domenica 20 febbraio 2011

Racconto: Total white

Quella che vi stiamo per raccontare è una storia dove il bianco si tinge di nero e dove il nero è una nota stonata che si insinua tra i nostri pensieri. Si intitola “Total White” la storia che Marta Rizzato ha scritto per noi.


Aspettando il produttore, osservavo sorpreso quel posto luminoso ed immacolato come solo il Paradiso poteva essere. Ogni singolo centimetro di ogni singola superficie in quella casa del Berkshire era perfettamente bianco.
Un gruppo di noi stava ascoltando gli aneddoti che la star di turno della Apple Records raccontava.
Dopo un fragoroso scoppio di risate, lo vidi andarsi a sedere al pianoforte.
“Scusi, posso farle una domanda?”
“Me ne fanno a centinaia ogni giorno, cosa sarà una in più?”, mi rispose alzando lo sguardo dalla tastiera. Notai che aveva lunghe dita affusolate, come la tradizione vuole.
“Perché l’arredamento di questa casa è tutto, così, maledettamente, bianco?”
“Mi sorprendeva che ancora nessuno della troupe me l’avesse chiesto.”, con gli occhi accarezzava tutto il perimetro della stanza, “Il bianco”, continuò, “racchiudendo in sé tutti gli altri colori, è sinonimo di purezza, verità. Pace. Il resto della realtà, toglie così tanto spazio all’immaginazione e noi non siamo sicuramente qui per vivere nel dolore e la paura. Cosa c’è di meglio che costruirsi un tempio del candore a casa propria?”
“Non saprei…”, risposi titubante mentre seguivo le sue mani che tornavano a posarsi sullo strumento. Non mi erano mai piaciuti i discorsi di quel genere.
“Allora come la mette col suo pianoforte? Con la sua musica?”, ripresi con nuovo vigore. Non mi sarei arreso con così poco.
Mi restituì uno sguardo curioso: “Cosa intende?”
“Guardi. Ha tasti bianchi e tasti neri. La sua musica è quindi impura.”
 “Su, su! Cosa stiamo aspettando ancora?? Siamo già abbastanza in ritardo!”, urlò il produttore irrompendo nella stanza.
Tornai veloce alla mia postazione. La scena inizialmente buia, sarebbe poi stata illuminata aprendo gradualmente le ampie finestre. Il mio compito era quello di tenere un primo piano fisso sul cantante.

Quando le prime note di Imagine si diffusero nell’aria, attraverso il mio mirino vidi un’incertezza passare sul volto di John Lennon che, suonando, aveva dovuto sfiorare un tasto nero. Capii allora di aver avuto ragione o, perlomeno, di aver appena scalfito un mito.

In memoria di John Lennon, a 30 anni dalla sua morte.



Total white di Marta Rizzato

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