L’UOMO VENUTO PER FARE DEL BENE.
L’uomo venuto per fare del bene arrivò a piedi. Spuntò all’alba dalla strada per Marsiglia, aveva un vecchio saio consunto, occhi ardenti e la verità in tasca. Il prete del paese dubitava che si trattasse davvero di un frate, ma quando l’uomo si mise a predicare in piazza, si sistemò in prima fila. Se anche qualcosa nelle sue parole sapeva un poco di eresia, si trattava pur sempre di una voce nuova, merce rara nel paese. Lo straniero aprì le braccia e con voce tonante ricordò alla folla la brevità della vita e lo sguardo rabbioso di Dio sempre attento ai loro peccati. Poi sorrise, rasserenato e invitò alla bontà e all’unione poiché lui era giunto per fare del bene e lasciare la pace nel cuore della cittadinanza. Di fianco al prete, la vedova e lo storpio avevano gli occhi lucidi di commozione. Il predicatore se ne andò già nel pomeriggio, con un vago mal di testa e la coscienza a posto. Lo storpio non ricevette mai tante elemosine come quel giorno, frutto del vago desiderio di espiare che era rimasto come un profumo nell’aria. La vedova andò a trovare le tre figlie per rappacificarsi con i loro mariti. Il prete, dal canto suo, si trovò la chiesa piena e fece notte con le confessioni.
Era l’inverno tra il 1347 e il 1348. L’uomo venuto per fare del bene morì una settimana dopo e non seppe mai di essere stato lui a portare la peste in Italia
Antonella Mecenero
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