sabato 12 dicembre 2009

Marco Franceschini, i vampiri e i licantropi.

VAMPIRI O LICANTROPI? 
QUALI MOSTRI ABITANO LA VOSTRA MENTE?

Il licantropo a me ha sempre fatto molta, molta più paura del vampiro. Se il vampiro, in fondo, era una specie di Silvan con i denti, una specie di "vecchio frac" di Domenico Modugno, con l'incarnato pallido, il licantropo era vero terrore. L'avevo conosciuto, il mio primo uomo-lupo, il mio primo licantropo, per dirla con parole difficili, in quinta elementare, quella maledetta volta che mi è capitato in mano il piccolo ma potente Oscar Mondadori intitolato "Le spiacevoli notti dello Zio Tibia". Non c'ho dormito per mesi, e soprattutto per colpa dei licantropi, quelli che mi facevano più paura. L'ho detto: se il vampiro in fondo era una specie di Fred Astaire che poi, anziché ballare con la Ginger Rogers di turno, se la succhiava, con un certo gusto erotico tra l'altro, il licantropo si trasformava: da persona come le altre assumeva, in determinate condizioni, l'aspetto mostruoso di una enorme, possente belva che sintetizzava uomo e lupo. Ragione e follia, amore e ferocia... Divorante. In tutti i sensi!
Lo Zio Tibia lo ricoirderanno in molti, con quella faccia giallo-verde acido, sulla copertina degli Oscar Mondadori, evocante ancor prima d'aprirla notti insonni...Sapete come me la sono cavata? Avevo dieci anni, e quindi per dormire dovevo assolutamente trovare una forza che contrastasse le creature terribili che si facevano interpreti di mie paure forse inevitabili, legate alla fine dell'infanzia... Bene: ho usato le uniche due cose più potenti di un vampiro, più potenti perfino di un licantropo: la prima è stata l'enciclopedia, sulla quale ho ricostruito le origini della leggenda, del mito dei vampiri, degli uomini lupo; la seconda è stata la... Cinzia. Era la bambina più carina della mia classe, in quinta elementare. L'amavo, e la volevo portare al mare, con una Ferrari. Ecco, il pensiero di andare fino a Jesolo - unica località di mare della quale ero... pratico! - con Cinzia, su una Ferrari spider, rossa... era più potente di qualsiasi cosa. E sul mangiadischi, anzi, "nel" mangiadischi color albicocca avremmo inserito, fino a consumarla, una canzone dei Beatles che quella primavera furoreggiava. "Let il be, let it be...!"
Lascia che sia... Lasciate che sia, quando è il caso!

Marco Franceschini

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