sabato 4 aprile 2009

I Menestrelli e...la "Poesia Relativistica".

Torna un grande amico di Siamo in Onda, regalandoci uno dei suoi racconti con lo stile inconfondibile del Menestrello. Mentre Marco l'Equi-Librista ha interpretato alla radio il pezzo, ne facciamo dono anche agli amici lettori del notro blog. Un grazie ai Menestrelli di Jorvik e in particolare all'amico autore Federico Di Leva.

Holes! Holé!

Il professore lottava, nel suo studio, con la stilografica in pugno – affilata come un machete – nel tentativo di districarsi da quel groviglio di formule, grafici voluttuosi, e parentesi slanciate…Eppure qualcosa – in quella calligrafica architettura – non quadrava. Le regole dell’universo, che lui aveva tanto diligentemente riassunto e conservato, su quei fogli sgualciti, continuavano a presentare qualcosa d’incoerente. Una sorta di impoverimento, o di remota sparizione. Come se, di tanto in tanto, tra cifre ed incognite… tra variabili e misteriosi segni d’interpunzione matematici, scomparisse qualcosa. Come se, da qualche parte del cosmo, la materia fosse risucchiata, o nascosta, o rapita e celata chissà dove…Non riusciva a cavare un ragno dal buco, il professore. Lavorava da ore, e sentiva il buco allo stomaco, e avrebbe dato chissà cosa per un piatto di bucatini, o per una porzione di risotto all’ossobuco. Purtroppo, però, aveva già speso tutti i suoi soldi in quella ricerca, con le sue mani bucate, e temeva di aver fatto un buco nell’acqua…E invece, no. O meglio… si trattava di buchi, ma di tutt’altro genere. Albert Einstein – senza saperlo – aveva scovato, nel intrico della sua poesia relativistica – i primi timidi indizi dell’esistenza dei buchi neri…


Federico Di Leva 
Menestrelli di Jorvik
(tutto merito del suo buco di culo?)

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