domenica 16 gennaio 2011

Racconto: Eva

Davanti allo specchio, uno scambio di sguardi, pensieri vorticosi, un attimo prima di entrare in scena. S’intitola semplicemente EVA la storia che Irene Piana ha scritto per noi.


Ci guardiamo per un lungo istante, io e Alba.
La odio, lei lo sa benissimo.
Eppure si avvicina, non ne può fare a meno, e il suo sguardo mi dice “Ciao Eva”.
La mia espressione è severa, come ogni sera. E come ogni sera la guardo svestire i panni della sartina di paese per indossare quei patetici stracci che la dovrebbero portare ad assomigliarmi.
Guardala come si affanna tra pettini e forcine nel raccogliere i capelli biondi che le ricadono sulla nuca. Guardala, patetica, mentre armeggia con i suoi belletti, il cerone a renderle il viso una maschera piatta su cui dipingere la linea del mio naso, dei miei occhi, delle mie sopracciglia sottili.
Mi accendo una sigaretta e lei fa lo stesso, immagino che anche questo faccia ormai parte del nostro rituale. C'è avidità nelle sue labbra che sembrano risucchiare i miei pensieri dal tabacco, lo vedo dall'increspatura sulla fronte che ora combacia con la mia.
La lancetta dei secondi scivola ad una velocità innaturale e le nocche delle nostre mani collidono nello schiacciare il mozzicone nel posacenere. Alba si ritrae di scatto.
Stupida, come puoi vergognarti di entrare in contatto con la persona che scimmiotti sera dopo sera?
Nessuno bada a noi, tutt'attorno ci sono solo altri patetici maestri, fruttivendole, falegnami, tutti troppo intenti a dividere l'ultima metaforica sigaretta per guardare verso di noi.
Un fruscio si alza da dietro le tende di velluto alle spalle di Alba.
Un ultimo tocco di rossetto, si sbilancia talmente in avanti che quasi le nostre bocche si sfiorano e riesco per un attimo a percepire il panico che le si scatena nel petto.
Non capisco proprio come faccia ad essere così infantile.
Poi all'improvviso arriva l'uomo con la giacca nera e urla “Tra cinque minuti si va in scena!”
Eva si alza ed io con lei, ci lasciamo alle spalle uno specchio vuoto.



Eva scritto da Irene Piana

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