Come di consueto arriva in trasmisisone il nostro amico autore noir con il suo viaggio nell'arte e nei consigli di letteratura, stasera a tema "barba e capelli". Ecco un sunto di quanto detto in trasmissione e qualche consiglio in più per i lettori del nostro blog.
Barba ornamento antico non a caso abbiamo anche antiche reminescenze linguistiche.
Barba arriva dal latino, ma qualcosa sembra scivolare anche dall’anglosassone: si pensa derivi da “bar” (portare), quindi “barda” (ciò che l’uomo porta al collo).
Anche il capello deriva dal latino.
“Capitilus” (da “Caput”, ovvero testa) pare significhi “pelo che nasce agli uomini sul capo”.
Brevi passi nell’arte...a barba e capelli come risponde la pittura?
Voglio citare la tela “Il barbiere robot” dipinta da Franz Borghese, un pittore scomparso pochi anni fa e che, credo, abbia immortalato una bottega dove farsi tagliare i capelli o la barba senza dover parlare troppo di sè. A me non dà fastidio, anzi, ma spesso mi capita di trovare dal mio parrucchiere anche persone imbronciate e poco disposte a parlare anche di aria fritta, mentre la forbice e il pettine viaggiano tra le loro chiome. A loro, quindi, consiglio questo quadro, ma soprattutto di lasciarsi andare un po’ almeno in queste occasioni.
In musica si gioca in casa e l’argomento offre un assist imponente...
Come non citare per primo Rossini e il suo maestoso “Barbiere di Siviglia”? Un dramma comico in due atti che fa innamorare dell’opera anche i più refrattari.
Sempre in tema musicale, e qui i barbieri si arrabbieranno, a me piace parlare dei famosi “capelloni” che furono il fenomeno giovanile degli anni Sessanta. In America li chiamavano “beat”, ma anche hippy, e avevano uno scrittore di riferimento fra tanti: Jack Kerouac, l’autore di “On the road” (cioè “Sulla strada”), un libro che consiglio a tutti insieme alla sua biografia davvero interessante e, per certo versi, anche scioccante.
E a proposito di lettura parliamo di noir...e di brivido con alcuni consigli anche per l’estate che arriva...
*** La fredda lama della notte (di Peter Robinson)
In una calda notte, dopo la propria festa di laurea, Kirsten attraversa il parco e viene aggredita. Dopo alcuni giorni di coma, ricorderà solo due figure, una bianca e una nera, e scoprirà terribili ferite di coltello. Nulla, ovviamente, sarà più come prima. Nello stesso momento, in una cittadina di pescatori nello Yorkshire, arriva una giovane scrittrice che, anzichè scrivere e basta, cerca con determinazione una persona precisa. Per far decollare un romanzo noir tutto questo potrebbe bastare, ma l’autore decide di fare di più e aggiunge un serial killer che continua a uccidere ragazze sole.
*** Testimone allo specchio (di Mary Higgins Clark)
Un’agente immobiliare assiste a un omicidio e riesce a sentire le ultime parole della vittima. Da quel momento, la sua vita si fa incubo. La polizia la mette sotto protezione, le fa cambiare nome, lavoro e città, ma il killer le dà lo stesso la caccia. D’altronde, mettiamoci il cuore in pace, la vita di un testimone è sempre a rischio. E se poi c’è di mezzo pure l’amore...
*** La poltrona n 30 (di Ellery Queen)
Un avvocato piuttosto losco si reca a teatro per assistere a un dramma poliziesco e, quando cala, il sipario scende anche sulla sua vita. In altre parole, viene fatto secco. Il caso Ë complicato: chi sedeva nelle poltrone accanto alla vittima? e che fine ha fatto il cappello del morto? chi gli ha offerto il whisky che l’ha ucciso? La polizia non riesce rispondere a tutte le domande, ma quando arrivano i Queen, padre e figlio resi celebri dai telefilm regalati dal piccolo schermo, l’intricato enigma viene risolto con il consueto garbo e l’immancabile colpo di scena finale. Una vera chicca per gli appassionati dei gialli della “camera chiusa” perchè si tratta del primo e, forse, del migliore libro di Ellery Queen in circolazione.
*** Il diabolico barbiere di Fleet Street (di Anonimo)
A Londra, oltre a quella di Jack lo squartatore, si cela la storia di un misterioso assassino. Crudele e spietato risponde al nome di Sweeney Todd, un mostro che nasconde insane passioni, ma che appare come uomo rispettabile, un barbiere in quella Fleet Street dove diverse persone scomparse sono state viste per l’ultima volta. Uomini e donne diventati fantasmi per colpa del rasoio di Todd. Orrore nell’orrore: il barbiere non uccide in preda a impulsi folli, ma per un terrificante rituale: dopo aver fatto a pezzi le sue vittime, consegna i resti alla sua amante che ne fa dolci prelibati. Un capolavoro gotico, ha anticipato sia “Dracula” sia “Frankestein” e, dopo numerosi musical di successo a Broadway, Tim Burton ne ha tratto un film nel 2007 (con Johnny Depp nei panni del barbiere). Un consiglio da amico: leggete il romanzo prima di guardare il film che, come spesso accade, non c’entra nulla con il libro.
Queste e altre recensioni gialle e noir su www.paolofranchini.tk
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