Non mi sono fermata un attimo da allora! Lo ricordo come fosse ieri il mio primo viaggio. Ho ancora impressa la data di partenza: 2002. Cavoli che emozione! Dapprima sono capitata nelle mani di un addetto alle Poste, ma è durato poco il nostro percorso insieme. Subito dopo ho incontrato una vecchina che ritirava la sua pensione. E’ stata tanto cara con me. Mi teneva stretta stretta e mi ha aperto subito le porte della sua piccola dimora. Per un po’ abbiamo convissuto, aveva chincaglieria di ogni genere, ma quel piattino d’argento che mi aveva riservato, mi faceva sentire proprio importante. Qualche mese più tardi, siamo uscite e così, sul bancone di un bar, ho conosciuto i miei primi veri compagni di viaggio. Uno di loro mi si è avvicinato con paso doble…chiedendomi: «¿De donde vienes tu?» Portava con sé il ritratto di un tipo veramente buffo. Abbiamo cominciato a chiacchierare e mi ha raccontato del suo paese, la Spagna, e di quel personaggio che rappresentava: altro non era che Miguel de Cervantes, scrittore delle avventure di Don Quijote della Mancha. Fu così che mi appassionai di scrittura e di libri. Ma non solo. Da quel bancone di bar, sono arrivata nelle mani di un giocatore d’azzardo, così lo chiamavano tutti. L’ho perso immediatamente di vista. Sono ruzzolata su un tavolo verde dove ho incontrato un’altra amica che mi ha raccontato il motivo per cui portava con sé l’immagine di un’arpa celtica, emblema di un paese chiamato Irlanda, il suo. Con lei mi appassionai di musica. Un giorno sono caduta nel piattino di un uomo seduto ai margini di una strada. Le altre che erano capitate lì con me mi han detto che si trattava di un uomo che aveva sofferto molto nel passato. Un’altra amica mi ha raccontato la storia della porta di Brandeburgo, di cui portava l’effigie. Mi ha parlato della divisione e successiva riunificazione del suo paese, la Germania. Così mi appassionai di storia. Con quel povero uomo ho viaggiato poco, mi ha dato via per un tozzo di pane. E così sono capitata nelle mani di una bambina, poi in quelle della sua mamma. Poi ancora in una macchinetta del caffè, e poi nelle tasche di un camionista. Qui ho incontrato un’altra nuova amica che mi ha parlato della costellazione del cancro, un segno zodiacale sotto il quale il su paese, la Slovenia, aveva conquistato l’indipendenza. Così mi appassionai di stelle. Le stesse che ho osservato a lungo una sera che il camionista mi ha perso in autogrill. Poi sono stata raccolta da un benzinaio e sono finita nelle mani di una famiglia nel loro camper. Ed è così che di mano in mano continuo il mio viaggio. Ho imparato che anche io rappresento il mio paese. E ovunque andrò, imparerò ed insegnerò qualcosa a qualcuno. Perché la vita è un viaggio.
Quello che conservi per te l’hai già perduto. Quello che doni sarà tuo per sempre. (J. Recla)
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