domenica 23 ottobre 2011

Racconto: Cravatta


Seguiteci. Stiamo per condurvi nella vita di un uomo come tanti:  una persona distinta il cui nome è Samuel Belcher. È il protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.


Samuel Belcher stava rientrando a casa, camminando con passo affrettato, lungo le strade desolate che, a quell’ora, erano abitate soltanto dalle brume della sera e dal ritmico rintoccare dei passi di rari viandanti.


Il suo sguardo - affilato e pensoso - andava a conficcarsi sempre poco più in là dell’ultimo passo.
Era come se a Belcher non interessasse nulla del marciapiede umido, o della strada che esso fiancheggiava, o di tutti i luoghi in cui ogni strada ed ogni marciapiede avrebbero potuto condurre.


D’un tratto, davanti al suo sguardo svolazzò qualcosa.


Era una lingua di seta, lucida e silenziosa. Era decorata con motivi geometrici impercettibili, tracciati su stoffa nera con nera calligrafia.
Era la lingua serpina ed ambigua della cravatta che gli pendeva dal collo. 
Quella sera Belcher vestiva in modo molto elegante. 
Come se stesse tornando da una festa importante. 
O come se vi stesse andando. 
Entrambe le cose, magari...


«Eh... e dire che era ritenuta segno di eleganza! - pensava, carezzando la cravatta e adagiandosela al petto, come fosse stata una strana bestia innervosita dal vento - Eppure... tutto mi sento, stasera, tranne che elegante. Ho un alone si sporco, sull’anima... e non so quando se ne andrà...».


Belcher arrestò il passo davanti ad una bella casa, su due piani. Dalle finestre usciva aria di festa. Voci di bambini e musica si coloravano delle tinte tiepide di quella luce.


«Proteggimi!», mormorò. E senza pensarci si aggiustò il nodo della cravatta. Serrò quella striscia di stoffa sulla giugulare, ed attorno al colletto della camicia bianca, affinché questo gli cingesse il collo quanto più possibile. Affinché, stringendo, nascondesse i segni di morsi, graffi, amplessi e passioni che aveva sulla pelle.
Poi Belcher fece un respiro profondo, ed entrò in casa a festeggiare, con la sua famiglia, il compleanno della moglie.



Cravatta di Federico "Ruysch" Di Leva

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