sabato 23 maggio 2009

Chi uccise il maggiore William V. Holohan?


Nella notte del 6 dicembre 1944, il Maggiore William V. Holohan, comandante di una missione segreta dietro le linee nemiche incaricata di coordinare i rifornimenti alleati alle formazioni partigiane, scomparve misteriosamente a San Maurizio d’Opaglio, sul lago d’Orta.
Il racconto è anche un affettuoso omaggio ad un famoso giallista italiano, che gli ascoltatori di Siamo in Onda indovineranno facilmente...

La spia del lago
Immaginatevi dicembre. E il freddo, un freddo cattivo in questo lembo d’Italia settentrionale. Perché lui, l’ufficiale dei servizi segreti americani paracadutato dietro le linee nazifasciste, se l’era sempre immaginata calda, l’Italia. Immaginate che abbia trovato un rifugio sicuro in un angolo tranquillo del Lago d’Orta: una villa a cui non si può accedere che a piedi; che abbia con sé due sottoposti e due uomini di scorta. Gente che conosce bene i luoghi e che tiene una barca pronta per la fuga, in caso di pericolo. Immaginate infine una valigia. Una valigia che l’ufficiale tiene sempre con sé e che contiene soldi, molti soldi. Milioni di dollari destinati alle formazioni dei resistenti. Perché la sua missione è prendere contatto, armarli e coordinare via radio i rifornimenti. Come può l’ufficiale scomparire nel nulla durante un attacco nemico, senza essere catturato e senza che il suo cadavere venga rinvenuto?
Questo è il mistero che tormenta un altro uomo. C’è qualcosa che non quadra in quella strana storia e, in ogni caso, ritrovare almeno il cadavere di suo fratello diventa una missione. Così indaga, ascolta testimoni, scrive lettere, finché, come in ogni giallo che si rispetti, una di quelle lettere finisce nelle mani di un carabiniere. E il carabiniere a sua volta inizia ad indagare, raccogliere elementi, interrogare fino a quando giunge la confessione. Il Maggiore non è caduto in combattimento, né è stato catturato. Ad ucciderlo, avvelenandolo e sparandogli due colpi in testa, a sprofondare il suo cadavere nel lago è stata la scorta che avrebbe dovuto proteggerlo. 
È il lago dei misteri stesso a confermare quelle accuse. Le sue gelide acque profonde restituiscono, cinque anni dopo l’omicidio, il corpo incredibilmente conservato. Quasi avesse voluto preservare il cadavere come un dito puntato contro i suoi assassini. 
Un sottile velo di nebbia, tuttavia, nasconde ancora il volto dei possibili mandanti.

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