sabato 22 ottobre 2011

La cravatta nella Bottega del mistero

Una cravatta rossa sventola al vento

L’anno era il 1706 e nei 117 giorni che vanno dal 14 maggio al 7 settembre si decisero le sorti dell’Italia. Oltre 44.000 soldati franco spagnoli avevano attraversato le Alpi e stringevano in un cerchio di ferro e di fuoco la città di Torino, capitale del Ducato di Savoia, difesa da meno di undicimila Piemontesi.
Il giorno in cui l’assedio ebbe inizio si verificò un’eclissi di sole, che incoraggiò i Torinesi a resistere, dal momento che il sole era il simbolo del re di Francia Luigi XIV, detto il “Re Sole”. E l’eclissi fu presa come un presagio di vittoria.

L’assedio tuttavia fu lungo e sanguinoso. E non mancarono episodi gloriosi, come quando Pietro Micca si sacrificò facendo saltare una galleria che i Francesi avevano scavato sotto le mura per entrare in città. Agli inizi di settembre la situazione volse però a favore degli assediati, grazie all’arrivo di un’armata austriaca comandata da un cugino del Duca di Savoia, il Principe Eugenio di Savoia.
Eugenio, fuggito giovanissimo dal convento in cui era stato rinchiuso con l’ida di farne un uomo di Chiesa, dopo varie vicende rocambolesche era giunto a Vienna facendo rapidamente carriera al servizio dell’Impero. Si era distinto per il suo valore nelle continue guerre di quegli anni, come quando fu ferito da un archibugio durante l’assedio di Belgrado del 1688. Per inciso, Eugenio di Savoia conquisterà Belgrado ancora nel 1717, dopo che era tornata sotto il dominio turco. In quella occasione il primo a scalare le mura della città fu il soldato Giovanni Vittone di Sambughetto di Valstrona, nato nel 1692 e morto nel 1721. in suo onore fu coniata persino una moneta d’oro.

Torniamo al 7 settembre 1706. Piemontesi ed Austriaci sferrarono il contrattacco. Il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia guidò personalmente l’attacco della sua cavalleria sfondando le linee nemiche e aprendo la strada alla vittoria.
Narra la leggenda che un portaordini, ferito mortalmente dai nemici, spirò dopo aver annunciato la vittoria al Duca. Il sangue sul colletto di questo ignoto soldato divenne il simbolo del reggimento Savoia Cavalleria, rappresentato dapprima da un filetto rosso sul bavero nero e dal 1933 da una cravatta rossa.

Il Savoia Cavalleria, che esiste tuttora inquadrato nella Brigata aeromobile "Friuli", fu protagonista di un episodio bellico che ha dell’incredibile durante la campagna di Russia, nella Seconda Guerra Mondiale.
Il 23 agosto 1942, mentre l’armata italiana sul fronte russo ripiegava, incalzata dai Sovietici, in un’ansa del fiume Don le “cravatte rosse” effettuarono l’ultima carica di cavalleria della storia. Solo dei pazzi temerari potevano pensare di caricare con le sciabole contro le mitragliatrici. Eppure, contro ogni probabilità, vinsero le sciabole.


Gettando la cravatta alle ortiche

A partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale dagli Stati uniti d’America si era abbattuta sull’Europa l’ondata del rock. Una musica che travolgeva le regole e squassava il corpo con movimenti scomposti che facevano inorridire i benpensanti di tutto il continente.
Ma le cose stavano per cambiare. Con l’atterraggio dei Beatles al John F. Kennedy International Airport il 7 febbraio 1964 cominciò la British Invasion. Erano ora i gruppi musicali inglesi ad invadere gli USA ed il resto del mondo, diffondendo e affermando un nuovo modo di fare musica.

Il cambiamento non si limitò solo all’ambito musicale, estendendosi in poco tempo all’abbigliamento, ai rapporti sociali.
Nell’ambito di una forte contestazione delle regole della società borghese la cravatta divenne uno dei simboli da rifiutare da parte di quella generazione di “capelloni” che inseguiva l’utopia di una società libera e predicava la pace.

Era iniziata l’era, giusto per fare alcuni nomi, dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Who, dei Deep Purple, dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd e dei Kinks.
I Kinks furono costituiti dai fratelli Ray e Dave Davies nel 1964. Nell’agosto di quello stesso anno il brano "You Really Got Me" esplose come una bomba scalando le classifiche. Le sue sonorità, coi riff distorti di chitarre che ne fecero il primo brano hard rock della storia, destinato ad avere un’influenza notevole sul successivo sviluppo di questo genere musicale.

I Kinks stavano conquistando il successo, finché non avvenne un incidente che compromise non poco lo sviluppo di una carriera continuata, in ogni caso, sino agli anni Novanta.
Il 19 maggio 1965 durante un concerto in Galles tra Dave Davies e il batterista Mick Avory scoppiò un alterco che finì con Davies a terra privo di sensi. Per evitare guai il gruppo finse che il tutto fosse parte dello spettacolo, ma ciò non evitò che la federazione americana dei musicisti li bandisse per quattro anni dalle scene americane. E siccome ciò avvenne nel pieno della British invasion, il danno non fu indifferente.

In ogni caso nel 1965 i Kinks compongono un’altra straordinaria canzone, una delle tre del gruppo che compaiono nella lista delle 500 canzoni che hanno dato forma al rock.
I Kinks criticano satiricamente l’ipocrisia della classe media e di quella dominante, che dietro un abbigliamento impeccabile e comportamenti apparentemente irreprensibili nasconde i peggiori istinti. La canzone è stata inserita nella colonna sonora del film Juno, del 2007, in cui una ragazza minorenne rimasta incinta decide di tenere il bambino sfidando i pregiudizi della società che preferirebbe farla abortire.

The Kinks, A well respected man


La foto è una cortesia di ELE.


La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
The OverUnder - That Necktie Makes You Look Ridiculous
Aretha Franklin - Tighten up your Tie button up your Jacket
Luca Carboni - La cravatta
Modugno – Vecchio frac


Ma voi, quali altre canzoni pro o contro la cravatta conoscete?

Fatecelo sapere coi vostri commenti!





www.illagodeimisteri.it

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