sabato 21 marzo 2009

Rossana Girotto e la primavera del pendolare.

ANCHE IL PENDOLARE HA UN’ANIMA

C’è un racconto che narra di un autobus di pendolari che, la mattina del 21 marzo, primo giorno d Primavera, improvvisamente sfugge al controllo dell’autista e invece di portare gli impiegati in ufficio, cambia rotta e si ferma tra i prati in fiore. Dopo i primi momenti di stupore e di comprensibile ansia per l’inevitabile ritardo, i poveri impiegati si ritrovano a correre sull’erba, annusare i fiori e regalare sorrisi e margherite ai soliti compagni di viaggio. Per poi scoprire che il ritardo non è inevitabile perché il tempo si è fermato durante quella meravigliosa scampagnata ed essi andranno in ufficio migliori, non più solo impiegati, ma persone. Il mio treno per Milano difficilmente seguirà un altro binario, magari verso il mare come spesso immagino. E forse, all’andata, siamo tutti un po’ impiegati, con l’occhio all’orologio, nelle orecchie la voce del capo, il pensiero già alla scrivania. Questa vita sa come limitarci tra due binari! La sera, però, qualcosa cambia. All’uscita dall’ufficio l’aria sa di Primavera. Il treno corre verso casa (licenza poetica, in realtà il treno passeggia verso casa) e gli impiegati restano lì, come abiti smessi tra la metro e la stazione FS, volati via da questo nostro corpo durante l’ultima, grande corsa della giornata. Ora sono una persona, quella che si siede con il fiatone nello scompartimento, e so che mi sto sedendo su un verde prato. I fiori che vedo intorno a me sono dolcissimi e colorati Glenda, Roberto, Enza, Laura, Andrea, Francesco, Ivan, Massimo… il loro sorriso è il sole che mi scalda, i loro occhi tenere farfalle di luce, le risate il ruscello che l’impiegato sogna al mattino. Ognuno di loro, ognuno di noi, ha il suo piccolo autobus da far deviare verso la Primavera, anche se spesso siamo troppo impegnati nella guida. Ma i miei compagni di viaggio sono piccole gemme verdi, piccoli soli dorati, piccole leggere farfalle che attendo ogni giorno di vedere, perché la mia Primavera possa esistere anche nello scompartimento di un treno.
E allora guardo lontano, verso quella stazione che mi lascio alle spalle, guardo quel vestito smesso, abbandonato sul binario undici, che sicuramente dovrò indossare domani ma, che, sicuramente, se ne volerà via ancora una volta e diventerà sempre più stretto, e stinto, sotto il mio sole di Primavera.
Rossana Girotto

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