sabato 22 novembre 2008

il Lago dei Misteri: chi era quella pupa?

Sapete quanto il mistero possa far breccia nella mente di ognuno di noi e quanto i racconti misteriosi possano catturare la nostra attenzione e la nostra curiosità.
Il blog www.illagodeimisteri.it che informa su leggende, fatti strani che gravitano intorno al Lago d’Orta ci regala un'altra pillola di mistero.
La Pillola di mistero di questa sera è un omaggio ad una famosa leggenda metropolitana
e al paese fantasma di Ingravo, che sorgeva dove ora si trova il cimitero di Bolzano Novarese. Marco l’Equi-Librista lo ha letto in onda per voi...per chi se lo fosse perso alla radio eccolo qui sotto riportato fedelmente.


La pupa e il motore

Stavo salendo sulla mia nuova Porche, fuori dal solito bar di Arona, quando la vidi. Una pupa di quelle che ti lasciano a bocca aperta. Carrozzeria da urlo, accessoriata al punto giusto, sguardo smarrito. «Puoi darmi un passaggio?» mi chiede «Dovrei tornare a casa...» «Ti porto anche in Paradiso, se vuoi!» le rispondo. La faccio salire, aprendole la portiera. Un po’ di cavalleria
non guasta per creare la giusta atmosfera. Le chiedo dove abita. «A Bolzano» mi risponde con un filo di voce. Sfodero uno dei miei sorrisi scioglicuore, ingrano la marcia e parto sgommando.
Mentre i fari squarciano le tenebre davanti a noi, inizio ad accordare le distanze tra di noi. Il motore è la musica che fa da sottofondo al canto delle mie parole, che la carezzano gentilmente, tessendo attorno all’uccellino una rete da cui non potrà fuggire. La vedo giocherellare con una ciocca di capelli, segno inequivocabile che le mie parole stanno centrando il bersaglio.
Stiamo uscendo da Invorio quando parla nuovamente. «Voi uomini avete parole dolci, ma i vostri gesti, poi, ci feriscono...» Rimango un po’ sorpreso da quelle parole, ma non mi scoraggio. Se fosse mia abitudine fermarmi alle prime difficoltà non avrei il carniere pieno di prede. Mentre infilo le curve lungo la palude assesto i colpi definitivi, dicendo quelle parole a cui nessuna donna potrà mai resistere. Quando imbocco la salita, dopo il ponte sull’Agogna,
sono certo di averla in pugno. «Fermati qui» mi dice, infatti, poco dopo l’ultima curva. «Davanti al cimitero?» domando ironico. «Sono arrivata. Non vuoi scendere da me?»
In quel momento sento un brivido gelato. Mi volto verso di lei, ma non vedo nessuno.
Il giorno successivo ho dovuto far cambiare il sedile della macchina...

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