sabato 26 novembre 2011

Rossetto nella bottega del mistero

 
L’importanza di essere belle

Cinquemila anni fa le donne della Mesopotamia, della valle dell’Indo e dell’Egitto avevano già imparato a colorare le labbra macinando pietre semipreziose assieme ad altri pigmenti. L’invenzione del rossetto però potrebbe essere ancora più antica…
Secondo la tradizione ebraica la prima moglie di Adamo, prima di Eva quindi, fu Lilith dalle labbra rosse come il fuoco. Poiché ella non voleva stare sottomessa ad Adamo, ma pretendeva di dominarlo, Lilith fu ripudiata e cacciata dall’Eden e al suo posto fu creata Eva. Adamo però non riusciva a scordare le rosse labbra della prima donna che avesse amato, così Eva macinò delle bacche assieme alla terra e con questa pasta si tinse la bocca.

Anche la famosa regina Cleopatra usava il rossetto. E forse grazie a questo sedusse il grande Giulio Cesare e, dopo la sua morte, il generale Marco Antonio. Un problema era però costituito spesso dalla tossicità dei componenti usati, per cui non deve sorprendere se nella storia della cosmesi i medici ebbero sovente un ruolo importante.
Circa mille anni fa il grande medico arabo Abulcasis descrisse il modo per realizzare un rossetto solido. Egli viveva a Cordova che all’epoca era la capitale della Spagna musulmana ed era una città prospera con circa un milione di abitanti moltissime scuole ed ospedali. E molte donne desiderose di rendersi ancora più belle.

Il rossetto moderno però fu inventato in Francia, a Parigi, negli stessi anni in cui le ballerine facevano impazzire gli uomini ballando scatenati can can e veniva inaugurato il celebre Moulin Rouge.
Erano gli stessi anni in cui i pittori come Henri de Toulouse-Lautrec immortalavano le ballerine e le donne dalle labbra vermiglie nei caffè e nei locali.

Circa un secolo e mezzo prima, nella tedesca città di colonia veniva inventata invece un’acqua profumata, la famosa acqua di Colonia. L’inventore dell’Acqua ammirabile, come era chiamata all’epoca, non era però un tedesco, bensì un italiano.
Come fu confermato da una sentenza di un tribunale di Colonia nel 1907 l'inventore dell'Acqua di Colonia fu Giovanni Paolo Feminis, che era nativo di Crana nella Val Onsernone, sul confine tra Italia e Svizzera, ed era emigrato giovanissimo a Colonia. Il 13 gennaio 1727 la Facoltà di medicina di Colonia, a ulteriore conferma dei legami tra medicine e cosmetici, concesse la licenza di vendita alla sua Aqua Mirabilis. Dopo la sua morte essa fu ampiamente commercializzata dal suo aiutante, un vigezzino nativo di Santa Maria Maggiore, Giovanni Antonio Farina, che la rese famosa in tutto il mondo.

Una miss sotto tiro

“C'è un tempo per mantenerti distante / un tempo per guardare altrove / c'è un tempo per tener giù la testa / per proseguire la tua giornata / c'è un tempo per la matita per gli occhi ed il rossetto / un tempo per tagliare i capelli”. È  l’inizio di una canzone ispirata ad una storia vera. Una storia di orrore e morte, ma anche una storia di bellezza e speranza.
Il 5 aprile 1992 cominciò il più lungo assedio nella storia bellica moderna. La città che per 44 mesi fu costantemente sotto il fuoco dei cannoni e dei cecchini, che ebbe oltre 12 mila morti e 50 mila feriti, perdendo il 64% della popolazione pre-bellica costretta alla fuga, non si trovava in qualche remota regione del mondo, ma nella civilissima Europa. Quella città, che divenne uno dei simboli di una guerra tanto assurda quanto crudele, è Sarajevo.

Non riuscendo a conquistarla, le forze militari serbe strinsero d’assedio la città bosniaca, martellandola coi cannoni e facendo sparare sui civili da cecchini appostati in punti strategici.
Alcune strade erano considerate così pericolose da essere conosciute come "viale dei cecchini", ma il grido “Pazite! Snajper!” ("Attenzione! Cecchino!") cominciò a risuonare ovunque.

In quell’inferno c’era chi tentava di ribadire il diritto della popolazione di Sarajevo a vivere in pace e insieme tra le diverse etnie come prima della guerra. E allora anche un concorso di bellezza poteva diventare un vero grido di speranza in un futuro migliore.
Bill Carter è un regista inglese che a seguito di un evento doloroso (aveva perso la fidanzata nel 1991 in un incidente automobilistico) aveva deciso di girare il mondo. Giunto in Jugoslavia nei mesi in cui la guerra civile ebbe inizio, decise di fermarsi a Sarajevo per condividere la lotta degli abitanti.

Lavorando per la TV locale Carter intervistò Bono degli U2, che fu colpito dalla sua storia. Scartata l’idea di un concerto a Sarajevo per il pericolo rappresentato dai cecchini, si decise di proiettare durante i concerti degli U2, con collegamenti satellitari di fortuna, le immagini girate da Carter.
Nel 1995 Carter realizzò un documentario che Bono volle titolare “Miss Sarajevo” per via delle immagini dedicate alla vincitrice di un concorso di bellezza nella città assediata, la diciassettenne Inela Nogic. 

Nel film c’è una canzone dallo stesso titolo, scritta ed eseguita da Bono e Brian Eno con lo pseudonimo Passengers e con la partecipazione nel finale di Luciano Pavarotti.
L’operazione contribuì a quella sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale che portò all’Accordo di Dayton e alla fine dell’assedio di Sarajevo il 29 febbraio 1996. Nel 1997 gli U2 poterono esibirsi a Sarajevo, incontrando Inela Nogic. Nel 1999 George Michael ne fece un’ottima cover inserita nell’album “Songs from the Last Century”.


La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.

Vasco Rossi – Silvia
Vanoni – Rossetto e cioccolato
Giorgia – Un amore da favola

Ma voi, quali altre canzoni col rossetto conoscete?

Fatecelo sapere coi vostri commenti!

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