sabato 31 marzo 2012

A piedi nella bottega del mistero

I piedi sulla roccia

La roccia è simbolo di qualcosa di stabile ed immutevole. Passano le generazioni degli uomini, ma le rocce rimangono al loro posto, a differenza della sabbia in cui i segni scompaiono nel giro di una manciata di minuti. Per questo motivo trovare impronte sulle rocce è per molti aspetti sconvolgente e fonte di miti e leggende.
Talora si tratta di antichissime impronte di ominidi, come quelle scoperte a Laetoli, in Africa, che rappresentano un’istantanea di 3,7 milioni di anni fa, impressa per sempre sulla cenere vulcanica solidificata.

Impronte come queste possono generare curiose leggende. È il caso delle “Ciampate del Diavolo”, a Tora e Piccilli, un piccolo comune dell’Alto Casertano dove si trovano delle impronte che tradizionalmente si credeva fossero state lasciate da Lucifero su una colata di lava incandescente.
In realtà si tratta delle impronte lasciate da uno dei primi uomini giunti in Europa. Tra 385.000 e  325.000 anni fa un Homo Erectus camminò su uno stato di fanghiglia vulcanica. Dalla loro misurazione sappiamo che era  alto circa 1,60 m e di piede avrebbe potuto indossare scarpe di numero 35-36.

Altre volte le impronte hanno forme strane e particolari. La loro forma, la distanza tra un’orma e l’altra suggeriscono che non siano state lasciate da esseri umani.
E infatti si tratta in certi casi di impronte di dinosauri, che dalle epoche più remote giungono a noi impresse nella pietra. Impronte che assieme al ritrovamento di ossa fossili hanno contribuito a far nascere i miti dei draghi e dei giganti.

Ci sono anche impronte collegate a personaggi importanti, capaci di imprimere nella roccia la forma del proprio piede, a testimonianza di eventi miracolosi.
Così, al Sasso Gambello, all’imbocco della Valle Strona c’è una roccia su cui si trova l’impronta del piede di San Giuseppe. In fuga dagli ariani con la Sacra Famiglia nella piana di Cireggio, avrebbe preso la Madonna e Gesù Bambino in braccio, spiccando un gran balzo oltre il torrente Strona. Lasciando il suo segno nella roccia.

Anche San Giulio, personaggio molto legato al lago d’Orta, lasciò il segno su una roccia, dalle parti di San Maurizio d’Opaglio. Precisamente alla Fontana di san Giulio, una sorgente perenne considerata miracolosa, dove da tutto il Novarese si andava in processione a prendere l’acqua limpidissima per bagnare i campi in tempo di siccità per invocare la pioggia.
Narra la leggenda che il santo, andando verso l’isola che sorge in mezzo al lago si sia fermato lungo la costa occidentale e chinandosi a bere a questa fonte abbia impresso l’impronta del suo sandalo su una pietra in cui è ancora visibile…



Domenica, maledetta domenica
Cosa c’è di più allegro e spensierato dei piedi dei bimbi che corrono ai lati delle strade? Ma se sotto i piedi dei bambini vi sono i pezzi di vetro di bottiglie incendiarie e ai lati della strada vi sono dei corpi sparsi come bambole rotte ecco che l’idillio si spezza e la tragedia irrompe sulla scena.
Alla fine degli anni Sessanta in un angolo di Irlanda sottoposto al governo inglese era cresciuta la tensione tra la popolazione di fede cattolica e quella protestante. Quest’ultima, discendente dei coloni inglesi, giunti un paio di secoli prima in Irlanda, costituiva la maggioranza e deteneva gran parte del potere, discriminando i cattolici.

Di fronte alle rivendicazioni della minoranza cattolica, parte della quale chiedeva la riunificazione dell’Irlanda del Nord (Ulster) con il resto dell’Irlanda, gruppi estremisti protestanti iniziarono ad attaccare le manifestazioni e le case della comunità cattolica. 
Sull’altro fronte la violenza andava ad ingrossare le fila dell’IRA l’esercito repubblicano clandestino che dava vita a vari atti di terrorismo. In tutto questo il governo inglese decise l’invio dell’esercito per ristabilire l’ordine.

Il 30 gennaio 1972 era domenica e i movimenti per i diritti civili dei cattolici organizzarono una manifestazione non autorizzata per protestare contro la nuova legge che consentiva l’arresto di chiunque a tempo indeterminato e senza processo.
Al 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico fu ordinato di disperdere la manifestazione. Cosa che i soldati fecero utilizzando l’armamento in dotazione. Spararono sulla folla disarmata uccidendo 13 persone e ferendone altrettante, una delle quali morì 4 mesi dopo.

Quella giornata passò alla storia come la “domenica di sangue”, segnando l’inizio di una fase ancora più crudele della guerra civile perché moltissimi furono i volontari che andarono ad arruolarsi nell’IRA dopo la strage e l’insabbiamento della vicenda da parte del governo inglese.
Una guerra che si è trascinata fino ad oggi, nonostante un netto miglioramento della situazione a seguito dell’accordo di pace del 1998. Una domenica di sangue che colpì molto un ragazzino di 11 anni figlio di madre protestante e padre cattolico. Che non riusciva a capacitarsi di come cattolici e protestanti non potessero vivere assieme, pur credendo tutti nel medesimo Dio dell’amore.

Quel ragazzino si chiamava Paul Hewson e nel 1976 avrebbe risposto ad un annuncio pubblicato sulla bacheca di una scuola di Dublino.
Il volantino cercava giovani musicisti per formare una band. Paul Hewson, con il nome di Bono Vox, entrò così a far parte degli U2, scrivendo, tra le tante canzoni, una dedicata proprio a quella maledetta domenica di sangue.



La foto è una cortesia di ELE.


La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.

Ligabue – una vita da mediano

Sting Walking in Your Footsteps


Ma voi, quali altre canzoni che parlano di piedi conoscete?

Fatecelo sapere coi vostri commenti!


www.illagodeimisteri.it

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