domenica 5 giugno 2011

Racconto: Volare

La storia che vi stiamo per raccontare è un volo senza ali, un volo a occhi chiusi nel blu delle nostre paure.  Trattenete il respiro e tuffatevi tra le parole che Oscar Taufer ha scritto per noi.



Non dovevo levare le scarpe.
Mi viene da piangere mentre riprendo fiato, la schiena sui sassi appuntiti, le gambe nel vuoto e i piedi che sanguinano. La rupe sembra cosparsa di cocci di vetro, e lascia il segno ancora prima di arrivare in cima.
Mi alzo e guardo giù.
Dal mare non sembra alta ma da qui è un’altra cosa. Quello stronzetto intanto se la ride sulla barca, beato lui. Mi ha messo proprio in un bel casino, e come se non bastasse comincia pure a rompere.

“Dai pisciasotto! Vuoi star lì tutto il giorno? Forza! Se non ti muovi ti lascio qua.”

Si dà tante arie solo perché è più grande. Magari tra qualche anno sarà uno scherzo anche per me, ma intanto che cavolo faccio? Gli occhi fissi tra le onde, quindici metri più in basso, certo non mi aiutano, e non capisco neanch'io se ho più paura del vuoto o dell’impatto. Certo che il fondale si vede proprio bene. Non deve esserci molta acqua. Queste raffiche poi. Ci mancava solo il vento. Sai che ridere se mi schianto sulla scogliera...

“Oh! Hai sentito che roba? Così rischio di spiaccicarmi sui sassi, non è meglio fare domani?”

“Dai, piantala lì e salta. Non avrai paura di un po' d'aria! E poi, come credi di scendere?”

Già, come cavolo si scende da qui? C'è poco da scegliere. Ormai non si torna indietro, si può solo saltare.
Mi avvicino al bordo. Non ci vuole niente, basta un passo, ma le ginocchia traballano e ho una fifa tremenda. Quanto durerà la caduta? Se continuo a fissare gli scogli non ce la farò mai. Sollevo lo sguardo e cerco di svuotare la mente.
Il mare è ovunque.
Le barche filano e i gabbiani si appoggiano al vento. Chiudo gli occhi e volo insieme a loro. Sono una vela che si gonfia, un’ala che si apre. Il mio respiro si fonde a quello del mare, e lo immagino sollevarsi e salire fino in cima alla rupe e prendermi con sé, ed io, sospeso nel suo abbraccio liquido, nuoto in questa vertigine che non è acqua né aria.
Non ho più paura. Niente può farmi male. Riapro gli occhi, piego le ginocchia e spingo.
E volo in picchiata, nel blu.


Scritto da Oscar Taufer

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