"Bambini, vorrei che per domani mi scriviate un tema su due cose contemporanee"
La classe rimase in silenzio.
“È tutto chiaro?”
“Sì, signora maestra”, risposero in coro gli alunni della 5^B che, al suono della campanella, erano schizzati fuori dall’aula.
Tutti tranne Carlo, che rimase immobile davanti al banco con ancora tutti i quaderni aperti. Gli capitava spesso di distrarsi: le lezioni erano noiose e il mondo pieno di cose interessanti. Quel giorno si era messo a contare le lentiggini della sua compagna di banco, cosa alquanto difficile perché sembravano moltiplicarsi a vista d’occhio. Proprio quando gli pareva di essere riuscito a calcolare la cifra esatta, la vocina petulante della maestra lo riportò alla realtà con una delle sue noiosissime richieste. Solo che, quella volta, non gli era ben chiaro in che cosa consistesse. Forse in qualcosa che avesse a che fare con il tempo, o con le rane.
“Certo che la maestra è proprio strana”, pensò ad alta voce. “Però forse è per questo che l’ho vista un paio di volte nel laboratorio con il maestro di Scienze. Staranno facendo qualche esperimento. Sarà sicuramente così e vorrà il nostro parere”.
Sulla via di casa si mise ad immaginare un mondo in cui esistevano solo gli anfibi ed un enorme stagno ricopriva l’intera superficie terrestre. Che il maestro e la maestra stessero ricreando in miniatura questo tipo di habitat? Volevano forse sterminare il genere umano ed essere i sovrani di questo mondo acquatico?
“Potrei scrivere un tema sull’apocalisse, in cui la razza umana viene sterminata da una Regina Rana cattiva e da un Re Rospo a lei sottomesso…” pensò tra sé.
Carlo, da bambino diligente qual era, il pomeriggio decise di fare un salto al fiume a pochi metri dalla scuola per osservare le rane da vicino. Odiava l’approssimazione: se doveva parlare di qualcosa non poteva non saperne nulla a riguardo.
Notò in lontananza due persone familiari. Si avvicinò, prese il braccio della donna e disse:
“Sta cercando anche lei le rane, Signora Maestra?”
La maestra arrossì di colpo e rimase in silenzio.
“Certo” intervenne il maestro di Scienze.
“Signora maestra, ma mi può spiegare perché le piacciono tanto gli anfibi? A scuola sta sempre in laboratorio, nel tempo libero viene qua al fiume, poi ci fa scrivere temi sulle rane.”
“Hai ragione Carlo. Ti posso confessare un segreto?” disse la maestra, per non confessare un segreto ancora più inconfessabile. “A me la letteratura proprio non piace. Facciamo un patto. Tu non dirai nulla ai tuoi compagni, ed io non dirò a nessuno che il tema da scrivere in realtà era su due cose contemporanee”.
Il tempo delle rane
di Eleonora Roaro
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