Le dodici magiche notti
Il solstizio segna il giorno più lungo (a giugno) e quello più corto (a dicembre) dell’anno. Questa data era molto importante per le culture antiche che guardavano con estrema attenzione all’alternarsi delle stagioni. Individuare il momento giusto per la semina, ad esempio, poteva avere un’importanza capitale, dal momento che un errore poteva esporre al rischio di carestie.
Realizzare un calendario preciso costituisce da sempre un dovere ed una fonte di enorme prestigio per le gerarchie religiose e politiche (spesso coincidenti). Basti pensare che il "Calendario Giuliano" fu voluto da Giulio Cesare in qualità di Pontefice Massimo nel 46 a.C. e rimase in uso (nei paesi ortodossi lo è ancora) finché Papa Gregorio XIII non promulgò, nel 1582, un nuovo calendario che da lui prese il nome: è quel "Calendario Gregoriano" che noi tuttora utilizziamo.
Per questi motivi è comprensibile come i giorni del Solstizio fossero oggetto di moltissime credenze. Il solstizio invernale era circondato da particolari timori, dal momento che nessuno poteva essere certo che il sole sarebbe tornato a sorgere un po’ più caldo ogni giorno.
Inoltre si pensava che quelle notti fossero popolate di misteriose e pericolose presenze. E che fossero scelte dalle streghe per i loro ritrovi notturni.
Da Natale all’Epifania, passando per l’ultimo dell’anno, la tradizione situa le “Magiche dodici notti”. Sono notti in cui tutto è possibile. In cui i cieli sono solcati da ogni genere di presenza. Se qualcosa di strano deve accadere potete star certi che sarà in una di queste notti.
Ad esempio, si dice che l’ultima notte dell’anno gli spiriti inquieti del morti e intere coorti di demoni si aggirino nelle tenebre, incontrando le streghe che si riuniscono per celebrare i loro sabba. Per questo motivo sarebbe necessario provocare quanto più rumore possibile per spaventarli e tenerli lontani dalle case. Da qui l’origine dei botti a Capodanno.
Contro queste orde diaboliche si ergevano però anche degli strani personaggi che potevano assumere l'aspetto di un piccolo animale o persino di una nuvola di fumo per danzare nelle radure dei boschi assieme ai compagni prima di affrontare, a colpi di rami di finocchio, epiche battaglie contro streghe e stregoni, a loro volta armati di canne di sorgo.
Questi misteriosi personaggi, chiamati “benandanti”, erano coloro che nascevano ancora avvolti nel sacco amniotico e per questo erano detti anche i "nati con la camicia". L’idea di questo straordinario dono è il motivo per cui li si riteneva particolarmente fortunati o privilegiati fin dalla nascita.
Realizzare un calendario preciso costituisce da sempre un dovere ed una fonte di enorme prestigio per le gerarchie religiose e politiche (spesso coincidenti). Basti pensare che il "Calendario Giuliano" fu voluto da Giulio Cesare in qualità di Pontefice Massimo nel 46 a.C. e rimase in uso (nei paesi ortodossi lo è ancora) finché Papa Gregorio XIII non promulgò, nel 1582, un nuovo calendario che da lui prese il nome: è quel "Calendario Gregoriano" che noi tuttora utilizziamo.
Per questi motivi è comprensibile come i giorni del Solstizio fossero oggetto di moltissime credenze. Il solstizio invernale era circondato da particolari timori, dal momento che nessuno poteva essere certo che il sole sarebbe tornato a sorgere un po’ più caldo ogni giorno.
Inoltre si pensava che quelle notti fossero popolate di misteriose e pericolose presenze. E che fossero scelte dalle streghe per i loro ritrovi notturni.
Da Natale all’Epifania, passando per l’ultimo dell’anno, la tradizione situa le “Magiche dodici notti”. Sono notti in cui tutto è possibile. In cui i cieli sono solcati da ogni genere di presenza. Se qualcosa di strano deve accadere potete star certi che sarà in una di queste notti.
Ad esempio, si dice che l’ultima notte dell’anno gli spiriti inquieti del morti e intere coorti di demoni si aggirino nelle tenebre, incontrando le streghe che si riuniscono per celebrare i loro sabba. Per questo motivo sarebbe necessario provocare quanto più rumore possibile per spaventarli e tenerli lontani dalle case. Da qui l’origine dei botti a Capodanno.
Contro queste orde diaboliche si ergevano però anche degli strani personaggi che potevano assumere l'aspetto di un piccolo animale o persino di una nuvola di fumo per danzare nelle radure dei boschi assieme ai compagni prima di affrontare, a colpi di rami di finocchio, epiche battaglie contro streghe e stregoni, a loro volta armati di canne di sorgo.
Questi misteriosi personaggi, chiamati “benandanti”, erano coloro che nascevano ancora avvolti nel sacco amniotico e per questo erano detti anche i "nati con la camicia". L’idea di questo straordinario dono è il motivo per cui li si riteneva particolarmente fortunati o privilegiati fin dalla nascita.
Una magica canzone
Ci sono musiche che emergono dal passato e attraversano i secoli conservando una straordinaria capacità di suggestione. E sanno caricarsi di nuovi significati grazie al lavoro di altri musicisti.
È il caso di un brano contenuto nel “Primo libro de' balli accomodati per cantar et sonar d'ogni sorte de instromenti” di Giorgio Mainerio, stampato a Venezia nel 1578.
L’autore è un personaggio davvero singolare. Un prete nato a Parma dalle origini misteriose. Qualcuno ha sostenuto che fosse di origine scozzese per via del cognome, che scriveva anche Mainer.
Sembra però certo che egli appartenesse invece all’antica famiglia de Maynerijs, che per inciso è molto legata al nostro territorio. Era stato infatti il podestà di Novara Jacobus de Maynerijs nel 1193-94 a promuovere la fondazione di un Borgo, che da lui prese il nome di Borgomanero.
In ogni caso è certo che il prete musicista Giorgio Mainerio si trasferì, attorno al 1560, ad Udine dove finì presto nei guai. Si mormorava infatti che si interessasse un po’ troppo di magia, negromanzia e altre scienze occulte.
E poiché si diceva che nottetempo si accompagnasse a certe donne, andando con loro nei boschi e per i campi a compiere inquietanti rituali, il tribunale dell’Inquisizione avviò delle indagini che però non giunsero ad un processo, perché prove di queste dicerie non furono trovate.
In ogni caso Giorgio Mainerio decise di cambiare aria, diventando Maestro di Cappella della Chiesa d'Aquileia nel 1578. Nello stesso anno pubblicò il suo libro dei balli in cui uno sembra essere ispirato proprio alle musiche ascoltate durante i rituali notturni a cui aveva partecipato ad Udine.
Il titolo Schiarazula Marazula si ispira ai Beneandanti e alle loro battaglie con le streghe e gli stregoni a colpi di "sciarazz" e "marazz", canna e finocchio. Il testo originale di questo ballo non si è conservato, se pure ne aveva uno. Ma sappiamo che nel 1624 alcune donne friulane furono denunciate all’Inquisizione per aver eseguito questo ballo per invocare la pioggia.
Nel 1977 il cantautore Angelo Branduardi riprende il brano inserendolo nell’album “La pulce d’acqua” con il titolo “Ballo in fa diesis minore”.
Il testo è ispirato al tema della danza macabra che compare in molti affreschi medievali e in particolare in quelli di Clusone in cui la Morte, con una corona in testa, dirige le danze. Il testo si ispira però anche ad altre danze medievali aventi un aspetto magico rituale. Danze che si pensava fossero in grado di fermare il tempo. Cosicché la Morte stessa, incantata dalla musica, avrebbe perso il suo potere sugli uomini.
Angelo Branduardi – Ballo in fa diesis minore
La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Jethro Tull - Ring Out, Solstice Bells
Ma voi, quali altre canzoni da solstizio conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!
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