giovedì 19 novembre 2009

Il Telefono Rosa: seconda parte

Come è nata L' Associazione?
Il Telefono Rosa di Torino è nato nel 1993, a seguito dell'iniziativa di un gruppo di socie fondatrici che hanno così inteso creare sul territorio piemontese una realtà operativa di contrasto alla violenza contro le donne. La fondazione è stata poi seguita da un significativo numero di persone e si sono avviate collaborazioni in rete con enti istituzionali e privati che consentono oggi al Telefono Rosa di essere una realtà che si rivolge non solo a Torino, ma a tutto il Piemonte e in generale (grazie ad internet) ovunque ci sia qualcuno che ci incontra o che ci cerca. Il nostro ruolo è essenzialmente dedicato ad attività di ascolto, accoglienza e accompagnamento di donne vittime di violenza e maltrattamenti fisici, psicologici e/o sessuali.

Il suo Sviluppo a livello della regione Piemonte?
La sede di quello che ormai è il Telefono Rosa del Piemonte, come dice il nome, è stabilita a Torino, in Via Assietta 13/a a pochi passi dalla stazione di Torino Porta Nuova.
Nonostante ciò, la diffusione della nostra presenza è sia a livello regionale sia a livello nazionale, considerando che i diversi contatti che abbiamo via e-mail portano la nostra azione ben al di là dai confini provinciali o regionali. Abbiamo poi realizzato due servizi esterni: uno chiamato Presenza Amica e che vede la presenza di nostre operatrici ed operatori nella stazione di Torino Porta Nuova dal lunedì al venerdì dalle 20 alle 24.
C'è poi Vicino a Te, un camper itinerante che staziona davanti a scuole, ospedali, uffici, mercati, per incontrare, informare, sensibilizzare e anche offrire ascolto alle donne e a tutti coloro che intendono dare un contributo di presenza al contrasto contro la violenza alle donne e per i minori vittime di violenza assistita.

La sua esperienza nell' Associazione...
Sono Presidente dell'Associazione ma sostanzialmente ne ho visto la nascita, come socia fondatrice. La mia è una esperienza complessa, che deriva dalle prime lotte per la conquista dei diritti delle donne fino ad arrivare a considerare la violenza, tra l'altro, come la prima e più brutale negazione dei diritti femminili. Nel corso del tempo abbiamo dovuto attrezzarci con violenze sempre più efferate. Già nel 2000 avevamo lanciato un allarme sulle recrudescenza della violenza fino all'omicidio: i fatti ci hanno dato ragione. Questo non è indovinare il futuro: è saper leggere nei comportamenti del perpetratore e nelle reazioni della vittima un preoccupante aumento della violenza. Che ora sta degenerando anche nelle giovani generazioni e soprattutto sotto forma di violenza di gruppo.

Come vengono istruiti e preparati i Volontari?
Più che di istruzione si deve parlare di formazione continua. La nostra formazione prevede momenti d'aula almeno una volta l'anno, con corsi che si aggirano sulle 30 ore complessive. Poi ci sono le formazioni permanenti, interne ai vari progetti. Abbiamo uno psicologo, formatore e supervisore, che verifica in ogni momento le situazioni a più alto impatto. Molta della preparazione delle volontarie dell'accoglienza è legata, è dedicata alla riflessione sulle proprie emozioni e sui vissuti personali legati alla violenza.






Nessun commento: