lunedì 30 gennaio 2012

Racconto: Il concerto


Se anche voi foste come Demetrio, sentireste cose di una straordinaria bellezza. Perché Demetrio ha un dono. È un dono speciale di cui vi stiamo per raccontare.


Demetrio aveva la musica dentro. Il suo cuore, la sua mente erano pieni di musica, lui stesso pensava di essere fatto di musica.
E lui che non aveva mai toccato un pianoforte, inventava concerti mai ascoltati, riempiva pagine di note mai scritte.
Dormiva poco la notte, Demetrio. Appoggiava la testa al guanciale e una miriade di note si trasformavano in suoni che udiva solo lui.
Camminava e i rumori della città gli sembravano musica e i richiami  dei compagni di scuola, cori  di voci indistinte e l’insegnante di  matematica scriveva decine di  numeri sulla lavagna e tutti quei numeri diventavano note  e le note armonia. E l’ora dopo, arrivava l’insegnante di educazione artistica e i suoi gessi colorati disegnavano ritmi di ballate medioevali.

Aveva un impegno, Demetrio.  Tutti gli anni, il dodici luglio, nel pieno dell’estate. Nel prato al limitare del bosco, sulla collina dietro casa. Quello era il giorno del suo compleanno. Ed era un impegno a cui non sarebbe mai mancato.
Demetrio amava quel prato. Non possedeva nulla ma sentiva che quel prato era suo, in qualche modo e che chi vi abitava, fiori, insetti, piantine odorose, erano in simbiosi con lui.
Per questo arrivava in anticipo, in silenzio. Sorrideva e si fermava ad ascoltare.

La natura preparava i suoi strumenti.
Le viole chinavano il capo sul loro clarinetto, le margherite silvestri sollevavano verso il sole  i loro flauti  argentati, mazzetti di garofani variegati  prendevano posto  sui tasti di un pianoforte immaginario,  un anemone solitario provava il La sul suo ottavino,    pervinche  azzurre accordavano sax e controfagotti, mentre gli alberi intorno intrecciavano i loro rami per far risuonare la cassa armonica del vento fra le loro foglie.
L’ achillea bianca era la prima a vederlo. Sollevava con grazia i suoi cento fiori dalle corde dell’arpa e dava il segnale. E nel prato, ora, regnava il silenzio dell’attesa.
Sino a quando Demetrio, arrivato  al centro  del prato, alzava le braccia, accennava un sorriso d’intesa. Solo allora, esplodeva  la musica di un concerto di cui lui solo poteva essere il direttore.


Il concerto di Marta Bardi

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