Il cinema ci ha abituati a considerare vampiri e licantropi (lupi mannari) come due specie sovraumane in eterna lotta tra loro. Questa, occorre dirlo, è una invenzione moderna.
In origine queste figure rappresentavano due aspetti delle paure delle tenebre, della stregoneria e della morte, legate ad antichi tabù (cibarsi del sangue e della carne umana). Non c’è traccia nelle leggende di una rivalità tra le due specie. Semmai ci possono essere talora delle coincidenze e delle alleanze tra queste creature delle tenebre, entrambe nemiche alla specie umana.
I miti sui vampiri sono molto antichi. Già i babilonesi credevano all’esistenza di demoni femminili (Lilitu) che si cibavano di sangue umano. Nella tradizione ebraica Lilith era addirittura la prima moglie di Adamo, che la ripudiò per la sua lussuria e la sua indole malvagia. E la donna, abbandonata, decise di vendicarsi sui figli di Eva seducendoli per succhiare il loro sangue.
Anche i greci e i romani credevano all’esistenza delle Empuse e delle Lamie, demoni, o streghe con caratteristiche simili alle lilitu.
La parola “vampiro” ha un’origine slava che dovrebbe significare “mago che succhia”. Ogni popolo di quell’area descriveva i vampiri con caratteristiche e nomi diversi anche se alcune caratteristiche erano simili. In sostanziasi riteneva che dopo la morte alcuni individui, in particolar modo stregoni e persone molto malvagie, potessero continuare un esistenza di non morto, preservandosi dal deperimento mediante la loro alimentazione. Di notte infatti uscivano dalle tombe per succhiare il sangue ai vivi. Credenze antichissime fanno del sangue un prezioso liquido da offrirsi in olocausto agli dei, ai demoni e agli spiriti dei defunti che attraverso esso si alimentano e rimangono attaccati alla vita.
Al di fuori del mito attorno al XVII -XVIII secolo nelle regioni orientali dell’impero austro Ungarico ci furono vere e proprie epidemie di vampirismo. Le tombe venivano aperte e i cadaveri che parevano presentare i caratteri del vampiro (corpi non consumati, posizioni innaturali, secrezioni sanguigne, ecc.) erano impalati e dati alle fiamme. Ci furono varie inchieste finché si giunse alla conclusione che si trattava di fanatismo e superstizione, alimentato da un lato dall’ignoranza de popolo e del clero locale, dall’altra da particolari caratteristiche del terreno che rallentava i processi di decomposizione.
La figura letteraria del vampiro come personaggio colto e seducente, di contro ai vampiri contadini e grotteschi della tradizione popolare, compare nell’opera di John Polidori “il Vampiro”: Lord Ruthven, l’inquietante protagonista, è ispirato alla figura di Lord Byron.
La grande fortuna letteraria del vampiro si deve comunque al Dracula di Bram Stoker, che si ispirò alle leggende dell’area slava, rendendo protagonista della storia un personaggio reale: Vlad III (1431 –1476), voivoda della Valacchia (nell’attuale Romania), detto “Tepes” (“impalatore”) per la sua abitudine di condannare a morte mediante impalamento i nemici e i colpevoli dei reati anche più lievi. Il suo soprannome, “Dracula”, deriva dal simbolo del drago (suo padre apparteneva all’Ordine del Drago), ma “dracul” in romeno vuol dire anche “demonio”.
Il licantropo, o uomo lupo, è anch’esso presente nei miti più antichi. In ambito scandinavo il mostruoso demone lupo Fenrir, figlio del malvagio Loki, è destinato nel giorno del Giudizio, il Ragnarok, a divorare lo stesso Re degli dei Odino.
Nel mondo norreno e germanico esistevano clan di guerrieri che indossavano pelli di lupo ed in battaglia si comportavano con la loro stessa ferocia attaccando in gruppo i loro bersagli. In questo differivano dai Berserkir, gli invasati di Odino, che durante il combattimento subivano trasformazioni mostruose e si comportavano come orsi furiosi. È probabile che dietro queste tradizioni si nasconda l’uso di assumere pozioni contenenti sostanze alcoliche e allucinogene che facevano perdere ai combattenti il senso della paura, del dolore e della realtà.
Nella letteratura latina non mancano esempi di veri e propri Uomini Lupo. La metamorfosi di uno di questi è narrata da Petronio nel Satyricon.
Nel medioevo era convinzione diffusa che gli stregoni (specie se nati in modo blasfemo la notte di Natale o dell’Epifania) potessero trasformarsi in lupi, talora mantenendo parzialmente la capacità di deambulazione bipede. Anche le capacità mentali potevano rimanere umane, benché spesso lo stregone non ricordasse nulla o forse ricordasse come un sogno, le proprie scorribande lupesche. Anche in questo caso è utile ricordare che gli ingredienti delle pozioni usate dagli stregoni contenevano sostanze fortemente tossiche ed allucinogene.
Vi furono molte cacce ai lupi mannari. Spesso queste si concludevano con il processo e la confessione, strappata mediante tortura, da parte degli stregoni. Si riteneva che la trasformazione avvenisse per mezzo dell’uso di una cintura magica o di un altro amuleto, donato dal demonio. In molti casi erano le pelli di lupo stregate a provocare la mutazione.
Non mancano casi in cui l’uomo lupo era un reale serial killer antropofago, che dopo aver ucciso decine di persone finiva la sua vita sul patibolo, come accade ad un certo Peter Stubbe, decapitato e bruciato dopo aver confessato, sotto tortura, di aver ucciso, nel corso di venticinque anni, due donne incinte e tredici bambini, compresi i suoi figli.
Secondo la tradizione il morso del vampiro spargeva il contagio, facendo rinascere come vampiro la vittima. Al contrario il morso del licantropo non era contagioso. Diventare uomo lupo era infatti una scelta, conseguente ad una sorta di patto col diavolo.
Altra differenza importante era il fatto che il vampiro era un non-morto confinato durante il giorno nella tomba, mentre il licantropo era un essere umano che conduceva una vita normale e periodicamente mutava la sua forma.
Una cosa accomunava i due mostri: il vampiro poteva trasformarsi in lupo per accrescere i propri poteri o comandare interi branchi, come “pastore di lupi”. Mentre lo stregone lupo, dopo la morte, poteva risorgere come vampiro…
In origine queste figure rappresentavano due aspetti delle paure delle tenebre, della stregoneria e della morte, legate ad antichi tabù (cibarsi del sangue e della carne umana). Non c’è traccia nelle leggende di una rivalità tra le due specie. Semmai ci possono essere talora delle coincidenze e delle alleanze tra queste creature delle tenebre, entrambe nemiche alla specie umana.
I miti sui vampiri sono molto antichi. Già i babilonesi credevano all’esistenza di demoni femminili (Lilitu) che si cibavano di sangue umano. Nella tradizione ebraica Lilith era addirittura la prima moglie di Adamo, che la ripudiò per la sua lussuria e la sua indole malvagia. E la donna, abbandonata, decise di vendicarsi sui figli di Eva seducendoli per succhiare il loro sangue.
Anche i greci e i romani credevano all’esistenza delle Empuse e delle Lamie, demoni, o streghe con caratteristiche simili alle lilitu.
La parola “vampiro” ha un’origine slava che dovrebbe significare “mago che succhia”. Ogni popolo di quell’area descriveva i vampiri con caratteristiche e nomi diversi anche se alcune caratteristiche erano simili. In sostanziasi riteneva che dopo la morte alcuni individui, in particolar modo stregoni e persone molto malvagie, potessero continuare un esistenza di non morto, preservandosi dal deperimento mediante la loro alimentazione. Di notte infatti uscivano dalle tombe per succhiare il sangue ai vivi. Credenze antichissime fanno del sangue un prezioso liquido da offrirsi in olocausto agli dei, ai demoni e agli spiriti dei defunti che attraverso esso si alimentano e rimangono attaccati alla vita.
Al di fuori del mito attorno al XVII -XVIII secolo nelle regioni orientali dell’impero austro Ungarico ci furono vere e proprie epidemie di vampirismo. Le tombe venivano aperte e i cadaveri che parevano presentare i caratteri del vampiro (corpi non consumati, posizioni innaturali, secrezioni sanguigne, ecc.) erano impalati e dati alle fiamme. Ci furono varie inchieste finché si giunse alla conclusione che si trattava di fanatismo e superstizione, alimentato da un lato dall’ignoranza de popolo e del clero locale, dall’altra da particolari caratteristiche del terreno che rallentava i processi di decomposizione.
La figura letteraria del vampiro come personaggio colto e seducente, di contro ai vampiri contadini e grotteschi della tradizione popolare, compare nell’opera di John Polidori “il Vampiro”: Lord Ruthven, l’inquietante protagonista, è ispirato alla figura di Lord Byron.
La grande fortuna letteraria del vampiro si deve comunque al Dracula di Bram Stoker, che si ispirò alle leggende dell’area slava, rendendo protagonista della storia un personaggio reale: Vlad III (1431 –1476), voivoda della Valacchia (nell’attuale Romania), detto “Tepes” (“impalatore”) per la sua abitudine di condannare a morte mediante impalamento i nemici e i colpevoli dei reati anche più lievi. Il suo soprannome, “Dracula”, deriva dal simbolo del drago (suo padre apparteneva all’Ordine del Drago), ma “dracul” in romeno vuol dire anche “demonio”.
Il licantropo, o uomo lupo, è anch’esso presente nei miti più antichi. In ambito scandinavo il mostruoso demone lupo Fenrir, figlio del malvagio Loki, è destinato nel giorno del Giudizio, il Ragnarok, a divorare lo stesso Re degli dei Odino.
Nel mondo norreno e germanico esistevano clan di guerrieri che indossavano pelli di lupo ed in battaglia si comportavano con la loro stessa ferocia attaccando in gruppo i loro bersagli. In questo differivano dai Berserkir, gli invasati di Odino, che durante il combattimento subivano trasformazioni mostruose e si comportavano come orsi furiosi. È probabile che dietro queste tradizioni si nasconda l’uso di assumere pozioni contenenti sostanze alcoliche e allucinogene che facevano perdere ai combattenti il senso della paura, del dolore e della realtà.
Nella letteratura latina non mancano esempi di veri e propri Uomini Lupo. La metamorfosi di uno di questi è narrata da Petronio nel Satyricon.
Nel medioevo era convinzione diffusa che gli stregoni (specie se nati in modo blasfemo la notte di Natale o dell’Epifania) potessero trasformarsi in lupi, talora mantenendo parzialmente la capacità di deambulazione bipede. Anche le capacità mentali potevano rimanere umane, benché spesso lo stregone non ricordasse nulla o forse ricordasse come un sogno, le proprie scorribande lupesche. Anche in questo caso è utile ricordare che gli ingredienti delle pozioni usate dagli stregoni contenevano sostanze fortemente tossiche ed allucinogene.
Vi furono molte cacce ai lupi mannari. Spesso queste si concludevano con il processo e la confessione, strappata mediante tortura, da parte degli stregoni. Si riteneva che la trasformazione avvenisse per mezzo dell’uso di una cintura magica o di un altro amuleto, donato dal demonio. In molti casi erano le pelli di lupo stregate a provocare la mutazione.
Non mancano casi in cui l’uomo lupo era un reale serial killer antropofago, che dopo aver ucciso decine di persone finiva la sua vita sul patibolo, come accade ad un certo Peter Stubbe, decapitato e bruciato dopo aver confessato, sotto tortura, di aver ucciso, nel corso di venticinque anni, due donne incinte e tredici bambini, compresi i suoi figli.
Secondo la tradizione il morso del vampiro spargeva il contagio, facendo rinascere come vampiro la vittima. Al contrario il morso del licantropo non era contagioso. Diventare uomo lupo era infatti una scelta, conseguente ad una sorta di patto col diavolo.
Altra differenza importante era il fatto che il vampiro era un non-morto confinato durante il giorno nella tomba, mentre il licantropo era un essere umano che conduceva una vita normale e periodicamente mutava la sua forma.
Una cosa accomunava i due mostri: il vampiro poteva trasformarsi in lupo per accrescere i propri poteri o comandare interi branchi, come “pastore di lupi”. Mentre lo stregone lupo, dopo la morte, poteva risorgere come vampiro…
1 commento:
favoloso questo post!!!
l'ho letto in ritardo, ma non l'ho perso...
buon weekend ^____________^
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