sabato 13 dicembre 2008

Rossana ci regala una piccola Perla


Si tratta dell'ultima favola in ordine di tempo nata dalla fantasia di Rossana Girotto e che a giugno scorso ha vinto il premio IL CAVEDIO di Varese per la categoria "racconti per l'infanzia" , le immagini sono state disegnate da Selena Zanrosso, studentessa di Brera.

BABAU HOTEL
Mia mamma mi dice sempre che quando ero più piccola non avevo paura di niente.
Mi dicevano: se non fai la nanna arriva l’Uomo Nero ! E io me ne stavo a letto con gli occhi spalancati ad aspettarlo per vedere com’era fatto. Non riuscivo a capire perché l’Uomo Nero, il Mostro, il Lupo, la Strega, l’Orco e compagnia bella dovessero mai andare in giro a spaventare i bambini che non facevano i bravi. Che cosa ci guadagnavano? C’erano davvero personaggi così cattivi e stupidi che si divertivano a far paura ai bambini, solo per il gusto di farlo?
Io e mia mamma d’estate andavamo al mare insieme con la Luisa, una sua amica che aveva un figlio della mia età e che mi faceva sempre un sacco di dispetti.
Si chiamava Andrea e nonostante facesse tanto il coraggioso in spiaggia a sfidare le onde e andare sott’acqua, lui sì che aveva paura del buio e dell’Uomo Nero.
Sua mamma diceva: fate la nanna subito altrimenti viene l’Uomo Nero col sacco a portarvi via! e, mentre Andrea si metteva di corsa sotto le coperte zitto zitto, io mi sedevo sul letto al buio e lo tempestavo di domande per sapere com’era fatto questo Uomo Nero, com’era vestito, se era nero anche il sacco oppure no, e che cosa ci faceva con i bambini che catturava. E di notte poi!
Avrebbe catturato molti più bambini dispettosi e disubbidienti ( come Andrea ), se solo fosse andato in giro di giorno, a vedere come si comportavano!
Così , la sera, al buio nella nostra cameretta d’albergo, ero io a prendere in giro lui, grande fifone che aveva paura dell’Uomo Nero! Lo prendevo in giro così tanto che un pomeriggio, mentre stavo facendo il riposino, lui per vendetta mi tagliò tre dei miei riccioli.
Mi arrabbiai moltissimo, tanto più che per pareggiare i capelli dovetti tagliarli tutti, corti: Sembravo un maschio, e sperai tantissimo che l’Uomo Nero venisse a catturarlo davvero col suo sacco. Un giorno scoprii che le nostre due mamme avevano progettato di andare a un concerto quella sera, mentre noi dormivamo. Allora decisi che era venuto il momento di saperne di più su questo famigerato Uomo Nero e convinsi Andrea a stare sveglio, e poi a vestirsi per uscire dalla stanza a indagare. I corridoi dell’albergo erano illuminati a giorno, certo l’Uomo Nero non si sarebbe mai azzardato a girare così, nella luce. Dovevamo trovare un posto buio dove sicuramente lui se ne stava nascosto.
Scendemmo le scale verso il retro, nei corridoi delle cantine la luce era fioca, e in fondo c’era uno stanzino buio. Andrea tremava di paura. Beh gli stava bene: dov’erano finiti il suo coraggio e la sua spocchia? Si spegnevano anche loro insieme alla luce, ah ah.
Io pensavo ai miei capelli da maschio ed ero proprio contenta che lui avesse paura.
Aprii la porta dello stanzino e Andrea disse:
Ce-Ce-Cerca l’ interr-ruuutt-tore, per fa-favore!
Tastai lentamente la parete a destra e poi a sinistra, e trovai l’interruttore. Schiacciai il tastino, una, due, tre volte, ma la luce non si accendeva. La lampadina si era bruciata.
Non funziona, non c’è luce, non ti farai mica la pipì addosso adesso, vero? Chiesi malignamente ad Andrea, mentre lo trascinavo per un braccio nello stanzino. C’era odore di candeggina e detersivo, era lo sgabuzzino delle pulizie. Con le braccia tese in avanti toccammo una scala, un secchio di plastica, i bastoni delle scope e degli spazzoloni e i fili grossi del mocio. Ma niente Uomo Nero. Ovviamente !
Non c’è proprio nessun Uomo Nero, vedi che non esiste – dissi ad Andrea con aria di superiorità – è solo una bugia di tua mamma per farti dormire, e tu sei così fifone che ci credi! Fifone! Fifone!
Andrea sembrava ancora dubbioso, le mamme non dicono mai bugie… Di solito.
F- forse l’Uomo Nero non abita proprio qui. Avrà una ta- tana più… seria, mica uno sgabuzzino delle scope! E poi dove li mette i bambini catturati? Qui non c’è neanche posto! P- p -possiamo andare via, adesso?
Andrea aveva avuto la sua bella dose di strizza, sì, potevamo tornarcene nei nostri lettini. Io avevo avuto la prova che l’ Uomo Nero non esisteva, Andrea rimaneva un bel fifone, ma insomma erano fatti suoi. E poi avevo sonno. E se le mamme tornavano, e non ci trovavano a letto, allora sì che erano guai! Avevo chiesto di andare a mangiare una coppa gigante di gelato con le amarene, domani, e non volevo rischiare un castigo.
Con le mani tese cercai la maniglia della porta per uscire ma non la trovai e sentii un soffio gelido sulle dita. Dove credete di andare? Un vocione tenebroso veniva dall’alto. Andrea mi abbracciò fortissimo.
Alzammo lo sguardo verso la voce, c’erano due occhi fiammeggianti che ci guardavano.
Due bambini disobbedienti e ficcanaso, eh? Non dovreste essere a letto? Non sapete che i bambini cattivi… vengono portati via?
Cercai di tirare fuori tutta la mia voce, che sembrava finita sotto le scarpe: Ci-ci-ci ssscusi, signor… Uomo Nero… Noi volevamo… N-Noi credevamo… cioè, nonononon credevamo c-che…
Uomo Nero? Ma quale Uomo Nero? L’Uomo Nero non esiste!
Io sono IL BABAUUUU
Non so come Andrea riuscì ad aprire la porta dello sgabuzzino, e a tirarmi fuori con tutta la forza che aveva. Correva velocissimo su per le scale, e io dietro come una saetta. Vidi che aveva i pantaloni tutti bagnati.
Ma non lo avrei preso in giro mai più, proprio mai più. Sentii una briciola di coraggio nel cuore e mi volsi a guardare. La porta dello stanzino era ancora aperta, come una bocca nera.
Mi sembrò di sentire un sussurro: …BABAUUUUU…

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