Una collezione e i misteri
Nel 1917 un artista decise di partecipare con una propria opera a una mostra organizzata a New York dalla “Società per gli artisti indipendenti”. Le diede il nome di “Fontana” e la firmò “R. Mutt”. L’opera, un orinatoio rovesciato, venne considerato una provocazione inaccettabile e rifiutato dalla società organizzatrice. Ma venne esposto ugualmente dall’autore, tra le polemiche.
Intervenne allora l’artista francese Marcel Duchamp che difese l’opera, sostenendo che non aveva alcuna importanza il fatto che il signor Mutt l’avesse o meno realizzata con le sue mani. L’artista aveva reinventato l’oggetto capovolgendolo e dandogli un nome.
L’opera andò persa quando la mostra fu smantellata e due facchini buttarono nell’immondizia quello che per loro era un semplice orinatoio, ma quella che poteva sembrare una semplice provocazione diventò un caso, quando si scoprì che il signor “R. Mutt” era in realtà lo stesso Duchamp.
Se consideriamo che lo pseudonimo scelto da Duchamp, cultore di simboli alchemici, evoca la parola tedesca “mutter” (madre) e che l’oggetto esposto rovesciato ha la forma di un utero, si comprende come la sua “Fontana” fosse carica di significati. Un’opera della serie “ready made”, con cui aveva inventato l’arte concettuale contemporanea.
L’arte del Novecento è stata percorsa da numerose altre sperimentazioni artistiche che superano l’idea di arte accademica. Carriere artistiche, turbinose, provocatorie, spesso sofferte. Percorsi di ricerca che sorprendentemente trovano un punto di incontro sul lago d’Orta, nella casa studio di un pittore che a Vacciago di Ameno ha trovato il suo rifugio.
È Antonio Calderara (1903-1978) che abbandona l’arte figurativa dopo un grave lutto, la morte della figlia Gabriella a soli 10 anni, per abbracciare una nuova strada di ricerca che ha il suo interesse nella luce “che tutto invade, che tutto distrugge per essere lei sola protagonista.”
È una ricerca spirituale che lo porta ad inseguire sulle tele la sua idea di infinito. Un lavoro incompreso dai più che sembra condannarlo alla solitudine. Poco alla volta, però, alcuni amici cominciano ad accostarsi. Sono artisti che a loro volta seguono percorsi sperimentali, di avanguardia.
L’artista decide così di trasformare la sua casa studio di Vacciago in una Collezione di Arte Contemporanea, ambientandovi non solo le sue opere, ma anche quelle di altri 133 artisti, come Fontana, Manzoni, Pomodoro, Azuma per citarne solo alcuni. Calderara si spegne nel 1978, felice di dire di aver vissuto di pittura. E lasciando a noi una straordinaria testimonianza delle principali correnti dell’arte contemporanea del Novecento.
Nel 1917 un artista decise di partecipare con una propria opera a una mostra organizzata a New York dalla “Società per gli artisti indipendenti”. Le diede il nome di “Fontana” e la firmò “R. Mutt”. L’opera, un orinatoio rovesciato, venne considerato una provocazione inaccettabile e rifiutato dalla società organizzatrice. Ma venne esposto ugualmente dall’autore, tra le polemiche.
Intervenne allora l’artista francese Marcel Duchamp che difese l’opera, sostenendo che non aveva alcuna importanza il fatto che il signor Mutt l’avesse o meno realizzata con le sue mani. L’artista aveva reinventato l’oggetto capovolgendolo e dandogli un nome.
L’opera andò persa quando la mostra fu smantellata e due facchini buttarono nell’immondizia quello che per loro era un semplice orinatoio, ma quella che poteva sembrare una semplice provocazione diventò un caso, quando si scoprì che il signor “R. Mutt” era in realtà lo stesso Duchamp.
Se consideriamo che lo pseudonimo scelto da Duchamp, cultore di simboli alchemici, evoca la parola tedesca “mutter” (madre) e che l’oggetto esposto rovesciato ha la forma di un utero, si comprende come la sua “Fontana” fosse carica di significati. Un’opera della serie “ready made”, con cui aveva inventato l’arte concettuale contemporanea.
L’arte del Novecento è stata percorsa da numerose altre sperimentazioni artistiche che superano l’idea di arte accademica. Carriere artistiche, turbinose, provocatorie, spesso sofferte. Percorsi di ricerca che sorprendentemente trovano un punto di incontro sul lago d’Orta, nella casa studio di un pittore che a Vacciago di Ameno ha trovato il suo rifugio.
È Antonio Calderara (1903-1978) che abbandona l’arte figurativa dopo un grave lutto, la morte della figlia Gabriella a soli 10 anni, per abbracciare una nuova strada di ricerca che ha il suo interesse nella luce “che tutto invade, che tutto distrugge per essere lei sola protagonista.”
È una ricerca spirituale che lo porta ad inseguire sulle tele la sua idea di infinito. Un lavoro incompreso dai più che sembra condannarlo alla solitudine. Poco alla volta, però, alcuni amici cominciano ad accostarsi. Sono artisti che a loro volta seguono percorsi sperimentali, di avanguardia.
L’artista decide così di trasformare la sua casa studio di Vacciago in una Collezione di Arte Contemporanea, ambientandovi non solo le sue opere, ma anche quelle di altri 133 artisti, come Fontana, Manzoni, Pomodoro, Azuma per citarne solo alcuni. Calderara si spegne nel 1978, felice di dire di aver vissuto di pittura. E lasciando a noi una straordinaria testimonianza delle principali correnti dell’arte contemporanea del Novecento.
Sincronicità
Era il 1983 e il gruppo inglese The Police, ormai sull’orlo della rottura dopo sei anni insieme, pubblicava il suo ultimo album. Dal pubblico e dalla critica è considerato il migliore, con brani di grande successo come “Every Breath You Take”, “King of Pain”, “Wrapped Around Your Finger” e “Tea in the Sahara”, giusto per citarne alcuni.
Il titolo dell’album, “Sincronicity”, si deve all’influenza esercitata soprattutto sul leader della band, Sting (autore di 9 degli 11 brani), da una teoria formulata dallo psicanalista svizzero Carl Gustav Jung. Quella della sincronicità, appunto, che nasce dall’incontro tra fisica e psicanalisi, ma affonda le sue radici remote nientemeno che nell’alchimia.
Inizialmente allievo di Freud, Jung aveva preso le distanze dal maestro nel 1912 fino alla rottura definitiva, sviluppando una diversa scuola di pensiero. Negli anni Trenta Jung incontrò lo scienziato austriaco Wolfgang Pauli, che nel 1945 avrebbe vinto il premio Nobel per la fisica. Dapprima suo paziente, Pauli divenne suo amico e collaboratore, consapevoli entrambi del fatto che “Pauli non capiva niente di psicologia e Jung non capiva nulla di fisica”.
Poiché entrambi avevano studiato l’antica scienza dell’Alchimia concentrarono le loro ricerche sul “quarto escluso” della fisica moderna. Così integrarono la triade Tempo, Spazio e Causalità con un quarto elemento, la Sincronicità. Questa differisce dal sincronismo (ad esempio due orologi che segnano la stessa ora) in quanto sembra assumere un valore di precognizione. Come ad esempio pensare ad una persona e ricevere poco dopo una sua telefonata.
La teoria della sincronicità è per certi versi eretica rispetto alla scienza ed è considerata da molti una pseudoscienza. Eppure è stato constatato più volte uno strano fenomeno, che dal fisico austriaco prende il nome di “effetto Pauli”.
Poiché i fisici si dividono tra “teorici” e “sperimentali” si dice che la semplice presenza di un fisico teorico nei pressi di un laboratorio dove si svolgono esperimenti abbia effetti disastrosi sulle apparecchiature e talora sull’incolumità stessa delle persone. Una volta Pauli riuscì a provocare il malfunzionamento di un apparecchio scientifico semplicemente scendendo dal treno nella stessa città il tempo necessario a prendere la coincidenza.
L’album Sincronicity si ispira a questa teoria e include due brani con lo stesso titolo (“Sincronicity 1” e “Sincronicity 2”).
Nel primo si descrive il fenomeno con alcuni esempi, nel secondo si narrano due storie parallele. La vita di un grigio impiegato da un lato e il risvegliarsi in un lago scozzese, di una misteriosa creatura.
Police – Sincronicity I
La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Battiato – Up patriots to arms
Ma voi, quali altre canzoni contemporanee conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!
www.illagodeimisteri.it
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