sabato 7 marzo 2009

Perry Zona e l'Angelo di carta

L’amico del cuore.

Lo fa quasi ogni sera. Mi rigira e mi rivolta, mi veste di parole e mi spoglia, in un gesto d’ira a volte mi butta…mi caccia via e poi mi riprende. Mi piange addosso e poi, improvvisamente, mi inonda di risate. La vedo crescere ogni giorno, assistendo a tutti i suoi tentativi di spiccare il volo e raccogliendola in ogni sua caduta. E’ proprio come un angelo. Quando si sente felice, me lo dice forte…e di tanto in tanto capita che per sbaglio mi lascia in vista. Ma poi si accorge e mi nasconde. Si arrabbia se qualcuno mi prende, a volte mi difende come fossi la cosa più importante della sua vita. Gioca, scherza e…vive. Di intense passioni ogni giorno e dice che io sono l’unico al mondo a capirla veramente. L’ascolto in silenzio, sarà questo il mio segreto? Certo non è facile…starle dietro. Ci vuole una gran pazienza. E’ piena di iniziative, è sempre in movimento, ha un flusso continuo di pensieri che la irrorano ogni secondo. Spesso mi descrive tutti i suoi pensieri, ne esco sfinito e per un po’ non mi dispiace restare inerme. In attesa del suo prossimo coinvolgente racconto…adoro ascoltarla. Sembra così vorticosamente complicata, ma in fondo è solo appassionata. Mi racconta di un sentimento speciale, le sue parole emanano incanto, il suo cuore è in sullucchero. Mi descrive momenti meravigliosi, emozioni spettacolari che le colmano l’anima. Così mi abbraccia e balla in tondo per tutta la casa. Scopre l’amore e me lo descrive in ogni suo particolare, intingendo il pennello nell’inchiostro del cuore. E’ vera, è viva e…so tutto di lei. Poi all’improvviso…smette di parlarmi. Pagine intere completamente vergini si intromettono fra noi. La vedo aggirarsi come uno spettro adesso…come l’ombra che gli angeli non potrebbero mai avere. Mi osserva, mi sfiora ma non mi prende. Infine mi sfoglia.
Mesto lo sguardo, spento ogni suo movimento. La sprono con il mio consueto fruscìo, la spio. Lei abbozza ad un sorriso. Poi cala di nuovo quel triste velo. Mi stringe al petto e poi finalmente mi parla di nuovo. E mentre una lacrima, la più grossa, mi inonda, lei scrive:
giovedì 10 aprile
Caro Diario,
mi hanno stuprata.