Un generale in paradiso
Questa storia potrebbe iniziare così: “Era una notte buia e tempestosa…” ma non si tratta dell’inizio del romanzo (incompiuto) di quel cane scrittore che è l’adorabile Snoopy dei Peanuts. Questa infatti è una storia vera, che vede coinvolti un generale, una contessa e un paradiso in terra.
Era una sera piovosa del giugno 1821 e un viaggiatore che da Torino andava alle Isole Borromee, giunto a Borgomanero, invece di proseguire verso Arona ordinò al cocchiere di puntare sul Lago d’Orta.
Dentro la carrozza che risaliva la strada tortuosa che conduceva ad Ameno, sballottato ad ogni tornante di quella strada fangosa, sedeva un uomo che guardava fuori e vedeva solo notte e nebbia. Di tanto in tanto intravedeva la sagoma scura della Torre di Buccione con le sue mura merlate. E la sua mente si accendeva di fantasiose visioni di armati di guardia sugli spalti.
Motivazione ufficiale del cambio di rotta era il desiderio di percorrere una strada diversa, come scrisse nelle sue memorie, attraversando il lago d’Orta in barca per raggiungere Omegna e di qui Baveno. Il viaggiatore però non era un personaggio qualunque e la sua decisione nascondeva un secondo fine.
L’uomo era il Barone austriaco Ludwig Von Welden, che pochi mesi prima aveva diretto la repressione contro i patrioti piemontesi. E la sua deviazione aveva a che fare con una persona conosciuta a Torino in quella occasione.
Era la nobildonna Teresa Sopransi vedova del conte Ignazio Agazzini. I due si erano incontrati a Torino e Welden aveva accettato l’invito della poco più giovane vedova di passare a trovarla, casomai fosse capitato sul Lago d’Orta.
Quello che il colonnello Welden non sapeva era che quella visita l’avrebbe colpito profondamente. La mattina successiva, aprendo la finestra della sua camera, vide davanti a sé l’imponente sagoma del Monte Rosa stagliarsi su quell’angolo di paradiso che era il lago d’Orta. E ne fu folgorato. Pochi mesi dopo scalò per primo la punta Ludovica, dandole questo nome.
Il colonnello non sapeva, forse, che la contessa faceva parte di una società segreta, il ramo femminile della Carboneria, le cui aderenti si facevano chiamare “giardiniere” e giravano con un pugnale sotto la gonna infilato nella giarrettiera. La contessa, inoltre, era l’amante di Confalonieri, uno dei capi dei cospiratori lombardi che aspiravano a liberare la loro Patria dagli austriaci.
L’anno successivo Teresa fu convocata dalla polizia austriaca. Mentre lei respingeva ogni accusa scagionando il Confalonieri, quest’ultimo fu meno abile e finì con il metterla in una situazione difficile e molto pericolosa.
Il giudice, però, dopo poche domande la liberò. E c’è chi dice che a mettere una buona parola per lei fu proprio il Welden, che tre anni dopo si dimise dall’esercito per un periodo di riposo in cui sbocciò come una rosa il tenero e passionale amore per la bella “giardiniera” italiana, che sposò a Trieste nel 1829. Un amore intenso, ma sfortunato perché Teresa morì due anni dopo.
Questo può essere il paradiso o l’inferno
È un’autostrada nel deserto, quella su cui corre il viaggiatore, stanco per la notte che pesa su di lui e sul deserto circostante. Le luci di un albergo lo invitano a fermarsi per la notte. Una donna lo accoglie sulla porta e lui comprende che quel posto può essere il paradiso, o l’inferno.
E in quel luogo adorabile il viaggiatore incontra man mano particolari inquietanti, fino a scoprire che nella stanza del Padrone i prigionieri dell’albergo si sono radunati per la festa, ma nonostante il loro pugnali d’acciaio non sono in grado di uccidere la Bestia. E allora fugge, ma alla reception gli dicono che può lasciare in ogni momento la stanza, ma che non si può lasciare l’Hotel California.
È la trama della canzone più nota ed enigmatica del gruppo americano “The Eagles”, uno dei più influenti degli anni Settanta assieme a band come i Pink Floyd, i Led Zeppelin e i Queen. Costituitisi nel 1971, gli Eagles sono ancora in attività, con sonorità che spaziano dal country americano all’hard rock.
Il loro album di maggior successo resta in ogni caso proprio “Hotel California”, del 1977, con quattro hits di successo (“New Kid in Town”, “Life in the Fast Lane”, “The Last Resort” e la title track “Hotel California”).
Il testo della canzone, pervaso da un’atmosfera misteriosa e inquietante, ha sollevato numerosi interrogativi portando ad ipotesi estreme sulla natura di questo hotel. Per alcuni si tratterebbe di un manicomio, per altri di un albergo realmente esistente nel deserto, occupato da cannibali. Altri hanno evidenziato riferimenti a rituali demoniaci.
La seconda ipotesi si collegherebbe all’oscura fama della città di San Francisco, che con Londra e Torino sarebbe uno dei vertici del cosiddetto triangolo della magia nera. E del resto, in quegli anni abbondavano i santoni devoti al diavolo, a partire dal famigerato Charles Manson e la sua setta.
C’è da dire però che la band ha sempre respinto queste interpretazioni. E poiché in quegli anni i suoi componenti avevano vari problemi con l’abuso di stupefacenti “Hotel California” è piuttosto una metafora della trappola costituita da queste sostanza a cui facilmente si arriva, “per ricordare o per dimenticare”, ma da cui è difficilissimo allontanarsi.
Il testo vuole anche essere un’allegoria negativa del mito californiano del successo nel dorato mondo dello spettacolo, in particolare di quello musicale. L’apparentemente minaccioso riferimento ai coltelli d’acciaio sarebbe invece uno scherzoso omaggio alla band dei Steely Dan che a sua volta avevano citato gli Eagles in un loro brano.
Eagles – Hotel California
La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Sade - Paradise
Phil Collins - Another Day In Paradise
Queen - Made in Heaven
Coldplay - Paradise
Queen - Made in Heaven
Coldplay - Paradise
Led Zeppelin- Stairway to heaven
Phoebe Cates - Paradise
Ma voi, quali altre canzoni paradisiache conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!
www.illagodeimisteri.it
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