sabato 6 giugno 2009

Paolo Franchini e la Lingua alla radio

La Lingua alla radio non è una strana ricetta ma è l'argomento che stiamo trattando che impone un tale titolo. Allora anche Paolo Franchini il nostro collaboratore ed autore noir si è calato nella parte suggerendoci alcuni spunti dal mondo dell'arte e preziosi consigli di lettura per l'estate sempre più prossima. Ecco un sunto di quanto abbiamo detto alla radio.

Anche stavolta si parte dal latino per capire da dove può arrivare il nostro termine “lingua”. Sembra proprio che derivi da “lingere”, ovvero “lambire”. In ogni caso, da sempre ha identificato l’organo situato nella bocca per distinguere i sapori ed emettere suoni. Un appunto importante: l’uomo può anche articolarli (e quindi parlare come fa) solo grazie all’arretramento dell’ugola nella cavità orale.
Tornando all’arte andiamo ad esplorare il mondo della pittura. La pittura, come ogni arte, è una lingua vera e propria. Anzi, una lingua a sè. Soprattutto in India, per la precisione a Kollam, dove vive e lavora il pittore Ani che usa la lingua come fosse un pennello. Un’indiscrezione: pare che all’inizio avesse provato anche col naso...

Per la musica, questa volta, segnalo un artista americano che si firma proprio “Lingua” e che nel 2006 ha pubblicato un album con un titolo davvero particolare: “L’odore della vita che avrebbe potuto essere”. Forse per via del proprio nome, il nostro Lingua ha pensato bene di mettere qualche assaggio della sua musica su Internet. Io non sono di bocca buona, lo ammetto, ma in giro si sente di molto peggio.

Qualche consiglio di lettura noir
La lingua rubata (di Sheri Holman)
Germania, 1483: frate Felix, un domenicano, parte per un pellegrinaggio in Terra Santa. E’ deciso a realizzare il sogno della vita, quello di venerare le reliquie, sparse qua e là per i santuari d’Oriente, di Santa Caterina di Alessandria per la quale prova una passione ossessiva. Una paurosa tempesta e il veliero su cui viaggia attracca in Grecia e qui Felix scopre che qualcuno ha trafugato i resti della martire. Il viaggio procede fra mille peripezie e il mistero si ripete: scompare una mano, poi un orecchio, poi la lingua... Un thriller dal Medioevo, un romanzo da weekend piovoso e tazza di tè.

Il gioco delle lingue (di Will C. Baer)
A Denver, fra i tetti e le fogne, bande di adolescenti simil-punk si dannano l’anima con un gioco di ruolo tanto strambo quanto violento. Quando qualcuno inizia a confondere la finzione con la realtà, la gente comincia a morire davvero. Il detective Moon e l’ex sbirro Poe, nel frattempo, danno il via a un’indagine ufficiosa per capire che fine abbia fatto l’agente Sky. Da questo all’essere risucchiati nel mondo pericoloso del “Gioco delle lingue”, dico un’ovvietà, il passo è breve. Tutti sembrano avere personalità multiple e, ben presto, anche il vecchio Poe comincia a perdere contatto con la propria identità. Una vicenda contorta per un noir da leggere con calma.

Il sapore del sangue (di Deon Meyer)
Tornata da Città del Capo dopo un viaggio di lavoro, Wilna scopre il cadavere del suo compagno Jan, un antiquario pieno di soldi e di interessi. Non solo ucciso, comunque, ma anche abbrustolito come una caldarrosta, legato a una sedia e ammazzato con un colpo in testa. Un’esecuzione in piena regola e un movente che pare fin troppo chiaro: nella cassaforte della villa non si trova più neppure un granello di polvere. Ma non mancano solo i soldi, sarebbe troppo semplice, perchè nel grande forziere era custodito anche il testamento del ricco antiquario. Una storia a volte lenta, forse per via dei frequenti flashback, ma comunque da leggere. Soprattutto oggi perchè viene proposta in edizione super-economica.

Il gusto del delitto (di AA.VV.)
Quindi racconti italianissimi fra piadine, parmigiano, lambrusco e mortadella. Un esperimento riuscito per unire l’enogastronomia emiliano-romagnola al delitto. Omicidi e vicende torbide fra fattorie e caseifici, nella nebbia della pianura padana, nel silenzio cupo e agrodolce di questa splendida zona. Tra gli autori anche Lucarelli e Valerio Massimo Manfredi, autori “di peso” e, forse per questo, davvero a proprio agio in questa piacevole antologia a sfondo culinario.

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