sabato 1 novembre 2008

Marco l'Equi-Librista e...quello scrittore "dal temperamento facilmente eccitabile"

Sul tema "Paura" ci si perde in considerazioni, citazioni, racconti e opinioni. Da buon appassionato di letteratura il nostro Equi-Librista ci parla di una delle figure più importanti della letteratura d'America.

Parliano di Edgar Allan Poe.
Questo scrittore ha probabilmente inventato il genere horror.
Poe è uno scrittore dell’ottocento e le sue storie, agli occhi di un lettore moderno, non sono più così spaventose come erano al momento della loro prima pubblicazione. Credo valga tuttavia la pena di parlarne perché nonostante non siano le classiche storie del terrore che inchiodano il lettore al libro e non lo fanno dormire la notte, sono storie in cui, grazie alla bravura dello scrittore, l’animo e le motivazioni di assassini e pazzi sono stati descritti in maniera superba.

Poe ha avuto una vita sregolata, da genio maledetto, e questi eccessi li ha ripresi più volte nella stesura dei suoi racconti. Una cosa comune a molte storie di Poe è che lui vuole lasciare in dubbio il lettore sulla plausibilità dei fatti narrati: ci sono degli avvenimenti che potrebbero essere ritenuti soprannaturali ma che potrebbero anche spiegarsi razionalmente, come a dire: guarda che questi orrori non è necessario che vengano perpetrati da un poco probabile spirito maligno; possono essere fatti anche dal tuo vicino di casa, per cui stai attento….forse è questo il motivo per cui i suoi racconti sono così inquietanti: parlano di cose che potrebbero accadere a chiunque.

Un racconto che gioca su tutto questo è “Il gatto nero” in cui si parla della storia di un uomo normalissimo che cade del tunnel dell’alcool. Questa sua dipendenza lo porta ad avere attacchi d’ira. Tali attacchi lo portano ad infliggere tremende sevizie al gatto di casa: un giorno gli caverà addirittura un occhio, mentre, un altro giorno, arriverà ad impiccarlo all’albero in giardino. Il gatto si vendicherà (o almeno è quello che crede l’uomo, nonostante razionalmente dica a se stesso che ciò non sia possibile). Come si vendicherà? Un giorno la casa dell’uomo va a fuoco e lui crede sia stata opera del gatto, anche perché sull’unico muro rimasto in piedi compare una macchia di fumo che sembra in tutto e per tutto un gatto con un cappio al collo.
Come se non bastasse, alcuni giorni dopo, spunta in casa un gatto del tutto identico a quello che aveva ucciso, occhio mancante compreso. La storia continua con un finale macabro in cui il gatto la fa ancora da protagonista.

Un altro racconto in cui descrive benissimo il terrore di una persona è “il pozzo e il pendolo”.
Un uomo si risveglia trovandosi legato ad un tavolo nel buio più assoluto. Un po’ per volta le pupille si abituano all’oscurità e allora capisce dove si trova. Si trova sul fondo di un pozzo dalla sommità del quale si abbassa, a poco a poco, una sorta di pendolo formato da una lama tagliente. Esso si avvicina sempre di più alla vittima, un centimetro per volta, lento e implacabile. Il prigioniero non può fare niente se non aspettare e cercare di farsi il più piccolo possibile per ritardare l’impatto con la lama. Si accorge che sul fondo del pozzo, di fianco a lui, ci sono dei ratti. Essi sono attratti da un piatto lasciato li chissà da chi con del cibo ormai putrefatto. Il protagonista, allungandosi, riesce ad acchiappare alcuni brandelli di quella carne puzzolente e a strofinarseli sulle corde che lo tengono inchiodato al tavolo.
Fa così nella speranza che i ratti, attratti dall’odore del cibo, inizino a rosicchiare le funi su cui tale cibo era stato spalmato.
La sua idea era sostanzialmente giusta, infatti dopo alcuni attimi di esitazione alcuni ratti si fanno coraggio e saltano sul corpo dell’uomo iniziando a rosicchiare le corde, dapprima timidamente, poi sempre più voracemente.
In breve l’uomo è coperto da una marea brulicante di ratti dagli occhi rossi e maligni che, incuranti della discesa inesorabile della lama, banchettano con le corde e, ogni tanto, anche con la carne del disgraziato che si dibatte tra l’orrore di essere coperto da quelle nauseabonde bestiacce e la speranza che le stesse riescano a liberarlo.

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