scenario musicale internazionale, decretando il successo mondiale di questo gruppo svedese che cantava in inglese.
Si stima che gli ABBA siano il quarto gruppo nella storia della musica per numero di copie vendute e che in Svezia soltanto la casa automobilistica Volvo abbia ottenuto maggiori profitti.

Il gruppo si sciolse nel 1982 a seguito della separazione artistica e sentimentale delle due coppie  (Benny e Frida, Björn e Agnetha) e nessuna reunion è mai avvenuta, nonostante offerte di compensi vertiginosi. La vita dei componenti degli ABBA è contrassegnata da varie vicissitudini personali. In particolare quella di Anni-Frid Lyngstad (conosciuta anche come Frida) è legata alle drammatiche conseguenze di una sconfitta militare.
Durante la seconda guerra mondiale la Norvegia fu invasa dalla Germania nazista. Seguendo le folli teorie naziste sulla razza ariana, Hitler ordinò a molti suoi soldati di sposare o unirsi a donne norvegesi, che essendo alte e bionde corrispondevano ai dettami della razza ariana. I bambini nati da queste unioni sarebbero stati i “Figli di Hitler” da educare secondo i dettami del partito nazista.

Nel 1945 la Germania fu sconfitta dagli Anglo Americani e dai Russi che conquistarono Berlino. La Norvegia fu liberata, ma nel frattempo molti “Figli di Hitler” erano nati.
Purtroppo per loro, questi bambini che non avevano altra colpa che quella di essere nati da unioni politicamente scomode, furono oggetto di una vera persecuzione, avversati dalla società norvegese che li additava come bastardi per essere figli degli odiati invasori tedeschi e di traditrici della patria.

I bambini erano spesso sottratti alle madri e rinchiusi in orfanotrofi o abbandonati al loro destino. Molti di loro, a distanza di anni, ricordano con enorme sofferenza la loro infanzia.
Per questo la madre di Frida era fuggita dalla Norvegia nella neutrale Svezia. E solo dopo il successo come cantante Frida scoprì che il padre, creduto morto, viveva ancora in Germania.

ABBA, Waterloo

La foto è una cortesia di ELE, esperta di misteriosi alfabeti.

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