Nadine adorava provocare sensazioni forti nelle persone che si soffermavano spesso ad osservare la sua eloquente bellezza. Per questo motivo aveva accettato la proposta di quell'artista. Si erano incontrati in un caffè di Place du Dôme. Lei parlava al cellulare davanti ad un cocktail, lui era seduto al tavolino accanto. Nadine si sentiva piacevolmente osservata: un uomo dall’aspetto curato, indossava un gilet blu, una camicia beige con jeans e camperos. Americano di sicuro, non stava niente male, anche se avrebbe voluto poter vedere il suo sguardo, nascosto da tenebrosi occhiali da sole. John l’aveva sentita arrivare, passo veloce, indubbiamente sicuro, avvolta da un profumo delicato ma deciso ed inebriante. Bella, slanciata e bionda, aveva pensato. Sentiva di aver agganciato il suo sguardo e di questo sorrideva, mentre ascoltava, con apparente noncuranza, la sua conversazione telefonica. Subito dopo le chiese banalmente l’ora. La risposta della ragazza coincise con l’inizio di una breve ma piacevole conversazione: parlarono del lavoro di Nadine, stylist manager di discreto successo, e si trasferirono con le parole nel lontano Texas dove John viveva facendo il pittore. Nadine si rivelò subito molto socievole. Della sua estrema loquacità ne aveva fatto un pregio, ma spesso rischiava di trasformarsi in superbia pura. Sapeva parlare troppo bene…di se stessa. John, incuriosito, le chiese di posare per lui. Nadine, voltando lo sguardo quasi indifferente verso la piazza, sembrò pensarci su, come se richieste del genere fossero per lei all’ordine del giorno. Poi accettò. Il tardo pomeriggio del giorno seguente, era sdraiata sul divano di una camera d’albergo dove aveva raggiunto l’artista. Avvolta da un vestitino in taffetà che le accarezzava il corpo, si sentì improvvisamente travolta da una strana sensazione. Distesa, naturale e piacente nell'aspetto, occhi socchiusi, fissava il suo intenditore. La sensazione era quella di librarsi pian piano nell'aria. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quell'uomo che, con grazia e passione, stava prelevando dal suo bellissimo corpo molto più che semplici, omogenee curve e perfetti lineamenti. Nadine si sentì d’un tratto così banale come se la sua bellezza non potesse più competere con ciò che le mani di John stavano sprigionando in quel momento. Davanti ai suoi occhiali da sole, il pennello dell’artista scivolava libero sulla tela di canapa, filtrando e flirtando tra meraviglia e mistero, nel silenzio della pura creatività.
Cullata dal torpore, Nadine si lasciò andare, fino ad addormentarsi completamente. Il giorno seguente, si ritrovò sdraiata su quello stesso divano nella camera d’albergo. Sola. Davanti ai suoi occhi si levava superbo il ritratto. Non il suo, poiché da quell'intensità di colori e linee non risaltava la sua indiscussa bellezza bensì l'altèra creatività di un artista, ora svanito
nel nulla. In basso, una firma leggera: John Bramblitt, pittore non vedente. Aveva raccolto lo sguardo di lei così come lo aveva sentito su di sé.
1 commento:
Bellissimo racconto, complimenti!
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