sabato 28 gennaio 2012

Il direttore della Bottega del mistero

L’arte di dirigere l’ospitalità

Nel 1492 un capitano genovese al servizio della corona di Spagna stava dirigendo una piccola flotta di navi attraverso l’Oceano Atlantico. Il 12 ottobre, dopo quasi due mesi di navigazione senza vedere terra, avvistò una costa sconosciuta, cui diede il nome di San Salvador. Cristoforo Colombo credeva di aver fatto il giro del mondo e di trovarsi in Asia. In realtà era finito alle Bahamas e di fatto aveva scoperto le Americhe, ma finché campò non volle ammetterlo.
Narra la leggenda che durante quelle lunghe settimane in mare, a dirigere la cucina ci fosse un cuoco originario del Lago d’Orta, per la precisione di Armeno. Tutto il Cusio del resto è tradizionalmente terra di cuochi, camerieri, chef, direttori d’albergo e di quanti lavorano nel settore alberghiero, ma Armeno è considerata la capitale di quanti lavorano in questo settore.

Nella prima metà del Cinquecento Carlo V d'Asburgo si trovò sulla testa le corone di Re di Spagna, Re d'Italia, Arciduca d'Austria e Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico. E poiché l’impero che dirigeva aveva colonie anche nelle Americhe e in Asia si vantava che su di esso il sole non tramontasse mai.
Carlo V, secondo un’altra leggenda, aveva però una debolezza. Era molto affezionato al suo cuoco che gli preparava delicati manicaretti adatti alla sua salute cagionevole. E poiché il suo cuoco era originario di Armeno, ogni volta che questi aveva nostalgia della patria e chiedeva di poter tornare a casa per un poco, lo faceva scortare da uomini fidati con il compito di ricondurglielo sano e salvo.

Armeno però non è patria di semplici cuochi. Molti armeniesi fecero carriera e si trovarono ai vertici di strutture alberghiere importanti, incontrando strada facendo i più famosi protagonisti della storia.
Come, ad esempio, Luigino Lucchini che ancora ragazzetto lavorava come cameriere e portava tutte le mattine il mazzo di rose baccarà che la direzione dell’albergo offriva a Wallis Simpson, la donna per cui Edoardo VII d’Inghilterra aveva lasciato il trono nel 1936.

Giorgio Marzi, allora direttore dell’Hotel Royal di Courmayeur, si trovò invece ad affrontare un curioso problema. L’ascensore che doveva portare Sandro Pertini nel suo appartamento era troppo piccolo per contenere anche la scorta. Il Presidente tolse tutti dall’imbarazzo con una battuta, dicendo che si sentiva più tranquillo se l’avesse scortato da solo il giovane direttore.
Oggi ad Armeno è ancora attiva e vitale un’associazione di Alberghieri che ha anche allestito un piccolo museo dove espone orgogliosamente tanti ricordi e memorie di una vita trascorsa all’insegna del detto che a tavola, chiunque sia, per il cuoco o il cameriere, è sempre il Re.

Dediche velenose

Era il 1979 e sulle scene musicali italiane usciva l’album di un giovane cantautore di Domodossola. “Alberto Fortis” s’intitolava semplicemente, prendendo il nome dall’autore e interprete. Subito fece scalpore per i testi delle canzoni incluse. “E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti” sono infatti le prime parole della prima canzone, una sarcastica invettiva “contro Roma”.
Come se non bastasse, la seconda canzone conteneva invece una dichiarazione d’amore incondizionato verso Milano, prendendo come bersaglio un certo Vincenzo, che il cantante prometteva di uccidere, in quanto “troppo stupido  per vivere”. Vincenzo era il nome dietro cui si celava, non troppo nascostamente, Vincenzo Micocci, all’epoca direttore generale della casa discografica IT, avente sede a Roma.

Ce n’era abbastanza per suscitare furiose polemiche e una sorta di boicottaggio contro il giovane cantante del nord, da parte delle emittenti di stato aventi sede nella capitale.
L’album fu invece apprezzato e sostenuto dalle radio libere. Queste erano state autorizzate ad operare con la storica sentenza della Corte Costituzionale del 28 luglio 1976 che aveva romtto il monopolio della RAI. Anche il fumettista e artista Andrea Pazienza prestò la propria opera per un colorato videoclip della canzone.

Non era per altro la prima dedica velenosa della storia della musica. L’album “A night at the opera”, che nel 1975 consacrò i Queen come una delle maggiori band del pianeta, si apre con il brano "Death on Two Legs (Dedicated to...)" scritta da Freddie Mercury contro l’ex-manager, Norman Sheffield. In quel caso però il nome non era espresso e fu lo stesso Sheffield a tradirsi, intentando una causa ai Queen.
Nel caso di Fortis occorre dire che le canzoni nacquero dalla forte delusione provata dal giovane cantante durante il periodo trascorso a Roma in cerca di fortuna. Incompreso nella capitale da Vincenzo Micocci, solo a Milano trovò l’attenzione necessaria da parte dei discografici.

In ogni caso Fortis ha sempre voluto precisare che “A voi romani” non era rivolta contro gli abitanti di Roma, quanto piuttosto contro il Potere, che aveva nella capitale la sua sede e i suoi simboli.
L’artista gradualmente modificò anche il testo dell’altra canzone, smussando gli aspetti più polemici, per giungere a cantare "Vincenzo io ti abbraccerò", in una trasmissione televisiva del 2010, andata in onda una settimana dopo la morte di Vincenzo Micocci. Una sorta di riconciliazione postuma, a trent’anni di distanza.

Alberto Fortis - “Milano e Vincenzo”

A chi volesse approfondire la storia degli Alberghieri di Armeno consiglio il libro di Vincenzo Amato, “1954-2004. Cinquant’anni di amicizia”, Bolzano Novarese, 2004.

La foto è una cortesia di ELE.


La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.


Queen - Death on Two Legs (Dedicated to...)

Ma voi, quali altre canzoni dedicate a direttori conoscete?

Fatecelo sapere coi vostri commenti!

www.illagodeimisteri.it

Nessun commento: