lunedì 6 ottobre 2008

Le strade son Sciangai e i "Grazie" non invecchiano mai- Contributo alla prossima puntata di Siamo In Onda del 11 ott. 2008

Cammini per strada
indaffarato nei pensieri
con il lavoro, la casa e le cose che passano
e tornano costanti,
incontrando quella gente che vaga da sola
e che pure lei pensa ed avrà pure un contatto, una vita, un amore.
Tra incroci e inciampi di sguardi,
sorrisi e mezze parole,
in quel casino che scorre tra i negozi, le case
e la luce che ora s’accende
ed ora si spegne, che ora funziona e poi non va, per un fulmine o una tensione
o un bisticcio di ruoli e non sai chi è stato.
Scendi le scale, rincorri il tram che non ti aspetta e suoni anche in bicicletta,
perché non si sa mai.
La gente ti sente anche se fa finta di non sentire,
la gente ti vede anche se fa finta di non vedere, ma ti fai strada veloce
e passi le vie come i legnetti di uno Sciangai, che san di vecchio in un cassetto della scrivania.
Passa la giornata,
passa, rintocca
e l’orologio pure lui corre, che non vede l’ora
e deve pur tornare sulle dodici,
mentre anche tu “scendi” l’ascensore,
poi quello non va e allora via che sali le scale e brandisci le chiavi di casa
come la spada nella roccia della fatica pesante della giornata incasinata.
Si apre il sipario, la casa si accende
e pure la luce umida di goccioline fresche del frigorifero
che è arrabbiato con te e con tutti quelli che fanno quelle scatolette, lattine, bottigliette, plastichette strane
che le apri, le tocchi e ti devi lavare le mani, ma comunque non va via.
Son le giornate, le gite dei pensieri, le cose che tornano e non tornano,
quei calcoli fatti, cancellati e rifatti con formule nuove, diverse,
un po’ giuste e un po’ sbagliate,
di quelle che ancora tremi nel pensare a quella la,
che quasi ti insultava per la matematica mal contata che avevi
e che comunque con la tua vita poco ci azzecca.
E quando tutto questo si ferma un secondo,
il tumulto, la sfera che gira, che ruota e si dimena,
quando si rilascia quel meccanismo di calamite che tiene i fili di ferro sottile
che muovono tutto il teatrino
e quando ancora t’accorgi di esserci e di esistere e di abbracciare i colori,
ecco che solo una cosa sfiora leggermente i tuoi pensieri,
che nemmeno ci fai caso, ma la dici.
E allora ringrazi tutto quello che hai e tutti quelli che hai,
ringrazi tutto quello che senti e tutto quello che vedi
e ringrazi di poter suonare, ballare, camminare, ascoltare,
mangiare, annusare, ridere, scherzare, piangere ed accarezzare;
dormire, nuotare, rincorrere qualcuno ed inseguire qualcosa,
come un sogno, un ricordo, qualcuno che stimi o che hai stimato,
qualcuno che scappa da te e che vuoi raggiungere;
ringrazi il tempo che è caldo, che è freddo, i bisticci di parole,
i pensieri confusi, le idee sbagliate e le scelte sbagliate, che così poi impari,
l’auto che parte tutte le mattine, il treno che è in ritardo
e quello che passa e che pulisce,
prima ancora che tu ti svegli, ti sveli e scendi,
così non sei costretto a calpestar merda.....tutti i giorni!

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