sabato 19 dicembre 2009

Violetta e il Carnevale


C’era una volta nella città di Ivrea una bella mugnaia di nome Viola, che tutti chiamavano affettuosamente Violetta, come il fiore che aveva il colore dei suoi occhi. Un giorno un giovane si innamorò di lei e la chiese in sposa.
Era quello che attendeva il feroce feudatario che tiranneggiava la città. Egli, da tempo segretamente innamorato della ragazza che respingeva sdegnosamente i suoi omaggi, riesumò un’antica legge o meglio un antico sopruso, chiamato jus primae noctis.
Era il diritto del feudatario a trascorrere la prima notte di nozze con la giovane sposa, un diritto normalmente soddisfatto con un piccolo dono da parte della futura sposa, poco più di un omaggio, come un frutto o un dolce fatto in casa.
Ma Ranieri di Biandrate era un uomo feroce, la cui lussuria era famosa in tutto il Piemonte: giammai si sarebbe accontentato di un piccolo dono giacché egli voleva il corpo di Violetta e l’avrebbe avuto, come la legge gli consentiva.
Violetta, sapendo che il fidanzato avrebbe cercato di uccidere il crudele Ranieri e probabilmente sarebbe morto nel tentativo, accolse la richiesta e si recò per pagare quanto richiesto. Entrò nella camera di un eccitatissimo Ranieri e lo convinse a mettersi a letto, dove l’avrebbe raggiunto non appena si fosse liberata delle sue vesti. Quindi spense pudicamente le luci e, estratto il pugnale che portava infilato nella giarrettiera, spaccò in due il cuore di Ranieri.
La morte del Tiranno fu il segnale dell’insurrezione: le campane cominciarono a suonare ed il popolo impugnò le armi e cominciò a bersagliare di pietre gli uomini di Ranieri che sui carri cercavano di lasciare la città, riparandosi come potevano da quella sassaiola.
Ancora oggi, per ricordare quell’evento il podestà della città getta dal Ponte Vecchio una pietra del Castellazzo come monito per i tiranni antichi e futuri. E subito si scatena per le vie della città una feroce battaglia a colpi di arance tra gli uomini di Ranieri, protetti dalle armature e arroccati sui carri, e il popolo che si assiepa tutto attorno bersagliandoli e venendo bersagliato dagli agrumi.
È il Carnevale della città di Ivrea a cui assiste, ogni anno, la bella Violetta.

3 commenti:

Rossana La Poetrice ha detto...

ma è bellissima questa leggenda! Bravo Alfa! Grazie!

Alfa ha detto...

Grazie Rossana!
è una storia, per quel che so, creata nel clima romantico dell'Ottocento.
Mi sono limitato a riscriverla.

Clelia ha detto...

sapevo che ad Ivrea si tiravano le arance... ma non della storia di Violetta.

Manzoni si sarà ispirato a Ranieri creando il personaggio di Don Rodrigo?

Clelia