Ma perché nessuno fa più la lingua salmistrata, magari col bollito, il cotechino, la mostarda, la salsa verde... Forse voi a nord-ovest la mangiate ancora, ma qui ormai il salutismo è... devastante...! Io sono del ‘59, ma il carrello dei bolliti all’Hotel Astoria (dai, si chiamavano tutti Astoria, o Alla Posta, si chiamava così anche quello dalle vostre parti!) con il cupolone argentato, i contorni... la lingua, la punta era più tenera, poi diventava più fibrosa. Il puré e gli spinaci, i pomodori “gratin”... Era la fame degli anni ‘60, la fame dei bambini ai pranzi della Prima Comunione, braghette corte per i maschi, vestitino fru fru e cerchietto nei capelli per le bambine, con calzettoni bianchi operati per tutti, diciamo un orribile unisex...
La lingua, poi, la facevano le femmine ai maschi, per vendicarsi dello strappo alle trecce ed alle code di cavallo. Non sapendo che poi, da lì a pochi anni davvero, quelle bocche si sarebbero cercate con cieca, dolcissima, furibonda passione. Ma questa è un’altra storia, tutto un’altro
linguaggio...! Ed alla fine del pranzo eterno arrivava la pesca gialla sciroppata con il cioccolato fondente, l’amaretto... E le foto in bianco e nero, la noia dei piccoli durante le chiacchiere degli adulti, in attesa dell’ammazzacaffé... E fuori, sotto il pergolato, gli altoparlanti del juke box che strillava “...sei quiiiiii... davanti agli occhi mieeeeiii...!” con la voce nasale di Nico di Palo dei New Trolls. Le Giulia 1300 bianche e le Simca 1000 azzurre che cuocevano sotto il sole di maggio, tra la trasgressione irresistibile delle rosse 850 Coupé e delle 500 giallo senape.
Erano gli anni del Sottomarino Giallo.
Marco Franceschini
Nessun commento:
Posta un commento