sabato 9 aprile 2011

Formule nella Bottega del Mistero -


Storia di un mago, matematico e astrologo

Nel 1501 a Pavia una donna di 36 anni partorì un bambino. Chiara Micheria, così si chiamava, si era trasferita a Pavia da Milano per nascondere la sua gravidanza, fingendo di essere la governante di un suo padrino. Era infatti vedova e non si era risposata.
Il padre del bambino, a cui fu messo il nome di Girolamo, era Fazio Cardano, un medico e giureconsulto di 56 anni, originario di Cardano di Gallarate, appassionato di matematica e amico di Leonardo Da Vinci. Fazio indossava sempre un vestito rosso e un mantello nero. Aveva fama di mago e di alchimista, anche per la sua amicizia con un fabbro milanese, Galeazzo Rossi, che sapeva forgiare un acciaio straordinario che nessuno riusciva ad eguagliare.
Il bambino, cui fu dato il nome di Girolamo, si rivelò presto d’ingegno assai versatile, mostrando una vivace curiosità in molti campi. Imparò dal padre a leggere e scrivere, la matematica e "certe nozioni quasi occulte". La madre gli trasmise la passione per la musica. A sedici anni imparò a usare le armi, cavalcare, nuotare. Ed era abilissimo nel gioco delle carte, dei dadi e degli scacchi.
Nella sua autobiografia Cardano si definiva "mago, incantatore, spregiatore della religione e dedito ai piaceri più turpi". Di certo fu mago e scienziato, geniale matematico e astrologo ciarlatano, medico dei casi disperati e filosofo di libero pensiero. Conobbe scienziati, artisti e sovrani muovendosi attraverso l’Europa in quel secolo, il Cinquecento, che è noto come l’età dei maghi.
Come scienziato inventò la serratura a combinazione, la sospensione cardanica e il giunto cardanico che dal 1923 (con il modello Fiat Tipo 3) è utilizzato dall’industria automobilistica. Nel 1539 pubblicò il metodo per la risoluzione delle equazioni cubiche ottenendo enorme successo.
Come medico la sua fama crebbe a dismisura quando, chiamato in Scozia al capezzale del cardinale Hamilton che soffriva di asma, riuscì a guarirlo in breve tempo eliminando i cuscini di piume, la polvere a cui evidentemente era allergico e sottoponendolo ad una dieta opportuna.
Nel viaggio di ritorno si fermò a Londra, dove incontrò Shakespeare e suscitò profonda impressione sulla corte inglese. Tracciò anche l'oroscopo del giovane principe Edoardo VI, predicendogli una vita «ben più lunga della media dei suoi contemporanei». Cardano fece appena in tempo a rientrare in Italia quando fu raggiunto dalla notizia della morte di Edoardo. Coperto di ridicolo dagli avversari, si giustificò dicendo di aver sbagliato i calcoli, li rifece, e dimostrò che astrologicamente la data giusta della morte era… quella in cui era effettivamente avvenuta!
Cardano si appassionò anche di crittografia, inventando la “griglia cardanica”, che mise a disposizione degli agenti segreti di sua maestà, la regina Elisabetta I d’Inghilterra.
Il sistema è basato sull’uso di un foglio di carta con delle aperture. Con esso si scrive il vero messaggio su un foglio sottostante, riempiendo poi gli spazi vuoti con un testo innocuo. Se chi riceve la lettera dispone di una griglia identica a quella dello scrivente può facilmente leggere l’informativa.
Nella sua incessante attività si occupò anche di sogni. Nel 1562 pubblicò “I quattro libri che spiegano ogni genere di insonnia descritta nel libro di Sinesio sui sogni”. E fu proprio un sogno ad annunciargli l’inizio della sua tragedia che si consumò a Gallarate.
La moglie del primogenito di Cardano, che non aveva voluto accoglierla in casa perché apparteneva ad una famiglia di dubbia reputazione, rivelò che i due bambini erano figli di due suoi amanti e non del marito. Poco dopo morì, in circostanze misteriose. Il marito fu incarcerato per avvelenamento della moglie, processato, torturato e, nonostante la disperata difesa tentata da Girolamo, giustiziato. L’ira di Cardano contro i giudici fu terribile: una lunga serie di disgrazie li colpì uno ad uno, incluso il governatore. Caduto in disgrazia, Cardano fu arrestato, accusato di eresia, ma fu liberato grazie a potenti protettori tra cui lo stesso San Carlo Borromeo. Come se non bastasse, però, l’altro suo figlio, oppresso dai debiti di gioco, lo derubò.
Stanco e avvilito, Cardano predisse la propria morte, che sarebbe dovuta avvenire il 5 dicembre 1573. Ma anche questo oroscopo, come spesso gli era accaduto, fu un fiasco.
Morì a Roma il 20 settembre 1576 e poiché a Milano infuriava la peste venne sepolto provvisoriamente in S. Andrea a Roma. L’ubicazione della sua tomba definitiva è sempre rimasta avvolta nel mistero.
 
 
Bisanzio

Nel 1967 un cantautore modenese praticamente sconosciuto, di nome Francesco Guccini, pubblica l'LP “Folk beat n. 1”. L’album contiene alcune canzoni già note per essere state cantate precedentemente dall’Equipe 84 (“Auschwitz” e “L'antisociale”) e dai Nomadi (“Noi non ci saremo”) oltre ad altre inedite, come “L'atomica cinese” e “In morte di S.F.”  
Quest’ultima canzone era stata scritta sull’onda dell’emozione provocata dalla notizia della morte di una cara amica della Equipe 84, che era stata comunicata alla band mentre stava per salire sul palco davanti a circa cinquantamila persone.
Poiché  Guccini aveva scritto i primi pezzi quando non era ancora iscritto alla SIAE, essi erano stati depositati da altri autori. La pubblicazione di “Folk beat n. 1”, se da un lato ebbe scarso successo commerciale, valse a Guccini la prima apparizione televisiva.
Il 1 maggio 1967 Caterina Caselli invitò Guccini a partecipare alla trasmissione “Diamoci del tu”, che conduceva assieme a Giorgio Gaber. Per uno strano caso, nella stessa puntata, in cui Guccini cantò “Auschwitz”, fu ospite anche un altro giovane e sconosciuto cantautore siciliano, Franco Battiato, che eseguì “La torre”.
Per Guccini “Folk beat n. 1” segnò l’inizio di una carriera lunghissima, durante la quale ha scritto canzoni per sé e per altri, pubblicando oltre venti album. Inoltre ha composto colonne sonore, è scrittore di testi letterari, autore teatrale e attore.
Guccini è decisamente un autore “colto” che si occupa di varie discipline legate al linguaggio, come la glottologia, l’etimologia e la dialettologia. Per molti anni ha insegnato lingua italiana al Dickinson College, una scuola off-campus dell'Università della Pennsylvania con sede a Bologna. I suoi testi sono densi, caratterizzati da un uso sapiente del verso, da ascoltare più volte per essere compresi in tutta la loro ricchezza e complessità. Quasi sempre sono accompagnate dal suono della chitarra folk. Questo strumento, normalmente dotato di corde di metallo di vari spessori, consente di ottenere un suono deciso con bassi profondi e ricco di armonici.
Ciononostante Guccini, uno degli esponenti di maggior rilievo della scuola dei cantautori italiani, è molto amato dal pubblico di tutte le età, al punto da essere considerato un cantautore a cavallo di tre generazioni. Tra le sue numerosissime canzoni ce n’é una ambientata in una città magica e misteriosa, un crocevia di popoli e civiltà, a cavallo di due ere e di due continenti, Bisanzio, pubblicata nel 1981 nell’album “Metropolis”.
Su questa canzone è interessante ascoltare ciò che dice lo stesso Guccini (nel libro “Stagioni” pag. 181): «Strana canzone, una fra le mie preferite. Bisanzio città, civiltà, vive mille anni più di Roma, continua la sua misteriosa storia mentre da noi arrivano e vincono e si mescolano Goti, Longobardi e Franchi; un po’ il simbolo del nostro essere ora. Bisanzio come New York e noi fra la vecchia civiltà che scompare e una nuova, che non conosciamo, in arrivo. Noi come Filemazio; o soltanto una specie di fantasia personale.»
Il protagonista e io narrante di questa canzone è Filemazio, che così si presenta «Io, Filemazio, protomedico, matematico, astronomo, forse saggio…»
Filemazio osserva la città ai suoi piedi, dall’alto di una torre. La scena si svolge in una notte insonne, tra il sorgere della luna (“affogata in un colore troppo rosso e vago” che impedisce di vedere Vespero, la stella della sera), e la levata di Lucifero, la stella del mattino. In realtà si tratta della stessa “stella” ovvero il pianeta Venere, ma gli antichi credevano si trattasse di due stelle distinte. Siamo ai tempi dell’imperatore Giustiniano I, che ha sposato una ex prostituta e governa su un immenso impero multietnico…

Francesco Guccini, Bisanzio

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