sabato 16 gennaio 2010

Le bolle nella palude


Uno strano fenomeno avveniva nella palude attorno all’isolino Partegora, davanti ad Angera. Nell’acqua si vedevano delle bolle e sulla superficie comparivano talora piccole fiammelle azzurre. Qualcuno pensava agli spiriti inquieti dei morti che, come è noto, nelle paludi abbondano sempre.
Un uomo tuttavia rideva di quelle sciocche superstizioni del popolino e intratteneva l’amica Contessa Castiglioni, di cui era ospite, spiegandole che i fenomeni soprannaturali restano tali solo fino a quando qualcuno non ha sufficiente intelligenza da usare la Ragione, per disperdere le tenebre dell’ignoranza.
Per dimostrare che le sue non erano vuote vanterie, il gentiluomo prese una barca e si avventurò nella palude. Utilizzando un bastone per smuovere il fondale, poco profondo in quel tratto del Lago Maggiore, si avvide che piccole bollicine venivano alla superficie. Allora prese a rinchiudere quel gas in alcune bottiglie per poterlo studiare con calma.
Scoprì così che quell’aria poteva essere incendiata mediante la fiamma di una candela e persino con una scarica elettrica. La ribattezzò “aria infiammabile di palude” e prese a costruire alcuni congegni che sfruttavano, le proprietà di quel gas che derivava dalla fermentazione dei vegetali sul fondo della palude. La sua lucerna ad aria infiammabile fu il primo congegno a sfruttare le proprietà del metano.
Questo infatti è il nome che diamo noi moderni all’“aria infiammabile di palude” scoperta da Alessandro Volta nella palude di Angera nel 1776.

2 commenti:

Favoloso ha detto...

beh, era meglio continuare a chiamarla così!
Te l'immagini?
Mi sono fatto l'impianto di riscaldamento con l'aria infiammabile di palude, così coi termosifoni risparmio! :-) sarebbe stato divertente!

Alfa ha detto...

Si, sarebbe stato decisamente divertente!