
Il nostro amico autore Mario Favini torna con un racconto crudo e reale che fotografa una delle tante accezioni della libertà.
SBARRE
di Mario Favini
Ce l’ho fatta, finalmente. Dopo tanti sacrifici, ce l’ho fatta. Oggi si realizzerà il mio desiderio più grande. Andrò in televisione, e tutti parleranno di me. Un mese fa, quando il responsabile della trasmissione mi ha chiamato, non riuscivo a crederci. Invece è tutto vero: sto per partecipare a un reality. Sto per diventare famoso. Se sono arrivato fin qui, è solo grazie a me stesso.
Se sono arrivato fin qui è solo perché me ne sono sempre fregato di quello che mi dicevano gli altri, di quello che mi dicevano i vecchi. Loro non capiscono cosa vuol dire per me.
Continuano a rompere, i vecchi, dicono che sono un esagerato, che penso troppo alla moda e ai vestiti, che il mondo vero non è quello della TV. E poi non fanno altro che raccontarmi di quant’era diverso ai loro tempi. Il peggiori sono i nonni. Quando vado a trovarli mi tirano scemo per ore con le storie sulla guerra e sulla resistenza, e si commuovono pensando al 25 aprile, alla liberazione. Tutta roba vecchia. Tutta roba di cui non me ne frega niente.
Tra due ore inizia il mio reality.
Tra due ore diventerò famoso.
È ambientato in un carcere, il reality. Sarò uno dei dieci detenuti filmati ventiquattro ore su ventiquattro. Andrò in televisione. E quando chiuderanno la porta della mia cella, quando mi troverò dietro alle sbarre, allora sì che mi sentirò libero.
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