sabato 30 gennaio 2010

Fanno il deserto e lo chiamano pace


Scozia, 84 d.C.

Su una brulla montagna battuta dal vento che porta il nome di Monte Graupius si sono radunati gli ultimi Caledoni liberi, relitti della sconfitta isola di Britannia. Davanti a loro stanno schierate le armate del più potente impero che sia mai sorto sotto il sole d’Europa. Alle loro spalle non c’è che la distesa fredda e tempestosa del Mare del Nord. Il più distinto per valore e nobiltà tra i diversi capi, colui che porta il nome di Calgaco, tiene un discorso ai Caledoni, spronandoli alla resistenza...

«Ogni volta» grida «ogni volta che penso alle cause della guerra e alla situazione in cui ci troviamo, nutro la grande speranza che questo giorno e la vostra unione siano per tutta la Britannia l'inizio della libertà. Perché per voi tutti che siete qui e che non sapete cosa significhi la servitù, non esiste altra terra oltre questa e neppure il mare è sicuro, da quando su di noi incombe la flotta romana. Per questa ragione, nel combattere, scelta gloriosa dei forti, troverà sicurezza anche il codardo. I nostri compagni che si sono battuti prima di adesso con diversa fortuna contro i romani avevano in noi l'ultima speranza di aiuto, perché noi, i più rinomati di tutta la Britannia avevamo persino gli occhi non contaminati dalla schiavitù.»
I Caledoni – i volti dipinti coi colori di guerra dei diversi clan – approvano battendo le lance contro gli scudi.
«Noi» riprende «noi che siamo al limite estremo del mondo e della libertà, siamo stati fino a oggi protetti dall'isolamento e dall'oscurità del nome. Ora, tuttavia, si aprono i confini ultimi della Britannia e l'ignoto è un fascino. Ma dopo di noi non ci sono più altre tribù, ma soltanto scogli e onde e un flagello ancora peggiore, i romani, contro la cui prepotenza non servono come difesa neppure la sottomissione e l'umiltà.»
Ha bene in mente la sorte degli altri Britanni, costretti alla schiavitù e oltraggiati nella proprietà, nel corpo e nell’onore. La sorte di Boudicca, la regina degli Iceni, derubata del suo regno, frustata e costretta a vedere l’oltraggio alle figlie; Boudicca che ha guidato la sollevazione dei Britanni; Boudicca che era una donna alta e dall'aspetto terrificante, con gli occhi feroci e la voce aspra; Boudicca dalle chiome fulve che le ricadevano in gran massa sui fianchi e indossava invariabilmente una collana d'oro e una tunica variopinta, coperta da uno spesso mantello fermato da una spilla; Boudicca che, mentre parlava, teneva stretta una lancia che contribuiva a suscitare terrore in chiunque la guardasse; Boudicca, che ha combattuto alla testa dei suoi ed è stata sconfitta ed uccisa con altri ottantamila.
«Razziatori del mondo,» riprende «adesso che la loro sete di universale saccheggio ha reso esausta la terra, vanno a cercare anche in mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare.»
Infine Calgaco il Caledone, colui che i Romani considerano un barbaro, punta il dito contro la superpotenza e il suo è il dito di quanti, in ogni tempo e in ogni luogo additano il cinismo della diplomazia al servizio della sete di conquista.
«Loro» accusa «bramano possedere con uguale smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero. Infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace.»

Così parlò Calgaco il Caledone prima dell’ultima battaglia. Roma, ancora una volta, trionfò, ma le parole di Calgaco non vennero disperse dal vento dopo la disfatta. Alcuni anni più tardi Publio Cornelio Tacito, il genero di colui che aveva annientato l’ultima resistenza dei Caledoni, le raccolse e le trascrisse nei suoi annali, rendendole immortali.

2 commenti:

Alfa ha detto...

Propriamente li trascrisse, con molte licenze poetiche, nella Vita di Agricola, il generale che sconfisse Calgaco.

Felinità ha detto...

La Yourcenaur direbbe Il tempo grande scultore, lo è per un opera d'arte, come per personaggi e momenti della storia che possono perdersi nei meandri del tempo o superare l'oblio della memoria degòli uomini. miaoooùùùùù