domenica 18 aprile 2010

Phillip Deere,

A tutte le minoranze che, fiere della loro diversità, non vogliono cessare d’esistere.

PHILLIP DEERE (1929-1985)

È stato un guaritore tradizionale, originario di Nuyaka Grounds, in Oklahoma, che divenne un leader spirituale, un attivista nei diritti civili e pubblici, ed un esperto nelle tradizioni orali.
Fu il fondatore del “Traditional Youths and Elder Circle” e la guida spirituale dell’American Indian Movement (AIM). È stato un uomo di stato per l’International Indian Treaty Council (IITC) e ha partecipato all’United Nations International Rights Commission tenutosi a Ginevra, in Svizzera.
Nei suoi discorsi ricordava i valori tradizionali, le profezie muscovite, la cura per la Madre Terra, ed ha portato attenzione alle ingiustizie nei confronti degli indigeni americani.
The longest walk (La lunga marcia) è stata registrata in un forum pubblico il 20 Marzo 1980, a Boulder, in Colorado. In questo discorso della durata di 42 minuti Phillip Deere spiega le ragioni principali dell’American Indian Movement e il suo ruolo in questo movimento.

http://video.google.com/videoplay?docid=-2589452221139496575#

TRADUZIONE di Eleonora Roaro


È bello vedere alcuni miei amici, persone che conosco da molti anni, persone che sono state coinvolte in diversi movimenti e persino persone che non ho mai visto prima. Sono felice di essere qui a dire loro alcune parole, in nome del Popolo Indiano.
Un’introduzione è già stata fatta, quindi non voglio perdere troppo tempo parlando di me, o della mia storia passata, perché credo che vi siano cose più importanti di me stesso, cose su cui sarebbe meglio meditare.
Quando venni coinvolto nel movimento e nella lotta Indiana sapevo quello che stavo affrontando, poiché conoscevo i problemi di questo popolo da quando ero un ragazzo. I miei antenati infatti mi raccontarono le profezie delle tribù, ed ho appreso da loro le tradizioni della mia gente.
Non fu mai incoraggiato ad andare a scuola, dato che nemmeno i miei parenti se ne preoccupavano. Loro credevano che una volta in cui fossi stato educato dai bianchi sarei stato contro il popolo indiano. Questo comunque derivava da un’esperienza negativa da loro vissuta. Infatti, far andare gli Indiani contro gli Indiani era stata una vecchia tattica del governo. Per questo motivo la mia gente non si curava che io andassi a scuola; nonostante ciò riuscii ad ottenere il diploma.
Loro volevano che io conoscessi lo stile di vita Indiano. Volevano che io studiassi le erbe e i metodi di guarigione della secondo le tradizioni della nostra gente. Credevano che attraverso l’istruzione non sarei mai tornato a casa come un vero Indiano.
Ho atteso molti anni per vedere che cosa sarebbe accaduto conoscendo le profezie, la mia lingua, le mie cerimonie, le mie metodi curativi.
Non avendo studiato abbastanza nella scuola dei bianchi, soffrii molto di questa cosa quando ebbi la mia famiglia, perché non era mai semplice trovare un lavoro.
In strada potevo vedere la mia stessa gente che guidava macchine bellissime. Avevano case meravigliose, e mi chiedevo se fosse stato così sbagliato non finire la scuola. Dico questo perché molti di voi sono studenti. Mi chiedevo se avessi dovuto andare avanti e finire la scuola. Ho commesso un errore tornando a casa?
Un giorno fu la volta delle mie condizioni di salute. Ero troppo orgoglioso per chiedere l’assistenza sanitaria dello stato o a chiunque altro un aiuto
Più o meno in questo periodo, la “Indian Awareness” stava iniziando a diventare una realtà concreta, e questo avvenne quando iniziai a lavorare. Cominciai quindi a guardare agli insegnamenti del mio popolo e a pensare alle profezie che avevo ascoltato quando ero ancora un bambino. Non avevo mai realizzato che avrei voluto vivere per vedere tutto ciò compiersi.
Mi guardai intorno, e sembrava che non ci fosse alcuna speranza per continuare con quello stile di vita, dal momento che nessuno non si stava più comportando o pensando da Indiano. Mi rifiutai di andare a qualunque organizzazione con la mia o un'altra tribù.
Rifiutai di accettare qualunque programma americano perché nessuno di questi avrebbe portato i miei figli a casa. Nessuno di essi mi avrebbe mai reso più Indiano, ma mi avrebbe strappato via ciò che apparteneva alla mia cultura d’origine. Così chiusi la porta emi presi cura della mia famiglia e dei miei figli. Ma giunse il momento in cui i giovani iniziarono a bussare alla mia porta.
Udii –secondo la profezia Muskogee- l’urlo dell’uomo rosso. Udii le voci del mio popolo, e fu in quel momento che iniziai a lavorare con i giovani indiani.
Non più di vent’anni fa, forse nemmeno quindici, mi misi in contatto con le altre tribù. Non ne conoscevo altre. Per me, l’unica che esisteva era la mia, con la sua lingua ed il suo modo di vivere.
Quando questi giovani mi raccontavano i loro problemi, quando mi dicevano della vita nelle riserve non avevano bisogno di parlarmene per giorni, dal momento che conoscevo ciò a cui loro facevano riferimento. Così mi alzai ed iniziai a lavorare con queste persone. Se posso raggiungere la mia gente, voglio essere lì per incoraggiarli ad andare avanti, come Indiani.
La vita miserabile che la nostra gente doveva vivere era stata pianificata dal governo, o comunque da un non-Indiano. Le nostre vite venivano controllate. Quasi ogni giorno ci veniva detto che cosa fare, perché eravamo sotto il Bureau of Indian Affairs (Uffico delle questioni indiane, BIA), ed io questo lo avevo capito.
Guardavo i giovani ed il loro coraggio. Molti di questi stavano uscendo dalle famiglie affidatarie. Molti di questi venivano dalle aree urbane. Molti avevano dimenticato la loro lingua e non conoscevano nulla delle loro cerimonie.
La maggior parte di loro erano stati cresciuti da non-Indiani che non sapevano nulla delle loro tribù, tanto che molti non sapevano dire a quale appartenessero. Ma sapevano –forse solo perché era evidente- che avevano un diverso colore.
Quando ascoltai l’urlo delle generazioni dei giovani mi guardai indietro, ed ascoltai ancora una volta i miei antenati. In quel momento iniziai ad alzarmi in piedi con questi giovani e a lavorare con loro. Feci un impegno.
Nel 1972, quando il BIA fu occupato, quando i nativi americani, le persone originarie di questa terra venivano circondate dall’US Marshals, quando ricevetti una richiesta di sfratto dallo stato, divenni ancora più determinato a lavorare con gli Indiani. E feci un impegno.
Sulla via di casa trovai un giovane che poteva essere sull’orlo dell’alcolismo, che poteva stare sdraiato in strada a causa dell’alcol. Se questa persona avesse voluto tornare a casa, l’avrei presa con me.
Se ci fosse qualcuno che volesse tornare al suo originario modo di vivere e avesse bisogno di aiuto, perché potrebbe essere stordito dall’aver fumato erba, lo prenderei per mano e lo porterei a casa con me. È il mio impegno.
Da quel momento, non importava affatto di come venissero etichettate queste persone. Potevano essere viste come appartenenti a gruppi violenti, o come militanti. Potevano essere ex-carcerati. Qualcosa dentro di loro diceva loro che erano e che sono i nativi americani, che appartengono al popolo indiano. Sono la testimonianza dell’America occidentale, e ne avevano la sensazione.
Decisi di stare con queste persone, e non ho ancora smesso di credere a quest’idea fino ad oggi.
Vengo frainteso da molti. Mi è stato detto “Come mai, in quanto medico, lavori con questi gruppi violenti?”. Mi è stato detto “Sono sorpreso di vederti avere a che fare con il Movimento degli Indiani d’America”.
Ma ho provato a dare loro qualche riferimento a qualcosa che già sapevano, o che potevano aver letto. La maggior parte di loro erano stati cristianizzati, e molti di noi erano soliti andare in chiesa
Così, ho partecipato, ho supportato molti movimenti. E se non posso essere presente fisicamente, voglio esserlo spiritualmente. Includendo il Wounded Knee e altri movimenti che operavano.
C’erano numerose, rumorosissime organizzazione in tutta la nazione. Organizzate in modo da essere affini alle organizzazione degli uomini bianchi. Così potevano non portare l’essenza dell’essere Indiani ai miei figli.
C’erano molte fazioni in ogni tribù. Ogni tribù ha i propri disaccordi, i propri scontri, i propri litigi che continuano fino ad oggi.
Abbiamo avuto movimenti come Alcatraz, Wounded Knee e Pit River. Abbiamo visto molte occupazioni, numerose proteste. Nel 1977 molti di noi sono andati in Svizzera per fare una presentazione al mondo.
In questa terra che ci è stata descritta come la Terra della Liberà, secondo il modo in cui era stata trovata dai Nativi, non era così libera come credevamo.
Ogni nazione di Indiani aveva fatto un trattato con il governo. Ogni trattato era stato rotto. Parlammo a lungo riguardo i trattati, ma molti di noi iniziarono a capire che le decisione riguardo ai trattati non potevano essere prese dalla Corte suprema.
Il giudice non poteva in nessun modo essere dalla nostra parte. Non gli starebbe stato permesso fare questo. Non può essere in favore di un’altra nazione.
Così, quando parlavamo di trattati, parlavamo di nazioni separate, dal momento che non potevamo fare nulla all’interno della nazione.
Quando vedemmo le nostre donne venire sterilizzate senza il loro consenso mentre il Presidente degli Stati Uniti viaggiava per il mondo parlando dei diritti umani, ci sentimmo come se qualcuno, proprio qui negli USA, avesse bisogno di una lezione sui diritti umani, e non in Russia o in una qualunque altra luogo. Perché i diritti umani erano negati alle popolazioni native.
Nel corso dei miei studi mi è stato detto che vivevamo nella Libertà di Culto, nella Libertà di Parola. Guardavo alle religioni del mondo, perché dicevano “Religioni”, non “Cristianesimo”. Ma la religione non era affatto libera per gli Indiani. Molte delle nostre pratiche religiose erano infatti fuori legge secondo gli atti del congresso. I nostri culti non potevano essere praticati perché certe leggi proibivano questo tipo di pratiche.
Sapevamo che la definizione “Libertà di Culto” non aveva alcun senso per il popolo indiano. Quindi dovevamo cercare questa libertà da qualche altra parte, e combattere per essa. Non avevamo alternativa. Secondo le carte, non si sarebbero più dovuti essere indiani.
E ancora, gli indiani dovevano alzarsi in piedi e provare ciò allo stato: che siamo le popolazioni originarie di questa nazione. Che siamo ancora qui.
Così fu organizza la Lunga marcia dalla Costa occidentale. La gente iniziò a camminare, attraverso diversi stati, fino a Washington DC.
Gli Indiani, ovunque andassero, non trovavano cittadini americani che sapesse qualcosa riguardo queste leggi. Qui in America c’erano persone che non sapevano nulla riguardo le battaglie dei Nativi Americani.
Attraversando questa nazione ed arrivando a Washington DC potei vedere coi miei occhi non solo i Pellerossa marciare per i loro diritti, ma altre persone incontrate lungo la strada che credevano nella Libertà. Incontrammo dei supporters non-Indiani lungo la strada. I bianchi, i neri, i gialli iniziarono a supportare la nostra causa. Iniziarono a stare dietro di noi.
Centinaia, migliaia di loro marciarono fino a Washington con noi, mostrando il loro sostegno.
Nel periodo in cui fummo a Washington, per la prima volta nella storia, al mio popolo fu concesso di entrare nella Casa Bianca. Abbiamo avuto membri del Consiglio tribale, abbiamo avuto Capi e presidenti tribali appartenenti a diverse tribù, ma nessuno di loro ha mai tentato di aprire le porte per il proprio popolo per far sì che potessero entrare nella Casa Bianca. Certo, loro stessi erano entrati nella Casa Bianca. Ma nessun medico, nessuno dei nostri antenati, nessuna di quelle persone che costituisce le radici stesse degli Stati Uniti è mai entrato nella Casa Bianca per parlare direttamente con il Presidente, o con il Vice presidente, o con il Segretario degli interni.
Grazie al supporto che La Lunga marcia aveva avuto, fummo in grado di entrare e di parlare al Vice Presidente e a molti ufficiali del governo.
Queste persone furono indispensabili per la libertà del nostro popolo. Persone che cercavano giustizia in questa nazione. Alcuni tra i più anziani entrarono nella Casa Bianca. Anche se avevano degli interpreti che parlavano al posto loro, entrarono a lamentarsi presso il vice presidente.
Numerosi dei nostri rappresentanti sono andati a Washington, anno dopo anno. Le cose non cambiavano, e iniziavo a perdere la speranza. Alcuni dei nostri capi tribù, membri dei concilio, capi, presidenti avevano fatto numerosi viaggi fino a Washington. Una volta arrivati a Washington, furono preparati per loro dei ricevimenti. Così loro cenavano allo stesso tavolo, indossando i loro abiti ed avendo lo stesso taglio di capelli del Segretario. Erano vestiti come gli ufficiali del governo. Seduti al loro tavolo, facevano sentire i nostri leader così bene, tanto che si dimenticarono i motivi per cui erano lì.
Quindi non ci furono cambiamenti per il popolo americano. Nulla stava accadendo per la nostra gente. Le condizioni di vita erano le stesse nella riserva Pine Ridge e in tutte le altre. Le persone che avevano il controllo dei loro soldi, dei loro fondi, dei loro programmi. Aevano le loro belle macchine. Avevano belle case ed abiti eleganti.
Ma le condizioni di quelli che vivevano nelle aree rurali non stavano cambiando. Così, qualcosa doveva essere fatto perché questi cambiamenti si realizzassero. E toccava alle persone comuni, principalmente della nostra generazione, svegliare il governo.
Molte volte abbiamo ascoltato parlare di questo gruppo come di uno violento. Stiamo ancora parlando del Wounded Knee e di quello che è accaduto lì. La gente parla ancora dei danni che sono stati fatti al BIA nel 1972. Ciò non ha alcun significato per me.
Ciascun amante della libertà dovrebbe fermarsi e domandarsi come mai gli Indiani si stiano comportando in questo modo. Perché manifestano? Perché protestano? Per quale motivo stanno facendo ciò?
Se credi che tutti siano uguali, se credi che ciascuno sia libero, scoprirai le ragioni dietro Wounded Knee. Scoprirai i motivi che stanno dietro la Lunga Marcia e scoprirai delle persone oppresse nel tuo cortile. Troverai le persone più povere e capirai a chi vengono negati i diritti umani. Quindi, dobbiamo fermarci a domandarci come mai i giovani si stiano comportando in questo modo.
Vi fu un tempo in cui erano un popolo orgoglioso. Ma quando si dovettero spostare dalle riserve alle zone urbane, nella vita della città, divenne una vita troppo dura per loro, dal momento che il lavoro venne loro negato e rifiutato, e non perché erano drogati, non perché erano alcolizzati ma a causa del colore della loro pelle.
Nelle strade di Devener, S Francisco, NYC agli indiani, ai giovani indiani fu proibito di andare a scuola, la stessa scuola che voi frequentate. E dovevano camminare lungo queste strade con la testa bassa per la vergogna, vergogna perché erano Indiani.
Ma sono orgoglioso di dire che questi giorni sono finiti. Che non c’è più nessuna ragione per vergognarsi di essere Indiani. Oggi queste persone sono fiere di essere Indiane.
Sono orgoglioso di vedere i nostri giovani indiani prendere parte a queste dimostrazioni. Sono felice di vederli arrivare a Washington come partecipanti alla Lunga Marcia.
Ovunque io vada, vedo giovani indiani con i capelli intrecciati, con piume nei loro capelli, che mostrano il loro essere indiani. Sono fiero di loro, perché non si vergognano più della loro razza.
La Indian Awareness è qui, e non c’è alcun modo per evitarla.
La profezia dice che, una volta giunti al bivio, avremmo dovuto decidere quale strada prendere. Non si possono percorrere entrambe le strade. Bisogna sceglierne una o l’altra. Ora siamo a quel bivio, ed è per questo che molti dei nostri giovani Indiani preferiscono essere Indiani.
C’è stato un tempo in cui la nostra gente puntava il dito l’uno contro l’altro e si rideva del prossimo. Ci si vergognava delle danze e delle cerimonie. Ma oggi l’interesse verso queste cose è cresciuto.
È giunto il momento della rinascita spirituale. E sono stati questi movimenti a rendere tutto ciò possibile. Abbiamo ottenuto l’attenzione del mondo. Ora il mondo sa che qui ci sono i nativi americani.
Il mondo ora sa che abbiamo una nostra religione, le nostre cerimonie. Così, nel Novembre del 1980, abbiamo fatto un altro viaggio a Rotterdam, presso il tribunale di Russell. Diversi indiani provenienti da tribù differenti erano lì per fare un’altra presentazione.
Facciamo sapere al mondo se siamo un popolo libero oppure no.
La libertà di cui oggi parlano i Nativi potrebbe essere la stessa a cui voi pensate. Non stiamo parlando della libertà di entrare in un bar. Se non vuoi che io entri nella Locanda Hilton, non combatterò per questo. Perché non è questo il tipo di libertà che io sto cercando.
La libertà che i Nativi Americani stanno cercando oggi è quella di poter essere chi si è realmente. Hanno il diritto di essere chi sono. Questo è il motivo per cui incoraggio il popolo Indiano . Si può non essere nessuno. Non c’è alcun fallimento nella vita finché non si prova ad essere qualcun altro. Quindi, si deve essere ciò che si è.
Una volta che tu sarai tornato ad essere nuovamente Indiano, a sentirti Indiano, nessuno ti dovrò dire come agire. Saprai esattamente che cosa fare. E, di conseguenza, lascerai andare tutto ciò che non appartiene alla tua cultura.
Possiamo provare che il nostro governo non può fallire. È un governo che funziona, che è stato testato e provato per migliaia e migliaia d’anni. E funziona ancora.
Siamo le uniche persone in questa nazione che vivono senza prigioni. Non abbiamo manicomi.
Era il tipo di vita che abbiamo conosciuto in questi anni in America ad essere sbagliata.
Non c’è nulla di sbagliato in questo stile di vita. Sii chi tu sei realmente e saprai che cosa fare. Nessuno deve dirti come agire.
Per concludere. Vorrei dire agli studenti, se ci sono studenti qui, che a volte le persone mi fraintendono. Non sono contro l’istruzione. Sono contro il lavaggio del cervello.
Fino a che non dimentichi chi se e da dove vieni non c’è nulla di sbagliato nell’istruzione. Ma se dimentichi di essere un Indiano, se ti dimentichi del tuo popolo, se conosci solo uno stile di vita, non sarai di alcun aiuto a me.
Se, invece, conosci entrambi gli stili di vita, se tu pensi che io debba essere condannato, puoi proseguire e condannarmi. Ma fino a quando non conoscerai entrambi gli stili di vita, non avrai alcun diritto di condannare me, o la mia religione, o il mio modo di vivere. E questa è stata la condizione di noi Indiani per diversi anni.
Per anni ed anni diverse organizzazione hanno implorato il governo americano perché non c’erano posti di lavoro per il Bureau of Indian Affairs. Ed un giorno è finalmente passata una legge chiamata “Indian Preference”, e così alcuni dei nostri Indiani laureati iniziarono a lavorare per il BIA.
Ma secondo il sistema scolastico, non sapevano nulla riguardo loro stessi e conoscevano solo ciò che riguardava gli uomini bianchi, così non ci fu nulla di positivo nell’avere degli Indiani dietro le scrivanie. Anzi, a volte gli indiani possono essere più pericolosi degli uomini bianchi.
Quindi dobbiamo conoscere entrambi i modi di vivere. E non importa quanto tu sia istruito, non dimenticherai mai chi sei. Se non perdi la tua identità, potrai essere d’aiuto alla nostra gente.
Un tempo la nonna ti mandava a scuola,la scuola elementare probabilmente. La nonna ti vestiva e voleva che tu andassi a scuola. Perché lei sentiva la mancanza d’istruzione come un handicap.
Lei credeva che l’istruzione ti sarebbe stata d’aiuto, e che magari saresti tornato nelle riserve ad aiutarci. Così lei ha fatto del suo meglio e ti ha mandato a scuola.
Ma lei non sapeva che quella scuola ti avrebbe reso un individuo. Non sapeva che ti avrebbe reso indipendente. Non è questo quello che dice la registrazione del congresso? “Questi selvaggi devono imparare a dire mio, invece che nostro” era l’idea di istruzione agli inizi dell’800, e non credo che oggi sia cambiata.
Quando vai a scuola impari ad essere una persona individualistica. E questo ti condiziona anche dopo. Una volta finita la scuola ed ottenuti diplomi e lauree, i nostri indiani non tornavano nelle riserve. Andavano a San Francisco per un lavoro, da San Francisco a Chicago per un lavoro pagato meglio, poi da Chicago a New York, senza mai tornare nelle riserve.
Mia nonna è ancora nelle riserve. Mio padre anche. Mia zia e mio zio, molti di loro prendono l’acqua dai torrenti; numerosi sono quelli che hanno i bagni esterni e vivono in delle baracche.
Ma se conosci lo stile di vita Indiano, imparerai a come prenderti cura degli altri. Imparerai che queste regole esistono da migliaia di anni.
Le leggi naturali d’amore, pace e rispetto. Nessun uomo può fare delle leggi che possano prendere il posto di questi tre principi. Ed è per questa la ragione dietro alla Lunga Marcia, ed è questo il motivo per cui gli Indiani stanno protestando. Questo è il motivo per cui stanno parlando dei loro diritti. Questi sono i diritti di cui abbiamo bisogno. Questo è il diritto naturale che ci è stato dato.
Non c’è nulla di sbagliato nel conoscere la lingua della tua tribù. Non è sbagliato il tuo modo di essere. Dobbiamo capire questo, e non importa quanta istruzione stiamo cercando, perché è qualcosa che ci è stato dato dal grande spirito e dal creatore. Non ho mai preso parte al congresso perché riconoscesse il mio colore. Dobbiamo essere fieri di ciò che siamo.
Così nella nostra settimana della consapevolezza, è questo quello che voglio offrire agli Indiani, ovunque essi siano, e ai non indiani: di studiare la storia di questa nazione.
Così vi allontanerete dalle idee dei film di John Wayne, dai libri che avete letto. Capirete profondamente che cosa i Nativi sanno facendo, e sarete in grado di comprendere i loro problemi.
Non troppo tempo fa la nostra nazione ha festeggiato i suoi 200 anni. In 200 anni Indiani e non Indiani, se avessero compreso queste leggi naturali, avrebbero dovuto guardare all’altro come fratelli e sorelle. Ma questo non sta accadendo. C’è qualcosa di sbagliato da qualche parte. Dobbiamo rifletterci sopra.
Abbiamo analizzato le ragioni dietro ai fatti di cui ai sentito parlare. La nostra gente sta ancora combattendo, si stanno ancora alzando in piedi per essere riconosciuti.
In qualità di amante della libertà, ogni cittadino americano dovrebbe fermarsi e riconoscere questi problemi. Come possiamo risolvere quelli delle altre nazioni se non siamo in grado di porre fine ai nostri?
Dobbiamo capire che siamo tutti esseri umani, e che è importante agire come uno di questi. Se non sei grado di agire con umanità, probabilmente non appartieni a questa razza. Potrei essere frainteso da molti, ma questo è il motivo per cui parlo del modo di vivere dell’essere umano.
Forse quando parlo del modo di vivere Indiano sbaglio definizione, perché è un modo di vivere naturale. Per cui sarebbe meglio chiamarlo modo di vivere umano.
Grazie.

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