Un anziano gesuita gay, dall’ambiguo nome Bastòn, è in realtà una maitresse di nome Donna Florita. Se di notte Bastòn dirige un bordello, di giorno insegna teologia in un seminario minore della bella e multiforme Barcellona. Tra gli studenti del seminario c’è Perito, soprannominato dai compagni Onan, per le ossessive pratiche solitarie. Bastòn, o meglio Florita, scopre che il giovane è suo figlio, dato in adozione subito dopo la nascita a una donna manager di Madrid, interpretata da un’invecchiata Penelope Cruz. La Cruz sta però da qualche tempo con un raffinato cuoco bisex, interpretato da Miguel Bosé, compagno che la tratta male, servendole piatti dall’errata cottura e dall’eccessiva dose di sale, facendole così scontare inconsciamente, in termini di ipertensione, quelle che in realtà sono sue irrisolte crisi d’identità. Alla fine del film, durante il quale si sprecano riprese delle Ramblas notturne e di un mimo tinto d’argento che simula una statua per i passanti, Bastòn-Donna Florita purtroppo muore di AIDS, ma tutti i protagonisti del film si ritrovano e gli fanno un bel funerale e concludono che stando vicini uno all’altro – ma non troppo – possono aprire una scuola di ballo latino-americano a Barcellona, città che li accoglierà meglio della vecchia Madrid. In alternativa, un negozio di oggetti e abbigliamento fetish.
MF
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