giovedì 5 aprile 2012

IL NUOVO LIBRO DI ROSSANA



Sabato 7 aprile a Siamo In Onda la vostra Poetrice parlerà del suo nuovo libro di racconti, uscito il 21 marzo: OFELIA SAPEVA NUOTARE edizioni RswItalia



C'è un salice che cresce di traverso ad un ruscello e specchia le sue foglie nella vitrea corrente; qui ella venne,il capo adorno di strane ghirlande di ranuncoli, ortiche, margheritee di quei lunghi fiori color porpora…
I versi di Shakespeare ci accompagnano fin da subito, fin dal nostro primo passo nel mondo di Rossana Girotto. Diciassette racconti, diciassette figure di donne, legate tra loro da fili sottili eppure solidi, invisibili eppure evidenti.
Sarebbe facile suddividere i racconti in due macrocategorie: da un lato quelli legati alla favola, dall’altro quelli ancorati al reale. Troppo facile e riduttivo, perché le donne di Rossana – reali o surreali - sono unite dalla diversità rispetto al senso comune, che chiamerebbe il loro modo di esistere “pazzia”. Magari leggera, ma pur sempre pazzia.
Sono tutte donne che hanno un fortissimo contatto con i sensi, con quanto le circonda.
E proprio l’acqua è un altro fil rouge segreto. “Cercavo Dio tra i resti dei rami finiti alla deriva”, (Storie di lago). Memorabili sono i passaggi in cui la protagonista si avvicina alla riva del fiume, tra svassi e germani reali. Rossana Girotto vive là dove il Ticino esce dal lago Maggiore e da questa sua terra così particolare, che non è più lago e non è ancora del tutto fiume, comincia un percorso che approda su altri fiumi: la Senna, il Tamigi, la Liffey di Dublino.
Ma la forte radice europea delle sue storie non si esaurisce nella geografia e sconfina nella letteratura e nella mitologia: insieme al mito di Ophelia incontriamo la leggenda di Grace ‘O Malley, piratessa d’Irlanda, strega per gli inglesi, eroina per gli irlandesi, una figura che affascina profondamente l'autrice (Grenouille).
Ma ancora non basta e la diversità prende altre forme: la cecità di Alessandra, sospesa nella notte tra realtà e sogno, e quella di Laura, che vede con gli altri sensi. L’omosessualità di Paolo, che non può essere ciò che gli altri vogliono che sia.
Al contrario della voce senza nome di uno dei racconti più dolorosi, che è stata ciò che gli altri volevano fino a non essere più nulla (Sono un angelo).
Infine, l'autrice affronta il rapporto con la scrittura. "Vedo tutto quello che descrivi", si complimenta la nonna con la piccola scrittrice ed è esattamente quello che noi potremmo dire a Rossana (Nonna raccontami). Ma c'è anche una vena di ironia e autoironia, nel modo in cui l'autrice delinea i ritratti dello scrittore pallido e della scrittrice di talento. Figure, ancora una volta, venate da quella leggera follia che pervade tutti i racconti.
E se si è entrati nel mondo di Rossana recitandosi nella mente i versi di Shakespeare, appena usciti ci si accorge di cantare, chissà perché, una vecchia canzone di Francesco Guccini.

Quando la sera colora di stanco
dorato tramonto le torri di guardia,
la piccola Ophelia vestita di bianco
va incontro alla notte dolcissima e scalza,
nelle sue mani ghirlande di fiori
e nei suoi capelli riflessi di sogni…


(dalla prefazione di Lilli Luini)

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