
LA REGINA DELLE NEVI
Fuori è buio. Alessandra lo sa, anche se non vede nulla, ma non è importante il buio, per lei. Alessandra appoggia i palmi delle mani, bene aperti, sul vetro freddo della finestra, poi gli avambracci nudi, fino al gomito. Appoggia anche il naso, le labbra quasi a baciare il gelo del cristallo, si spinge in avanti per far aderire il suo corpo svestito alla superficie trasparente, infine gira il viso e resta così, incollata anche con la guancia come un geco alla vetrata.Vuole assorbire il gelo, Alessandra, vuole diventare di ghiaccio fin dentro le viscere, fino a perdere il cuore come la Regina delle Nevi. Fuori è buio, e piccoli fiocchi bianchi danzano nell’aria, senza peso. Nevica. Alessandra lo sa anche se non vede nulla, nella stanza c’è il cane che dorme sulla coperta accanto al calorifero, c’è il suo respiro leggero e caldo, ma Alessandra distoglie l’attenzione da quell’angolo, vuole solo il freddo, e perdere il cuore. Potrebbe sdraiarsi nella neve e lasciarsi ricoprire, ma odia bagnarsi, preferisce il gelo secco della finestra, che penetra la pelle, la guancia, le ossa. Si concentra sull’odore della neve, si sente anche attraverso il vetro, ed è come uno spiffero bianco che con il respiro può arrivare fin dentro, in profondità. Naso, gola, polmoni. Cuore. Fuori è buio, fuori nevica. Alessandra lo sa, anche se non vede. Essere ciechi significa farsi crescere cento occhi, cento orecchie, cento nasi e mille dita, dappertutto. Per riuscire a sentire l’odore della neve stando dietro a un vetro, udire i fiocchi appoggiarsi a terra, perfino. Diventare una antenna sempre sintonizzata sul mondo, per superare gli ostacoli, guai ad abbassare la guardia, a scollegare il cervello e il cuore, si può inciampare, sbattere, cadere nell’inganno di una voce che sembra sincera, lasciarsi annebbiare i sensi da un profumo falso. Sapere tutto del tizio dell’appartamento vicino senza averlo mai visto, perché in fondo è come se ci vivessi insieme, nella stessa casa. Il muro che separa il tuo soggiorno dalla tua cucina non è diverso da quello che separa il tuo soggiorno dalla SUA cucina. Senti lui che grida: - è pronto, tesoro! - e ti vien voglia di andare a sederti a tavola. Altro che Grande Fratello, altro che intercettazioni telefoniche “Prenditi un cieco come vicino di casa e soddisferai la tua indole esibizionista”, non più centralinisti o massaggiatori, ma un futuro da spie, con stipendi da spie, per tutti questi poveracci non vedenti. Sì, forse sta facendo effetto il gelo della vetrata, forse sto perdendo il cuore e i sentimenti rimasti si congeleranno per poi frantumarsi e cadere e non rinascere più. Mi viene da ridere e da piangere insieme, magari è il cervello che sta andando in ipotermia, ecco che tra poco morirò. Rabbrividisce Alessandra, mentre goccioline di condensa gelata le fanno solletico scivolando tra i seni. La pelle degli avambracci fa male così incollata al vetro, dài che allora funziona. E pensare che sua mamma odia l’inverno. Un pericolo la neve in città per un cieco, dice. Scivolare sul ghiaccio è un attimo, diceva, non parliamo poi di quella fanghiglia sdrucciolevole che lascia la neve sciolta… Il cane va avanti, non se ne accorge lui, non si rende conto. Alessandra non la pensa così. Ad Alessandra piace l’inverno, l’odore della neve, le dolci bruciature che i fiocchi lasciano sul viso, spesso si ferma, alza il mento e se ne sta lì con la bocca aperta e la lingua fuori a mangiarseli. Da bambina non riusciva a capire come potessero esser fatti, perché si scioglievano subito nel palmo quando ci appoggiava sopra il dito. Pensa che non ce n’è uno uguale all’altro, le aveva detto suo padre, guarda che ti faccio vedere, e aveva calcato forte con la biro su un foglio spesso, poi lo aveva girato e Alessandra ci aveva passato sopra le dita su quei disegni in rilievo, uno, due, tre, tutti diversi, aghi, punte, rametti, triangoli, cerchi che si incrociavano tra loro. E la volta dopo, quando si tolse i guanti e porse le mani alla neve, li riconobbe i fiocchi, uno per uno li sentì: tutti diversi. Imparano tutto, i ciechi, prendono ogni cosa, arraffano, rubano i segreti al mondo, odori sapori rumori perchè il mondo non li sorprenda mai. E sono bravi, sono bravi sì, lo dicono gli altri, ma guarda le cose che fai, non sembri nemmeno cieca, non ti servono mica gli occhi per vedere! Alessandra sente la lacrima bagnare il vetro, assaggia il suo sapore salato e caldo. Troppo caldo, rovinerà il progetto di autoglaciazione della Regina delle Nevi, regina dagli occhi bianchi e freddi, regina senza cuore. Non sanno, gli altri, che gli occhi non servono soltanto per vedere ma anche per farsi vedere. Uno sguardo vale più di mille parole, e come la mettiamo con chi uno sguardo non ce l’ha, e gli restano solo le parole? Gli occhi sono lo specchio dell’anima, e dunque non ha anima chi non ha occhi?Alessandra ha occhi dappertutto, ma non sulla faccia. Alessandra può prendere qualsiasi cosa dagli altri, ma non riesce a dare nulla. Se non hai sguardo nessuno ti guarda. Come fanno i bambini che per nascondersi si coprono gli occhi, e gli adulti ridono di una grande verità. Alessandra vuole ghiacciarsi e diventare la gelida Regina delle Nevi perché è una creatura perfetta lei, occhi bianchi e niente cuore. Alessandra sente qualcosa scricchiolare, è un rumore, cric, vicinissimo all’orecchio. Sarà il mio nuovo cuore di ghiaccio che inizia a sgretolarsi, e respira profondamente. Cric, e un piccolo dolore acuto penetra tra le costole, poi spilli ghiacciati nei gomiti e nelle ginocchia, e qualcosa di simile a lacrime calde scorre sulla pelle e gocciola sul pavimento. Cric. Alessandra annusa l’odore della neve e del sangue un attimo prima che la vetrata si frantumi sotto l’insostenibile calore del suo corpo.
R.G.
1 commento:
Bello ed intenso questo racconto.
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