domenica 30 ottobre 2011

Racconto: Mosche


È una storia di tradizioni tribali e antiche profezie quella che vi stiamo per raccontare; una storia in cui ombre inquietanti ronzano nell’aria e tormentano i sogni di una bambina curiosa.


Lo sciamano l’aveva messa in guardia. Egli, di tanto in tanto abbandonava la sua capanna e la tribù sapeva di doversi riunire al suo cospetto. 
Questo era avvenuto anche una notte, ai tempi in cui Shani era una bambina curiosa. Lo sciamano sedeva di fronte al fuoco, che disegnava oscure figure sulla sua pelle nera. Aveva il viso greve, inciso dall’affilato scalpello della saggezza quanto i suoi talismani di pietra e baobab. Affilata e greve era anche la sua voce che risuonava come il ringhio del licaone. 
Parlò della mosca che sprofonda gli uomini nel sonno, abbandonandoli fra gli artigli dei demoni notturni che ne consumano lentamente i corpi; narrò dello spirito malefico che abita l’insetto, che ne rende irta la peluria ed irrequieti i mille occhi; lo sciamano soffiò sul fuoco, urlando moniti e maledizioni, e fra le ombre e le scintille Shani vide nugoli di avide mosche attraversare le fiamme, non curarsi di lei e muoversi frenetiche sulle sue labbra, sui suoi occhi, entrarle fameliche nelle narici…


Shani urlò. Poggiò affannata le nere mani sulle assi di legno cosparse di paglia sporca; quel sogno della sua infanzia l’attanagliava nella notte solitaria. Ma il tremendo incubo, la feroce tempesta, il torrido calore sono destinati a terminare, recando conforto all’uomo impaurito. Nessuna gioia, però, poteva esserci per Shani; graffiò il legno del pavimento, lacerandosi le nere dita.
Lo sciamano, anni prima, aveva messo in guardia Shani sugli spiriti malvagi che, divenuti mosche, sprofondano l’uomo nell’eterno sonno.
Eppure non l’aveva avvertita degli altri, crudeli, demoni.


La ragazza levò piano lo sguardo, oltre le sbarre di ferro arrugginito della sua gabbia.
Li vide, nugoli di demoni bianchi, diafani, che le ronzavano attorno, con i loro irti cappelli candidi; e la guardavano con irrequieti occhi chiari, la indicavano con quelle pallide dita, la deridevano con quelle voci luminose...
Shani, stremata, si lasciò ricadere sul legno, sognando l'oscura morte della nera mosca che, pietosa, concede alle proprie vittime un sereno, eterno sonno.


Mosche di Andrea Collivignarelli

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