È una storia fatta di curiosità, complicità e d’amore quella che vi stiamo per raccontare. Una storia che si dipana stando affacciati ad un davanzale colorato di blu.
Ero affacciata al mio davanzale blu. Ti vidi alla finestra, un bel volto, che mi mandavi un saluto. Chiacchierammo, sorrisi e tuffi al cuore, sin dal primo istante. Quello stesso giorno ci dicemmo la nostra vita. Due giorni e accesi messaggi clandestini ci trasportarono l’uno dentro l’altra. Scherzavamo. “Ti penso”, ci scrivevamo, di continuo. “Hai begli occhi”, mi dicevi. Ero felice, al di là di tutto.
Dopo un mese di furtive missive mi dicesti che volevi incontrarmi. Lo volevo anch’io.
“Io ero timida e tu eri chiuso”: l’ho letto in un libro. E così fu fra noi, in una camera compiacente. Un’unione fugace e colpevole, senza quasi riuscire a guardarsi negli occhi. E quando te ne andasti un presagio galleggiava nella stanza.
“Ho il tuo profumo con me”, mi scrivesti, prima che calasse il sole.
Poi, più nulla.
Continuai ad affacciarmi al davanzale blu, ma dopo il nostro incontro ti scorsi di rado alla finestra. Quando c’eri, mi rivolgevi parole gentili, come se nulla fosse stato. O guardavi altrove.
“Non si può amare come sedicenni” riuscii a farti dire, cercando di capire.
Dov’era finita la nostra indulgente complicità?
Ti osservavo, nel quadro della tua finestra, la prima a sinistra nella quinta fila in alto, sulla bianca facciata, attendendo, troppo a lungo, e invano, un tuo cenno.
Tentavo di descrivere a me stessa ciò che ci era capitato.
Cos’era stato?
Non riuscivo a darmi una risposta. L’unica struggente e solitaria certezza era il tuo silenzio.
Dopo due mesi ero ancora lì a pensare di noi, ma quella mattina mi riscossi. Scrutai per un’ultima volta il punto in cui sei solito affacciarti. Eri lì, incurante di me.
Cliccai su “esci” e feci sparire con un tocco del mouse il davanzale blu. Al posto del mio profilo Facebook, sul desktop, apparve un radioso paesaggio marino.
Spensi il pc e andai ad aprire la finestra alle mie spalle. Una fresca luce illuminava il via vai. Un autobus passò in strada, col suo rumore di turbina. Ormai era giugno.
“Devo comprare dei gerani” considerai, guardando fuori.
Perché, in estate, un davanzale senza fiori è come un amore senza più allegria.
Il davanzale blu
di Sabrina Minetti
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