lunedì 6 dicembre 2010

Racconto: Follia

Cosa c’è di più bello, coraggioso e folle dell’amore? E cosa c’è di più folle quando quell’amore è un sentimento che solo tu puoi capire? S’intitola semplicemente “Follia” il delicato racconto che Alice Di Leva ha scritto per noi.



Eri bello, quando ti ho conosciuto. Eri già vecchio, lo eravamo entrambi, ma per me eri la cosa più fresca e nuova che l’inverno potesse regalarmi.
Avevi sulla pelle i solchi che il tempo scava scorrendo sul corpo, mille meravigliosi fiumi che amavo navigare con la punta delle dita.
Mi guardavo attorno, quando arrivavo al parco, con il respiro rotto dall’emozione e dalla fatica. E tu, con un gesto leggero, mi chiamavi accanto a te.
Nessuno ti si era mai seduto accanto. Eri burbero e restio a parlare degli unici argomenti ammessi in un luogo come quello: passato, solitudine, e gioie coperte da dita di polvere.
Le loro parole ti sarebbero scivolate addosso senza lasciare alcun segno.
Ricordo la prima volta che mi hai sfiorata; un vento gelido e tagliente aveva spinto tutti a rifugiarsi nelle loro stanze; tutti tranne noi, che il vento lo amavamo e lo attendevamo.
Da te ho imparato nuovi gesti e nuovi suoni, ho scoperto una lingua fatta di sibili e sussurri, ho imparato a morire e subito a rinascere, accarezzando la tua pelle e annusandone il profumo dolcissimo...

Come potrò rinascere oggi? Oggi che non ci sei più? Se mi avessi avvertita, prima di andartene... forse sarei stata pronta... in fondo non lo sarei stata mai.

Giaci accanto a me, sulla nostra panchina, freddo distante come non ti avevo visto mai... alcuni ospiti cercano di parlarmi, ma li respingo con una rabbia che non pensavo di poter provare... allora ridono di me. Chiedo alle infermiere perché... che cosa ti è successo. Dicono che eri malato e che non restava nient’altro da fare; che eri vecchio, ormai, e che non devo dispiacermi tanto per un albero del parco...

Ma loro non sanno, non possono sapere quanto forte diventa l’amore, se trova il coraggio di mutarsi in follia.


Follia scritto da Alice DI Leva

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