sabato 6 dicembre 2008

I Menestrelli: La Ghigliottina


"Non ci sarebbe stata alcuna Rivoluzione senza di me, non ci sarebbe la Repubblica senza di me...so che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo...
se io ora difendo me stesso è per difendere quello cui aspiravamo... abbiamo dichiarato che su questa terra il più umile tra gli uomini è uguale al più illustre, la libertà che abbiamo conquistata l’abbiamo data a chi era schiavo affinché alimenti le speranze che abbiamo generato. Questa è più di una grande vittoria in battaglia, più di tutte le spade..."
Sono parole di Georges Jacques Danton; come sono diverse talvolta le aspettative dalle reali conseguenze di quanto si è creato!

Anche stasera i nostri bravissimi autori ci hanno preparato un racconto.
La penna è di Mario Favini.


Ghigliottina
Lo chiamavamo Progresso, e credevamo ciecamente nella sua marcia inarrestabile.
Avevamo spezzato le catene della tirannia, avevamo cancellato i privilegi e dichiarato che su questa Terra il più umile degli uomini vale tanto quanto il più illustre.
Avevamo conquistato la libertà per donarla a chi era schiavo, avevamo creato comitati e commissioni per salvaguardarla, quella libertà, e per cancellare le barbarie del nostro oscuro passato. Io stesso m’ero impegnato in prima persona affinché il monarca fosse deposto, sognando un governo repubblicano e popolare, per questo nostro Paese, rischiando la vita per difendere la nostra dolce Francia. Avevo creato questo stesso tribunale quale ultima risorsa per uomini disperati, senza immaginare che si sarebbe trasformato in un flagello per tutti, senza immaginare che sarebbe giunto a condannare perfino me alla più barbara delle pene, alla più disumana.
Lo chiamavamo Progresso, e pensavamo che il destino fosse con noi. Nei nostri sogni ad occhi aperti l’umanità marciava compatta, illuminata dalla nuova luce della Ragione.
Ora, mentre salgo al patibolo, mentre il boia incappucciato sta per azionare
la macchina, mentre la lama della ghigliottina cala implacabile, osservo i volti tra la folla, e vedo le smorfie animalesche di quei selvaggi: bramano soltanto di veder rotolare la mia testa, la testa mozzata del loro idolo di un tempo, la testa di Danton, il rivoluzionario.

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